Cronache
Record di gas serra nel 2018, il Pianeta non aspetta la politica
Molti impegni scritti,ma troppa lentezza della politica
‘ La concentrazione di gas serra, tra cui anidride carbonica e metano hanno raggiunto,nel 2018, un livello mai visto sul pianeta da ben tre milioni di anni’ è questo il nuovo record e il triste campanello d’allarme verso lo sfascio del pianeta.
Un messaggio lanciato dall’OMM, l’organizzazione Mondiale Meteorologica, ente indipendente delle Nazioni Unite nel suo report annuale.
La stessa OMM ha ricordato che in quell’epoca la terra disabitata, aveva una temperatura di soli due/ tre gradi superiore all’attuale e i livelli dei mari erano tra i 10 e i 20 metri superiori ai livelli odierni.
Record di gas serra nel 2018
In realtà il giusto livello di questi gas nell’atmosfera aveva fino ad ora evitato che la Terra, riscaldata dal sole, disperdesse tutto il suo calore.
Questo equilibrio naturale ha sempre garantito una temperatura gradevole per tutto pianeta e il genere umano.
Ora però, secondo l’OMM, questo equilibrio, dopo migliaia di anni, si è rotto.
E l’aumento di CO2 soprattutto ha un responsabile ben chiaro, l’utilizzo di combustibili fossili, compreso il carbone.
Infatti fu proprio dalla Rivoluzione Industriale che cominciarono a crescere i livelli di gas serra.
Record di gas serra nel 2018
Per quanto riguarda l’anidride carbonica, dai dati OMM, l’aumento è stato di quasi il 50% confrontando i livelli del 1750 ( 278 parti per milione) con gli attuali ( 407,8 parti per milione).
Ancora più preoccupante è stato l’aumento (quasi un 160%) nello stesso arco di anni, del metano atmosferico.
Questi dati, sempre dell’OMM, vengono rilevati da oltre 100 stazioni di rilevamento sparse nel pianeta.
Il problema, come rilevano gli esperti dell’Organizzazione Onu, non è soltanto l’aumento della concentrazione di tali gas, ma la velocità di crescita rilevata negli ultimi anni.
La politica e il mondo intero devono cominciare a pensare che, se non si agisce rapidamente, l’ambiente si rivolterà contro cambiando radicalmente, e in peggio, il modus vivendi dell’uomo.
Questo continuo e, apparentemente inarrestabile, incremento di concentrazione di gas serra, secondo gli esperti di OMM, costringerà infatti le generazioni future a sfide sempre più forti e difficili contro il cambio climatico. Sfide che hanno nomi come aumento della temperatura, aumento del livello del mare, carenza d’acqua, eventi estremi e forti squilibri dell’ecosistema marino e terrestre.
I segnali sono già forti.
Insieme all’aumento di concentrazione di gas vi è un costante aumento della temperatura del pianeta.
Il 2018 è stato il quarto anno consecutivo più caldo della terra, dopo gli anni in crescita 2017,2016,2015.
E l’anno in corso si avvia a battere un nuovo record.
Vale la pena ricordare che un aumento di 1,5 gradi potrebbe rappresentare una catastrofe globale per la specie umana, una specie di Armageddon.
Purtroppo l’Accordo di Parigi, ritenuto giusto nell’essenza, è da più parti considerato troppo a lunga scadenza.
L’obiettivo è per il 2030 ma, è opinione comune, che il mondo non possa più permettersi di attendere i tempi ‘biblici’ della politica.
La transizione dai combustibili fossili ad energie alternative è ancora troppo lenta.
Adesso occorre non fare l’ordinario ma è necessario fare qualcosa di straordinario e velocemente.
Non basta ad esempio che l’Europa si impegni a ridurre le sue emissioni entro il 2030.
E’ importante che si agisca prima e che ogni Paese controlli annualmente i suoi trend senza aspettare il 2030.
I 25 Paesi che compongono il COP25 dovrebbero diminuire di circa il 7% le emissioni.
Un’impresa che al momento sembra impossibile.
La prossima settimana si terrà a Madrid la riunione annuale sul clima. Mancherà però la presidenza cilena, assente a causa delle proteste nel Paese.
Ed allora quello che l’Onu spera è che da questa riunione altri Paesi possano condividere l’impegno dei 25.
E’ però solo una speranza e, al momento, il mondo non se la può permettere e soprattutto non può’ più aspettare.