Cronache
Palamara: "Berlusconi un perseguitato come Renzi". E sulla mafia...
di Marco Scotti
L'ex magistrato: "Fu l'ex-premier a cavalcare il moto giustizialista di Mani Pulite. Poi le cose cambiarono"
La condanna per frode fiscale, però, non è stata frutto di una persecuzione. O no?
Non mi piacere entrare nel merito dei processi, ancor di più se sono sentenze passate in giudicato, ma è indubbio che i numerosi processi a a Berlusconi hanno rappresentato un tema di dibattito anche all’interno della magistratura. C’era il timore che si potesse dare l’idea di una giustizia pronta a contrapporsi al potere politico. Sicuramente tutti questi processi hanno dato la stura a chi era già convinto di un’eccessiva attenzione nei confronti di Berlusconi. E si è creata una sovrapposizione tra la sfera etica e quella penalmente rilevante.
Di Berlusconi si è parlato e si parla tutt’ora anche in relazione ai rapporti con la mafia: mai dimostrati, ma molto chiacchierati.
Si sono svolti accertamenti per oltre 30 anni. In questo senso è fondamentale riascoltare l’intervista a Paolo Borsellino realizzata da una tv francese…
Ricordiamo che quell’intervista fu effettuata il 21 maggio 1992 da Canal Plus. In questa clip il magistrato parla dei rapporti tra Mangano, Berlusconi e Dell’Utri, del fatto che Vittorio Mangano era considerato la “testa di ponte” dei finanziamenti di Cosa nostra al nord. Poi due giorni dopo la strage di Capaci e la decisione da parte della tv francese di non pubblicarla fino a quando venne riscoperta nel 2000 da Sigfrido Ranucci e Arcangelo Ferri…
Esatto. Però il processo penale presuppone l’accertamento e la verifica, non si può andare dietro ai sospetti e basta, altrimenti si rischia di stravolgere l’azione del processo penale. In 30 anni sono stati fatti numerosi accertamenti, ma da quel punto di vista ancora oggi attendiamo di capire che cosa è accaduto. Ma arriva anche il momento in cui bisogna dire basta.