Cronache

Mafia, scarcerazione Brusca: "Ravvedimento vero. Distacco da vita precedente"

La relazione comportamentale finale. "Il soggetto prova dolore e pudore. Vuole chiedere perdono"

Mafia, scarcerazione Brusca: "Ravvedimento vero. Distacco da vita precedente"

Giovanni Brusca, non è più la persona che era entrata in carcere 25 anni fa per le stragi di mafia. A certificarlo è la relazione comportamentale che ha portato alla scarcerazione definitiva per fine pena di uno degli uomini più pericolosi di Cosa Nostra, autore materiale della strage di Capaci in cui perse la vita il giudice Falcone con la sua scorta e uomo capace di sciogliere nell'acido un bambino. Nel documento - si legge sul Fatto Quotidiano - si sostiene che Brusca, dopo il noto inizio da finto pentito, ha fatto un percorso da vero collaboratore. La relazione è stata inviata il 31 marzo scorso, un paio di mesi prima della scarcerazione, al tribunale di Sorveglianza di Roma.

"Brusca - prosegue il Fatto - ha più volte rappresentato il suo distacco dalla sua vita precedente cercando di dare concretezza a queste intenzioni. Manifestando da molto tempo la volontà di chiedere il perdono alle famiglie delle vittime dei suoi reati: per comprensibili motivi di sicurezza e riservatezza, ci sono stati mediatori in questo processo, come con una nota familiare di una vittima". Il riferimento è all’incontro di oltre 10 anni fa tra Brusca e Rita Borsellino, la sorella di Paolo Borsellino, scomparsa nel 2018 e in prima linea, dopo la strage di via D’Amelio, nell’im - pegno civile antimafia. Sempre dalla relazione comportamentale, riservata, si apprende che Brusca "non si sottrae alla rivisitazione di quanto commesso. Evidenziando una sorta di dolore, ma anche di pudore. Sa analizzare il suo vissuto senza letture giustificazioniste, esplicitando una severa critica alla cultura del suo passato deviante. Vuole chiedere perdono".