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Cronache
Omicidio Brindisi, Calò: "Volevo ammazzare l'altro fratello, ma...". Esclusivo

La ricostruzione della sera del duplice omicidio

Quella sera del 28 febbraio, Cosimo Calò è uscito di casa nel pomeriggio e con il fucile ha fatto una piccola esercitazione di tiro in un terreno di proprietà del figlio sparando dei colpi contro un muro. Subito dopo si è recato presso i terreni dove si trova l'abitazione di Tonino e, poco più in là, a circa 50 metri, la casa che viene utilizzata come residenza estiva dalla figlia e dal compagno di Carmelo, che nel periodo in cui si trasferiscono a San Vito, gestiscono la sala da ballo. La casa viene utilizzata saltuariamente anche da Carmelo negli altri periodi dell'anno.

L'intenzione era di ammazzare Carmelo e non avendolo trovato ho bussato alla porta della casa di Tonino, sempre portandomi dietro il fucile carico” ha riferito Cosimo Calò agli inquirenti e agli investigatori che lo hanno ascoltato durante la confessione durata circa 4 ore.

“Una volta aperta la porta, Antonio si sarebbe avventato contro Cosimo facendolo indietreggiare e che nel frattempo sarebbe partito accidentalmente un colpo (circostanza che appare poco plausibile sulla base delle prime osservazioni sulla direzione di tiro del colpo e quindi sulla posizione dell'arma e dei corpi dei due circostanze che saranno approfondite in sede di accertamenti balistici ed autoptici): che avendo ferito mortalmente Antonio, ricaricava l'arma e si spostava per affrontar la cognata Caterina esplodendo verso di lei due colpi nel mentre era nel corridoio cercava di fuggire in camera da letto”.

“L'indomani mattina, alle ore 4.22 – si legge ancora nell’ordinanza - usciva di nuovo prendendo l'autovettura con l'intenzione di andare a trovare il fratello Carmelo per ammazzarlo perché da lui ritenuto causa di tutti i suoi mali e si recava effettivamente nella borgata di Serranova non riuscendo però a rintracciare il fratello; per come emerge dalle telecamere, rientrava a casa intorno alle 5.25”.

Il figlio Vincenzo e la moglie programmano la fuga

Vincenzo Calò, figlio di Cosimo, e la madre stavano programmando la fuga del papà: questo dato emerge nel corso di una telefonata intercorsa tra i due proprio la mattina dell’8 marzo, ossia quando Cosimo Calò è stato accompagnato dai carabinieri presso la casera di San Vito dei Normanni. Durante la telefonata Vincenzo dice alla madre di preparare un bagaglio. Ma i fatti si evolveranno diversamente e il bagaglio che successivamente dovrà preparare la moglie sarò quello con gli abiti che Cosimo Calò indosserà nel carcere di Brindisi.

 

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