Cronache
Omicidio Cecchettin, "Turetta in carcere c’ha pure la Playstation": è polemica
Monta la polemica sui privilegi di cui Filippo Turetta godrebbe nel carcere di Montorio, a Verona, dove è detenuto
Nessuno tocchi Caino ma qualcuno protegga Abele... La lettera buonista del garante don Carlo Vinco fa politica e risponde al sottosegretario Andrea Ostellari (Lega)
Monta la polemica sui privilegi di cui Filippo Turetta godrebbe nel carcere di Montorio, a Verona, dove è detenuto. Uso il condizionale perché in questa epoca di post-verità qualsiasi cosa si dica o si scriva si trova immediatamente qualcuno che smentisce categoricamente o afferma categoricamente e minaccia. La vicenda è abbastanza nota. L’assassino reo confesso, almeno questo speriamo non sia smentito, della povera Giulia Cecchettin gode –si dice- di privilegi che gli altri detenuti non hanno e siamo abbastanza propensi a crederlo data la nota emotività nazionale. I privilegi si concretizzano nell’utilizzo di una Playstation e nella particolare attenzione nella scelta del compagno di cella e sembra in facilitazioni delle visite.
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Naturalmente la direzione del carcere smentisce e le associazioni dei detenuti confermano. Siamo a quasi due mesi dall’efferato omicidio e si riaccende la questione. Ne avevamo parlato qui, chiedendo di non rieducare (o almeno non solo) ma di punire (clicca qui per recuperare l'articolo). A fine dicembre Turetta ha lasciato il reparto di psichiatria per passare a quello “alta vigilanza” ed ora dovrebbe passare ad un’altra sezione – l’affollata terza- ma pare che i detenuti si rifiutino di condividere la cella con lui. L’Associazione “Sbarre di Zucchero” ha reso noto che in questo carcere già tre detenuti si sono suicidati mentre: “è balzato agli onori delle cronache solo ed esclusivamente per l’azzardata decisione di detenere in questo carcere, già martoriato da croniche problematiche, Filippo Turetta".
Invece l’associazione Bizaj ha dichiarato: “C’è chi può trascorrere il tempo giocando con la PlayStation e c’è chi viene abbandonato in una cella di isolamento, con le mura imbrattate di escrementi ed allora vogliamo capire perché esistano dei privilegi, perché un diritto se non è per tutti diventa un privilegio a tutti gli effetti e noi non possiamo e non vogliamo far finta di nulla”. Presto il sottosegretario alla Giustizia Ostellari (Lega) visiterà il carcere per rendersi conto della situazione ed è stato abbastanza chiaro”: Il carcere non è un parco di divertimenti” mentre la direttrice del carcere Francesca Gioieni replica: “Questo non è un privilegio”. E questo è il punto. Negli ultimi anni una finta cultura buonista ha fatto passare l’idea che il carcere debba essere un ameno luogo di villeggiatura. I detenuti hanno abbonamenti gratis per vedere le partite di calcio e ormai per fare teatro occorre necessariamente passare per il carcere, se no non ti fanno lavorare.
È il mondo alla rovescia. Diciamo subito che l’istituto penitenziario deve rispettare la dignità del detenuto, perché è un segno di civiltà giuridica ma da questo a passare all’esatto contrario ce ne corre. Pare proprio che l’Italia sia un Paese bipolare, che passa in continuazione da uno stato all’altro. Nessuno tocchi Caino, va bene, ma qualcuno protegga pure Abele, verrebbe da dire. Perché negli anni, sotto l’impulso costituzionale del reinserimento nella società si è dimenticato il punto più importante e cioè che la pena deve essere scontata per pagare il debito con la Giustizia. E poiché ultimamente la gente assiste a cose strane, e cioè pazze con ascia che vengono rilasciate appena fermate, occupatori abusivi di case che non sloggiano, borseggiatrici impenitenti, birbaccioni che la fanno continuamente franca e compagnia bella, chiede un segno forte dallo Stato.
Il femminicidio compiuto da Turetta, ricordiamolo reo confesso, deve essere duramente punito perché di nuovo, la gente non capirebbe. Occorre anche prendere in esame la possibilità della castrazione chimica, come dice Salvini e la Lega da anni, già prevista peraltro in altri Stati come processo riabilitativo. Non poteva mancare la lettera del garante dei detenuti di Verona, don Carlo Vinco, psicologo, che “facendo politica” ha voluto rispondere a Ostellari: «Resto davvero stupito e amareggiato per la polemica riportata in questi giorni dai giornali sulla Playstation in carcere, che sarebbe “un privilegio” per un giovane detenuto e addirittura un mezzo che trasformerebbe il carcere in “un parco divertimenti”».
E poi continua imperterrito: “Quella Playstation l’ho fornita io al carcere più di sei mesi fa nelle due sezioni sanitaria, quella di infermeria e quella di cura psichiatrica e mai avrei pensato a polemiche così banali…Pensare che sia un privilegio la possibilità di usare la Playstation per ristretti momenti della giornata, in uno spazio comune e sempre condiviso con gli altri, per chi è detenuto e ricoverato in cella in tre persone, vuol dire non conoscere la sofferenza e la disperazione di chi è rinchiuso”. Sì, ma qui il punto è un altro caro don Vinco. L’accusa delle associazioni è che non tutti godano di questo “inutile passatempo” che invece è fondamentale in un regime di restrizione come è ben noto. A qualcuno, come Turetta, è concesso e ad altri no. Perché?