Cronache

Omicidio Willy, "Calcio sul fianco e poi si è rialzato". Parla Marco Bianchi

La difesa di uno dei gemelli accusati. "Sono arrivato c'era una rissa e ho spinto via un po' di gente. Non sono un mostro"

Omicidio Willy, Marco Bianchi: "Calcio sul fianco, poi l'ho spinto"

Prosegue il processo a Frosinone per la morte di Willy Monteiro Duarte, avvenuta nella notte tra il 5 e il 6 settembre 2020. In aula - si legge sulla Stampa - tutti e quattro gli imputati, nelle celle di sicurezza, e la mamma e la sorella della vittima. A difendersi dalle accuse è stato uno dei fratelli Bianchi, Marco, il primo a rendere esame. "Ero - spiega Marco Bianchi- un semplice ragazzo, lavoravo al bar di mio fratello, ho sempre praticato il mio sport, la disciplina dell'Mma, da quando avevo 9 anni. E' uno sport come tutti gli altri, con delle regole. Mi chiamavano 'Maldito il maledetto', ma senza un significato preciso, ero un nome come tanti".

"Quella notte - prosegue la Stampa - due amici ci hanno chiamato per dirci che c'era una lite sono tornato con mio fratello, Vittorio e le tre ragazze in macchina con noi. Ma assolutamente non correvo, come è stato detto. Quando siamo arrivati nella piazza della movida ho visto la folla di gente accalcata nei giardinetti. Mi sono impanicato, ero agitato. Quando sono arrivato c'era tanta gente, mi sono permesso di spingerli non di picchiarli. Se li avessi picchiati perché non sono andati a farsi refertare in ospedale? Non ho colpito Willy al petto, con un calcio l'ho colpito al fianco sinistro e l'ho spinto. Lui è caduto ma si è subito rialzato. Io poi sono andato via dai giardinetti. Non sono un mostro come mi descrivono".

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