Cronache
Maternità e pandemia, le neo mamme lasciate sole
Neo mamme in difficoltà. A colloquio con la dottoressa Silvia Riboldi psicoterapeuta
Diventare genitori è già di per sé un’avventura, farlo durante l’emergenza COVID è una vera e propria impresa e, con l’approssimarsi della Festa della Mamma, il pensiero corre rapido su come si sono trovate le neo-mamme in questa fase drammatica.
La pandemia ha stravolto i ritmi, le giornate: diventare genitori in epoca di pandemia ha reso le neo mamme più vulnerabili e fragili. Oltre alla preoccupazione legittima di contrarre il virus durante la gestazione, senza ben sapere cosa questo potrebbe comportare, il cambiamento della modalità di assistenza, della possibilità di condividere con il proprio partner questo percorso, tanto meraviglioso quanto fonte di preoccupazioni, ha inciso sul benessere psicologico delle mamme nel pre e nel post nascita.
“La gravidanza, spiega la dottoressa Silvia Riboldi Psicologa Psicoterapeuta Vicepresidente di Salvagente, Consulente Mustela, è un periodo ricco di pensieri, progetti sul futuro e preoccupazioni. La responsabilità di una vita che cresce e che sarà totalmente dipendente dai suoi genitori, un corpo che cambia non sempre come ce lo si aspetta, disturbi fisici e ormoni che la fanno da padrone. A questo, per le neo-mamme in tempo di Covid, si è aggiunta l’incertezza della pandemia e la certezza delle restrizioni. Cambiamenti: tutto quello che era il progetto di gravidanza, le conoscenze di quanto avviene in una gestione classica del percorso di nascita sono state stravolte”.
Da tenere presente in particolare le difficoltà di accedere agli ospedali sotto stress da Covid-19. Ospedali che non garantivano più l’analgesia, corsi di accompagnamento alla nascita sospesi, garanzia delle sole visite strettamente necessarie e in assenza di accompagnatore, screening continui secondo il solito schema: misurazione della febbre, “tosse”, “raffreddore”, “ha avuto contatti con positivi”, mascherine, distanziamento, medici ed ostetriche che continuano a visitare giustamente riparati come astronauti. E questo ripetuto per ogni visita, ogni contatto.
“Il momento-continua la dottoressa-è stato molto complesso anche per le coppie che il sogno di una gravidanza lo inseguivano magari da tempo e con qualche difficoltà. Si sono trovate di fronte alla sospensione delle terapie e della presa in carico per PMA (procreazione medicalmente assistita) con una pausa forzata in uno dei tanti casi in medicina in cui il tempo è un alleato prezioso. Niente da fare: appuntamenti annullati e quel “le faremo sapere” che ha più di condanna che di speranza. Nel momento del parto e del post-parto le più fortunate hanno avuto la possibilità di avere qualcuno vicino durante il travaglio attivo e nelle due ore post-parto, qualcuna invece ha dovuto fare da sola. Il ricovero successivo alla nascita è stato il più possibile limitato in numero di giorni, le visite del solo papà erano possibili solo in alcuni ospedali e solo per tempi molto limitati. La dimissione, in un mondo che non può condividere gioia e fatica, non può conoscere e dare il benvenuto al nascituro, non può sostenere la neo-mamma e il neo-papà”.
Quindi in conclusione quale è stato l’esito del Covid sulle neo-mamme?
“Tanta, tanta solitudine per le neo-mamme. Un balzo indietro nell’assistenza delle donne- prosegue Silvia Riboldi- nel percorso di gravidanza e post-parto con un ritorno ad una concezione medicalizzata e ad un ruolo più passivo della donna, che trovandosi sola è più incline ad eseguire istruzioni che essere parte attiva del processo del diventare madre (non solo nell’accezione fisica, ma anche psicologica). In un tale contesto di solitudine le paure e le ansie tipiche di gravidanza e post partum si accentuano con un aumento dei disturbi dell’umore (depressione con esordio nel peri-partum). L’assistenza alle neo-mamme è stata limitata sia in ospedale che nel rientro a casa dove non solo manca quella della famiglia allargata, spesso impossibilitata a raggiungere e fare visita ai neo genitori, ma anche quella più professionale ed organizzata dei servizi territoriali”.
È così che, ai tempi del Covid, due neo genitori si trovano dopo un ricovero lampo a rientrare a casa con tanta gioia, ma poche conoscenze e molte paure. Il tempo scorre in modo bizzarro quando c’è un neonato in casa, ma scorre ancora più stranamente durante una quarantena, un lock down e una pandemia. I giorni e la stanchezza si sommano e l’impossibilità di uscire, chiacchierare, svagarsi li fanno aumentare in modo esponenziale. Il tempo che dovrebbe essere dedicato alla conoscenza di mamma, papà e bambino è stato spesso vissuto con fatica e questo ha creato difficoltà nella costruzione della relazione mamma-bambino (legame spesso influenzato anche da parti non propriamente vissuti con agio, basti pensare alla necessità di sottoporsi a tampone durante le doglie o di tenere la mascherina durante le contrazioni).
Neo mamme e neo papà non vanno lasciati soli: serve supporto psicologico per gestire il cambiamento
Durante la pandemia, l'OMS ha ribadito che "tutte le donne hanno il diritto ad una esperienza positiva del parto, sia o meno confermata l'infezione COVID-19".
Tutte le neo-mamme hanno diritto alla presenza di un compagno, a una informazione chiara, alla libera posizione durante il travaglio e il parto, al supporto all'allattamento e alla non separazione dal bambino. “Non è stato possibile, conclude la dottoressa Riboldi, e ci troviamo ora a raccoglierne i frutti: neo-mamme più in difficoltà, aumento dei disturbi dell’umore e dell’ansia. Senza parlare dei padri, in un paese dove sul loro coinvolgimento c’era ancora molto da lavorare e dove invece questa pandemia ha aggravato, purtroppo, la situazione”.