Cronache

Noi con Salvini all'Ilva: solidarietà e assistenza legale ai lavoratori. Video

Noi con Salvini davanti ai cancelli dell'Ilva. Sasso: c'è chi fa lo sciopero della fame per gli immigrati, noi lottiamo per i nostri operai

Ci sono padri di famiglia che lavorano da 20 anni con un mutuo sulle spalle e figli da crescere, ci sono operai che in questa fabbrica si sono ammalati gravemente, ci sono 3300 lavoratori che rischiano di essere licenziati ed altri 6000 che per lavorare dovrebbero accettare di ripartire da zero, firmando un nuovo contratto con il jobs act di Renzi, che azzererebbe l'anzianità di servizio e riporterebbe lo stipendio indietro di 20 anni e decurtato del 35%.

 
Queste ed altre le tipologie di lavoratori incontrate questa mattina, davanti ai cancelli Ilva di Taranto, da una delegazione di Noi con Salvini Puglia guidata da Rossano Sasso coordinatore regionale per la Puglia e Angioletto Gianfrate coordinatore provinciale di Taranto.
 
"Questa mattina siamo qui - dichiara Rossano Sasso - a portare la nostra vicinanza e la nostra solidarietà ai lavoratori Ilva, sfruttati e maltrattati per anni, e che ora rischiano il posto di lavoro o nella migliore delle ipotesi, un terzo del proprio stipendio. Ho parlato con decine di operai, molti dei quali avanzano addirittura crediti per 15.000 euro nei confronti dell' Ilva, la cui proprietà invece vorrebbe cancellarli, unitamente ad una riduzione del salario. Mi chiedo poi con quali criteri intendano individuare i 3300 operai da licenziare, ma soprattutto quali garanzie intendano offrire, loro ed il Governo, a migliaia di operai e impiegati e le loro famiglie.
 
Questa - conclude Sasso- è L' Italia ai tempi del pd, L' Italia ai tempi del jobs act, L' Italia in cui i parlamentari del pd fanno lo sciopero della fame per gli immigrati, mentre ai nostri operai non pensa nessuno. Noi con Salvini questa mattina era davanti alla fabbrica insieme agli operai, seguiremo questa vicenda fino in fondo ed abbiamo già disposto assistenza legale per alcuni lavoratori che non si riconoscono nei sindacati, giudicati complici e causa di questa situazione da tanti loro ex iscritti".