Cronache
Mafia nigeriana sempre più potente. Un glossario agli agenti per capire i clan
Vocabolario di circa 400 parole per comprendere lo slang della mafia nigeriana, che in Italia è diventata sempre più potente. Ecco come
Il potere della mafia nigeriana in Italia è sempre più vasto. E le forze dell'ordine provano ad attrezzarsi in maniera sempre più completa per fronteggiare la minaccia. In questo senso, significativo quanto fatto dagli investigatori della Squadra mobile di Bari che hanno preparato un vocabolario di circa 400 parole per decifrare i dialoghi tra i nigeriani ritenuti componenti di gang mafiose con base operativa nel Cara (Centro di accoglienza per richiedenti asilo) di Bari-Palese. Uno strumento che potrebbe essere inoltrato ai colleghi di tutta Italia per comprendere gli slang dialettali dell'inglese coloniale. Per tradurre questo linguaggio definito negli atti "ermetico", "criptico, allusivo e quasi sempre metaforico", gli investigatori con il supporto di interpreti hanno dovuto redigere un vero e proprio glossario con centinaia di termini che corrispondono ai monosillabi e alle cifre ricorrenti nelle conversazioni tra i sodali nigeriani, ricavati prevalentemente dai dialetti 'esan' e 'benin'. Nel glossario, per esempio, la parola "persona" è indicata con "3.6", la frase "che succede? Aggiornami" con "411", al numero "48" corrisponde il termine "bastardo", "ap" e' "casa", "bam" la "prova di forza per le donne", "ss" i "guardiani vedette".
Mafia nigeriana, affari in Italia: dalla droga alla prostituzione
Controllavano lo sfruttamento della prostituzione, l'accattonaggio e in parte lo spaccio di droga, sottoponendo gli aspiranti affiliati a cruenti riti di iniziazione nei quali era previsto anche di bere sangue umano misto ad alcol. Univano tradizione e modernita', le due gang nigeriane sgominate dalla polizia a Bari, nell'ambito di un'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia (coordinata dalle pm Simona Filoni e Lidia Giorgio), culminata in 32 arresti in varie regioni. Nel capoluogo pugliese avevano ricostruito il modello dei clan creato diversi anni fa nel loro Paese (come degenerazione criminale delle confraternite nate in Nigeria negli anni '50 per contrastare le eli'te) e replicato in altre citta' italiane. Come ricostruito tramite alcune intercettazioni, in cui un affiliato a una delle due confraternite si vanta: "Adesso e' diventato un solo comando, perche' i world aviary vogliono che ci siano 13 nest in Italia", ovvero nidi, come vengono chiamate le cellule. Le attivita' illecite - secondo quanto ricostruito dalla Dda di Bari - erano talmente lucrose da incidere pesantemente sull'aumento vertiginoso delle rimesse, dall'Italia alla Nigeria, documentato dalla Banca d'Italia negli ultimi anni. Dal 2016 al 2018, e' stato riscontrato, i soldi inviati nel paese africano da residenti in Italia erano quasi raddoppiati, arrivando a 74 milioni di euro.
L'indagine, condotta dalla squadra mobile di Bari, ha documentato un fenomeno preoccupante, quale la creazione di solidi clan nigeriani in Italia, con l'applicazione di modelli simili a quelli delle mafie nostrane, fatti di organizzazione delle attivita', gerarchie, divisione dei ruoli, riti di affiliazione e distribuzione dei proventi delle attivita' illecite. "Usavano il metodo delle 3D", ha spiegato il procuratore aggiunto di Bari, Francesco Giannella, ovvero partivano dallo sfruttamento della prostituzione per ricavare il denaro da reinvestire nel traffico di droga. Sul traffico di stupefacenti le indagini sono ancora in corso, cosi come sui rapporti con la criminalita' locale, "fatti di tolleranza, perche' gli ambiti di azione erano paralleli e non concorrenziali". Trentadue in tutto, le misure cautelari eseguite, a Bari e in altre citta' della Puglia ma anche in Sicilia, Campania, Calabria, Lazio, Abruzzo, Marche, Emilia Romagna, Veneto e all'estero, in Germania, Francia, Olanda e Malta. Gli indagati rispondono di associazione per delinquere, tratta, riduzione in schiavitu', estorsione, rapina, lesioni, violenza sessuale e sfruttamento della prostituzione. Le indagini sono iniziate dopo che il pastore della comunita' religiosa presente nel Cara di Bari ha inviato una lettera alla polizia, spiegando che il centro di accoglienza era il luogo in cui le gang avevano il loro centro operativo. Oltre al Cara, capi e gregari abitavano soprattutto nel quartiere Liberta' di Bari. Due i clan individuati, "Supreme vikings confraternity - Arobaga" e "Supreme Eyie Confraternity", ognuno con propri capi, colonnelli e un esercito di soldati. Nel corso delle indagini sono stati documentati i riti di affiliazione, avvenuti sia nel Cara di Bari che in alcuni appartamenti, e in parte riconducibili ai riti vodoo. In un caso e stato ricostruito che un aspirante affiliato era stato costretto a bere sangue umano.
Anche le donne avrebbero fatto parte di una delle due gang (gli Eyie), nella quale entravano dopo un rito consistito nel rapporto sessuale con uno dei capi, in seguito al quale assumevano il ruolo di "blue queen" e venivano destinate a gestire le prostitute. Tre donne appartenenti al clan sono state arrestate mentre diciassette sono quelle individuate come vittime dello sfruttamento della prostituzione, che avveniva sia nel centro di accoglienza, che per strada e in appartamenti. Proprio dal tentativo di ribellione di una delle vittime, il 22 marzo 2017 scaturi una violenta rissa all'interno del Cara. Episodi analoghi sono stati registrati nel corso dei due anni di indagini, l'8 maggio 2017, per esempio, un nigeriano perse la vita durante uno scontro tra gruppi rivali. Risse violente sono avvenute anche nel quartiere Liberta' di Bari, che e stato parzialmente colonizzato dalla comunita' nigeriana e dal quale spesso sono partite segnalazioni alle forze dell'ordine. Stando a quanto ricostruito dalla polizia, i clan africani hanno tratto la loro forza dall'attuazione di rigidi modelli organizzativi e dall'uso della violenza, con l'applicazione di regole completamente estranee a quelle dello Stato in cui vivono. I "drill", nello specifico, sono stati individuati come le punizioni imposte a chi non si adeguava alle regole del sodalizio.