Cronache

Migranti, bacchettate fuori luogo della Cei. Bassetti e il Vangelo dimenticato

Robin Hood

Gualtiero Bassetti, Presidente della Cei, fa politica

Il cardinale Gualtiero Bassetti, Presidente della Cei, ieri in occasione di una seduta del Consiglio Episcopale Permanente, non ha mancato l’occasione per fare il solito predicozzo ai politici corrotti e sul clima preoccupante che si avverte in campagna elettorale.

Nulla di nuovo, per carità.

«Ricostruire la speranza, ricucire il Paese, pacificare la società», dice l’alto prelato.

Bellissime parole, peccato che queste funzioni non siano di sua competenza.

Successivamente, ha anche attaccato la Lega per le dichiarazioni sulla razza e in generale il centro - destra e questo è un fatto nuovo, soprattutto per la sua virulenza e specificità.

 

Ha detto infatti Bassetti:

 

“Bisogna reagire a una cultura della paura che, seppur in taluni casi comprensibile, non può mai tramutarsi in xenofobia o addirittura evocare discorsi sulla razza che pensavamo fossero sepolti definitivamente. Non è chiudendo che si migliora la situazione del Paese".

 

Spesso la Cei è intervenuta, usando un termine calcistico, a gamba tesa nei fatti e nelle vicende italiane perché il popolo italiano è cattolico e nei sondaggi vede il Papa come una figura molto autorevole, insieme alle forze dell’ordine e alla scuola.

È in effetti la prima volta che la Chiesa Cattolica esprime una posizione politica così netta, chiaramente ostile al centro - destra, anche se Papa Francesco è sempre apparso come un terzomondista favorevole all’immigrazione di massa, in pieno stile peronista, essendo, tra l’altro, proprio argentino come il presidente.

Ma non è il contenuto dell’affermazione sulla corruzione che si contesta e che può essere anche vera (ma non deve essere di questa populista genericità, ma specifica e fattuale). Si contesta l’ingerenza e soprattutto il pulpito, visto che la Chiesa Cattolica, non sembra passarsela bene quanto a moralità. Lo stesso Papa non perde occasione per stigmatizzare la pedofilia, piaga storica della Chiesa Cattolica.

Lo ha fatto anche ieri dal Cile, provocando ennesime polemiche per una sua “difesa” di un vescovo cileno, Juan Barros, a sua volta accusato di aver coperto un prete pedofilo, Fernando Karadima, ma senza “prove”, anzi “evidenze”, come è stato costretto lo stesso Papa ad autocorreggersi dopo il fiume di critiche dei molestati.

Quale poi, tra l’altro, sia la differenza linguistica tra prova ed evidenza solo un raffinato e barocco gesuita la può sapere.

Oltretutto, Papa Francesco e la Compagnia di Gesù di cui fa parte, cioè i gesuiti, non hanno commentato, glissando elegantemente, il grave episodio del professore del prestigioso Istituto Massimiliano Massimo di Roma che ha avuto rapporti sessuali illeciti con una sua alunna quindicenne. Una ragazzina che i genitori, fidandosi e pagando rette stellari, hanno voluto affidare alle cure dei gesuiti con il bel risultato che si è visto.

Insomma, prima di bacchettare gli altri, sarebbe bene che anche il cardinale Bassetti osservasse la massima evangelica del non giudicare:

 

“Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio di tuo fratello” (Luca 6,42).