Cronache

Palamara: "Berlusconi un perseguitato come Renzi". E sulla mafia...

di Marco Scotti

L'ex magistrato: "Fu l'ex-premier a cavalcare il moto giustizialista di Mani Pulite. Poi le cose cambiarono"


 
Mangano, Berlusconi e Borsellino sono morti, Dell’Utri ormai è ritirato a vita privata: è finito il tempo dei processi per scovare rapporti tra il Cav e la mafia?
No, non ancora. Ci saranno filoni su cui si tornerà a parlare e discutere. E ora che Berlusconi non potrà più difendersi è ovvio che ci sarà ancora più rumore.
 
Ultimamente il tema del rapporto tra l’ex-premier e Cosa nostra è tornato alla ribalta anche per le confessioni del pentito (o sedicente tale) Baiardo. Che cosa ne pensa?
Il tema attuale è quello della credibilità di chi racconta determinati fatti. L’insegnamento di Giovanni Falcone, e cioè che i pentiti rappresentano un bagaglio fondamentale e un aiuto imprescindibile, cozza anche con alcune vicende più recenti rispetto alle quali c’è stato un doppiopesismo nel trattare le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia.
 
Ad esempio?
Ad esempio, come racconto nel mio libro “Lobby e logge” nell’analizzare il rapporto tra mafia e appalti.
 
È giusto che i pentiti vadano in televisione?
Iniziamo a interrogarci anche sul ruolo della stampa, di certa stampa che porta alla luce informazioni di suo interesse e ne seppellisce altre: qui si va oltre la volontà di informare.