Cronache
Regeni, dall'Egitto nuovi atti ai pm di Roma. L'ambasciatore torna al Cairo
Ma è polemica. La famiglia indignata
Nuovo passo avanti sul caso di Giulio Regeni, il ricercatore italiano ucciso in Egitto lo scorso anno. La procura del Cairo ha trasmesso oggi a quella di Roma gli atti relativi ad un nuovo interrogatorio cui sono stati sottoposti i poliziotti che hanno avuto un ruolo negli accertamenti sulla morte del giovane. Interrogatori che erano stati sollecitati proprio da piazzale Clodio. La consegna viene considerata "un passo avanti nella collaborazione" tra le due procure, come viene sottolineato in una nota congiunta firmata da Giuseppe Pignatone e Nabil Ahmed Sadek.
Alla luce degli sviluppi positivi nei rapporti tra i due Paesi, l'ambasciatore Giampaolo Cantini va al Cairo. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri Angelino Alfano. L'8 aprile 2016 l'allora ministro degli Esteri Paolo Gentiloni aveva richiamato l'ambasciatore dal Cairo, Maurizio Massari. Ufficialmente per consultazioni, in realtà per inviare un messaggio preciso ad Al Sisi. "L'impegno del Governo italiano - afferma il ministro Alfano - rimane quello di fare chiarezza sulla tragica scomparsa di Giulio, inviando al Cairo un autorevole interlocutore che avrà il compito di contribuire, tramite i contatti con le autorità egiziane, al rafforzamento della cooperazione giudiziaria e, di conseguenza, alla ricerca della verità. In qualità di rappresentante della Repubblica italiana, l'Ambasciatore Cantini curerà gli interessi nazionali in Egitto e la nostra importante comunità in quel Paese".
Durante un colloquio telefonico con il procuratore della Repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone, il procuratore generale della Repubblica Araba d'Egitto, Nabil Ahmed Sadek, ha spiegato che - come già annunciato nel maggio scorso - è stata affidata ad una società esterna l'attività di recupero dei video della metropolitana. Attività che prenderà il via a settembre con una riunione tra l'azienda e la procura egiziana, alla quale sono stati invitati anche gli inquirenti italiani.
Nel corso della telefonata, è stato concordato un nuovo incontro tra i due uffici, che sarà organizzato dopo la riunione di settembre "per fare il punto della situazione e confrontarsi su quanto fin qui raccolto e sui possibili ulteriori sviluppi investigativi". "Entrambe le parti - si legge in una nota congiunta - hanno assicurato che le attività investigative e la collaborazione continueranno fino a quando non sarà raggiunta la verità in ordine a tutte le circostanze che hanno portato al sequestro, alle torture e alla morte di Giulio Regeni".
Ma è polemica per la decisione del governo, dura la reazione della famiglia Regeni che esprime la sua "indignazione per le modalità, la tempistica ed il contenuto della decisione del Governo italiano di rimandare l'ambasciatore al Cairo. Ad oggi, dopo 18 mesi di lunghi silenzi e anche sanguinari depistaggi, non vi è stata nessuna vera svolta nel processo sul sequestro, le torture e l'uccisione di Giulio. Solo quando avremo la verità l'ambasciatore potrà tornare al Cairo senza calpestare la nostra dignità. La decisione di rimandare ora, nell'obnubilamento di ferragosto, l'ambasciatore in Egitto ha il sapore di una resa confezionata ad arte".
In serata la telefonata di Paolo Gentiloni alla famiglia Regeni per spiegare le ragioni che hanno portato il governo a inviare nuovamente l'ambasciatore italiano Al Cairo: "Contribuirà - spiega il premier - all'azione per la ricerca della verità sul l'assassinio di Giulio Regeni. Una ricerca su cui prosegue la collaborazione tra le procure dei due paesi, come chiarito oggi dal procuratore Pignatone".
Dura la presa di posizione di Amnesty International Italia: "Il governo italiano dimostri che il ritorno dell'ambasciatore italiano al Cairo serve davvero per ottenere la verità per Giulio". Parole del presidente Antonio Marchesi che poi aggiunge: "Il governo ha preso una decisione grave: quella di rinunciare all'unico strumento di pressione per ottenere verità nel caso di Giulio Regeni di cui l'Italia finora disponeva. Ora tocca al governo dimostrare che questa mossa temeraria può servire davvero, com'è stato sostenuto, a ottenere 'verità per Giulio'". Stessi toni usa Patrizio Gonnella, presidente dell'associazione Antigone: "Come nella peggiore tradizioni italiana, a cavallo di ferragosto, si prende una decisione così fondamentale su un caso che da oltre un anno e mezzo vede impegnata la famiglia del ricercatore, i suoi legali e grande parte della società civile italiana in questa richiesta di giustizia. La verità è che da tempo si cercava una normalizzazione nei rapporti tra Italia ed Egitto, importante partner commerciale ed economico del nostro paese. Una normalizzazione che andasse oltre alle violenze commesse dal regime di Al-Sisi e oltre alla ricerca dei colpevoli per la morte di Giulio Regeni".
Fassino ha invece espresso il sostegno del Pd alla decisione del governo italiano. "Il ritorno dell'ambasciatore italiano a Il Cairo - sottolinea - potrà consentire di seguire direttamente e quotidianamente lo sviluppo delle indagini anche alla luce della cooperazione in atto tra le istituzioni giudiziarie. Al tempo stesso, la presenza a Il Cairo dell'ambasciatore Cantini consentirà all'Italia di mettere in campo le iniziative richieste dalle molte criticità che interessano il Mediterraneo".