Cronache
Piombino, la nave anti gas russo è un pericolo: si ferma la transizione green
Il rigassificatore sarebbe a poche centinaia di metri dalle prime case e i cittadini insorgono contro i possibili catastrofici danni ambientali
Quel rigassificatore chiuderebbe per sempre lo sviluppo del porto, sarebbe molto pericoloso (la potenziale esplosione sarebbe 50 volte più potente di un’atomica, senza ovviamente la radioattività) e convivrebbe male con il traffico dei traghetti per le isole con l’industria dell’itticultura, la prima in Italia che da sola in quell’area produce il 60 per cento del fabbisogno naturale e che sarebbe incompatibile con le emissioni di acqua raffreddata e cloro utilizzati per rigassificare il gas che viaggia compresso allo stato liquido.
Per rimediare, governo centrale e regionale hanno proposto un “memorandum” che altro non è che la concessione di opere che vengono promesse e disattese da decenni (in primis le bonifiche) e addirittura degli sconti nelle bollette del gas e dell’elettricità per gli abitanti della zona. I cittadini sono insorti, la protesta riguarda tutte le forze politiche a livello locale, dall’estrema sinistra all’estrema destra, con problemi anche all’interno di alcuni partiti come Pd, Lega e Forza Italia che appoggiavano il governo Draghi e nel caso del Pd anche quello regionale.
La protesta non riesce a far breccia. Le risposte, al di là di un balletto fra le parti sulla durata della concessione, sono di netta chiusura. L’ex ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda (centrosinistra), ha addirittura invocato l’intervento dell’esercito, trattandosi di un’emergenza nazionale.