Ponte Morandi, tragedia evitabile con un sistema italiano. Che l'Italia ignora
Tragedie come quella del Ponte Morandi potrebbero essere evitate dalla tecnologia italiana della protezione catodica. Peccato che proprio l'Italia non la usi
E' passato un mese dalla tragedia del Ponte Morandi di Genova. Sono passati oltre 30 anni dall'introduzione della tecnologia della prevenzione catodica, riconosciuta nel mondo come tecnica affidabile nella prevenzione della corrosione per le costruzioni e le strutture di cemento armato. L'Italia ha, o meglio avrebbe, la fortuna di poter contare su uno dei leader mondiali del settore, vale a dire il gruppo De Nora. Peccato che l'importante azienda guidata dall'amministratore delegato Paolo Dellachà sia molto coinvolta per la costruzione di opere infrastrutturali all'estero, ma non in Italia. Affaritaliani.it ha intervistato lo stesso Dellachà e il Chief Marketing & Business Development Officer Luca Buonerba.
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Paolo Dellachà, è passato un mese dalla tragedia di Genova. Che idea si è fatto di quanto accaduto?
L'idea se la dovrebbero fare i superesperti e chi è stato chiamato a indagare sulle cause di quanto accaduto. Speriamo che la magistratura e gli analisti possano capire in maniera chiara e inequivocabile che cosa è accaduto e dove stiano le responsabilità. Da parte nostra, possiamo dire che abbiamo una grande consapevolezza dello stato disastroso della manutenzione delle opere infrastrutturali in Italia. E dobbiamo purtroppo constatare che queste opere non sono dotate di sistemi che avrebbero potuto evitarne la corrosione. Sistemi che vengono venduti da decenni in tutto il mondo e che invece nel nostro Paese vengono completamente ignorati.
La tecnologia De Nora di prevenzione catodica avrebbe potuto evitare quanto accaduto?
I nostri sistemi, ripeto, vengono venduti in tutto il mondo per proteggere i metalli nelle strutture di cemento armato, dai ponti ai cantieri navali. Basti dire che sono stati utilizzati per la Opera House di Sydney, il Cristo di Rio de Janeiro o più recentemente per il porto di Nakilat in Qatar. Si tratta di una tecnica di protezione catodica composta da elettrodi che, assorbendo gli ioni negativi, evitano agli agenti corrosivi di propagarsi sulle parti metalliche esposte alla corrosione derivanti ad esempio da ambienti salini, intemperie, lo spargimento di sale anti ghiaccio, dai fumi acidi industriali o più semplicemente per lo scorrere del tempo. I nostri sistemi preventivi garantiscono invece una vita sicura e più lunga alle opere infrastrutturali.
Il ponte Durratt, Bahrein, sfrutta la tecnologia De Nora
Quale percentuale rappresenta per il vostro business il mercato italiano?
Parliamo di una percentuale davvero minima. La prevenzione catodica è un segmento di business da 10 milioni di euro all'interno del nostro fatturato che è molto maggiore (De Nora fattura complessivamente poco meno di 500mln di euro ndr).
Perché dall'estero vi chiamano e dall'Italia no?
Bella domanda. Dall'estero siamo coinvolti dalle società di ingegneria di tutto il mondo al momento della progettazione. Chi prende l'appalto ci chiama per sfruttare il nostro know how e la nostra tecnologia per evitare sin da subito problemi di corrosione. Abbiamo una lista infinita di referenze e si tratta di una tecnologia nota dagli anni Ottanta ma nonostante questo passano gli anni e non ci chiama nessuno.
"La nostra tecnologia è stata adottata con successo sulla Roma-L'Aquila nel 1989 e più recentemente in alcune gallerie del Frejus", sottolinea Buonerba, "ma ci fermiamo qui. Dopo di che è rimasta sostanzialmente lettera morta almeno per la protezione del cemento armato".
Paolo Dellachà
Si parla spesso di prevenzione e manutenzione. Da quanto raccontate sembra che l'Italia davvero sia indietro su questo fronte. E' così?
Tutti sanno che il ferro utilizzato nelle strutture come i nostri ponti o viadotti arrugginisce. E tutti sanno allo stesso tempo che esiste una tecnologia utile a evitare la corrosione, una tecnologia offerta da De Nora e anche da altri, con varie soluzioni di prezzo. Esistono sistemi chiari e noti a tutti da inserire nelle specifiche di progetto se si vogliono fare le cose per bene e in sicurezza.
E perché non viene fatto?
Non spetta a me dirlo. Non posso dire se si tratti di negligenza o di volontà di spendere meno o altri. Ma la cosa grave è che tutti sanno che una soluzione esiste, eppure non viene adottata. D'altronde basta guardarsi in giro e alzare la testa mentre si è in macchina per vedere pezzi di tondini che penzolano mezzi staccati accorgersi che le condizioni dei nostri ponti e viadotti sono terribili. Il Ponte Morandi è certamente il caso più tragico, ma ogni anno ce ne sono altri che vengono chiusi o che cadono. Se non c'è la strage le notizie passano in fretta, l'inadeguatezza invece rimane. La colpa non è del politico che non ha le competenze tecniche in merito ma degli esperti di settore che invece dovrebbero conoscere tutto e conoscerlo bene.
"Comunque basta uscire dalle opere infrastrutturali e in alcuni altri comparti, dove probabilmente c'è più coscienza o più rigidità normativa, la tecnologia De Nora viene utilizzata", sottolinea Buonerba. "Dovrebbero ricordarsi tutti che i capitolati tecnici devono essere fatti non al risparmio ma seguendo esigenze e fattori di sicurezza".
La tecnologia De Nora può essere utile solo in prevenzione o anche su strutture già esistenti?
E' molto utile anche su strutture preesistenti. Il Cristo di Rio non nacque con la protezione catodica, ma quando si sono resi conto dell'esposizione alla salinità e della possibile corrosione hanno deciso di utilizzare i nostri elettrodi e ora l'opera non teme più l'attacco della corrosione.
Il nuovo governo ha varato un dl emergenza che parla proprio di manutenzione. Può essere il giusto cambio di passo?
E' troppo presto per dirlo, per ora siamo alle parole, vedremo se ci saranno anche i fatti. Speriamo ci sia la volontà di intervenire massicciamente per evitare nuove tragedie come quelle di Genova. In Italia, a causa della conformazione del nostro territorio, ci sono migliaia di ponti. Bisognerebbe avere un piano vasto e bisognerebbe rendere noti i piani operativi. Serve trasparenza e serve sicurezza. La protezione catodica non porta fatturato ma previene il danneggiamento e nei casi peggiori la tragedia. E' come un'assicurazione. Anche perchéqueste opere, con la giusta prevenzione, possono durare tantissimo; non puoi sperare che un santo ti protegga per sempre. E' come scoprire che il pesce crudo ha un cattivo odore e va a male se lo si lascia sul tavolo una settimana. E' aberrante generare tragedie facendo finta di niente.
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