Cronache

La meditazione combatte ansia, depressione e panico quanto i farmaci. Studio

di Antonio Amorosi

La meditazione funziona contro ansia, depressione e panico e non ha effetti collaterali come i farmaci

Via i farmaci se praticate con serietà la meditazione. Lo prova uno studio USA

Ansia, depressione, attacchi di panico: un nuovo studio pubblicato sulla rivista JAMA Psychiatry, “Mindfulness-Based Stress Reduction vs Escitalopram for the Treatment of Adults With Anxiety Disorders”, ha provato che la meditazione funziona alla pari di un farmaco standard utilizzato per i trattamenti, il Lexapro.

Un dato finalmente testato, per alcuni scontato per altri rivoluzionario visto che il farmaco può avere nei pazienti effetti collaterali, come disfunzioni sessuali, nausea, mal di testa. Non sempre chi è in cura accetta di assumere la medicina. L'antica pratica della meditazione non ha invece effetti collaterali, a riprova che è sempre meglio dare più importanza alla cura della persona che alimentare il consumatore. Studi precedenti avevano dimostrato che la consapevolezza funziona meglio di qualsiasi trattamento medico, riducendo ansia, depressione e altri problemi mentali. Ma questo è il primo studio a testarlo contro un farmaco psichiatrico.

In Italia si stima che 6 milioni di persone soffrano di disturbi di ansia e panico. Negli Stati Uniti, i disturbi d'ansia colpiscono il 40% delle donne statunitensi e più di un uomo su 4.

Lo studio ha verificato un programma di consapevolezza ampiamente utilizzato che include 2 ore e mezza di lezioni settimanali e 45 minuti di pratica quotidiana a casa. I partecipanti sono stati assegnati in modo casuale al programma o all'uso quotidiano del Lexapro utilizzato per la depressione e l'ansia.

Dopo due mesi, l'ansia misurata su una scala di gravità è diminuita di circa il 30% in entrambi i gruppi e ha continuato a diminuire durante i quattro mesi successivi.

Secondo le ricerche USA i tassi di ansia globale sono aumentati di recente nella popolazione, in relazione alle preoccupazioni per la pandemia, l’aumento del costo della vita, i disordini politici e razziali, i cambiamenti climatici e le incertezze finanziarie.

Chi conosce l’antica tecnica della meditazione, diffusa in tutte le discipline religiose ma non solo, sa che l’obiettivo della pratica è quella di concentrarsi solo su ciò che sta accadendo nel preciso momento che si sta vivendo, facendo fluire le intrusioni della mente. Le sessioni spesso iniziano con esercizi di respirazione e poi con una "scansione del corpo", pensando sistematicamente a ciascuna parte, dalla testa ai piedi. Quando i pensieri tesi e di stress si intromettono, i partecipanti imparano a riconoscerli brevemente e a farli scorrere senza effetti.

L'autrice principale della ricerca, la professoressa Elizabeth Hoge, direttrice del programma di ricerca sui disturbi d'ansia della Georgetown University, ha dichiarato che con la pratica "cambia il rapporto che le persone hanno con i propri pensieri quando non meditano". Gli effetti si vedono quindi anche dopo.

E’ presto per mettere a confronto i costi della pillola Lexapro, 113 dollari, con quelli delle sedute di meditazione dai 300 ai 500 dollari per una sessione di 8 settimane perché con una possibile diffusione di massa della tecnica si potrebbero facilmente abbassare i costi di questi ultimi, rendendo gli assicuratori più propensi a coprirli. Resta comunque più facile ingurgitare la pillola e non farsi domande ma non sempre questo permette ai pazienti una vita piena ed evitare un peggioramento delle condizioni di salute.

I risultati sono stati basati su circa 200 adulti che hanno completato lo studio di sei mesi presso centri medici a Washington, Boston e New York. I ricercatori hanno utilizzato una scala psichiatrica da 1 a 7, con il numero più alto che riflette una grave ansia. Il punteggio medio era di circa 4,5 per i partecipanti prima di iniziare il trattamento. È sceso a circa 3 dopo due mesi, quindi è leggermente diminuito in entrambi i gruppi a tre mesi e sei mesi. Hoge ha affermato che il cambiamento era clinicamente significativo, con conseguente notevole miglioramento dei sintomi.

Dieci pazienti hanno abbandonato il farmaco a causa di fastidiosi effetti collaterali probabilmente correlati al trattamento, che includevano insonnia, nausea e affaticamento. Non ci sono stati abbandoni nel gruppo che praticava la meditazione, anche se 13 pazienti hanno avuto un aumento dell'ansia.

E’ ovvio che per i casi più gravi sia più utile usare una combinazione di cure e che da sola la meditazione potrebbe non essere efficace ma come ogni prassi prevenire è sempre meglio che curare.