Cronache

Roma può strappare l'Expo a Bin Salman. Virginia Raggi non ha toccato palla

Di Giuseppe Vatinno

Expo 2030, Israele ha ritirato suo sostegno alla candidatura dell'Arabia Saudita a favore di quella di Roma. Oggi a Parigi si deciderà la sede organizzativa

Roma Expo 2030: la sfida finale a Parigi

Oggi a Parigi si decide a chi assegnare l’Expo 2030. Alle 17 si saprà chi è il vincitore. In gara Roma in Italia, Busan in Sud Corea e Riad in Arabia Saudita e sarà caccia agli ultimi voti. Israele ha detto che abbandonerà la candidatura di Riad a favore di quella di Roma, dopo gli ultimi eventi. La Città Eterna non ha mai ospitato un'Esposizione Universale ma avrebbe dovuto farlo nel 1942 e proprio per questo fu costruito il quartiere EUR (che infatti si chiama Esposizione Universale Roma) ma la Seconda guerra mondiale impedì la realizzazione. 

Il periodo previsto è di sei mesi: dall’1 maggio al 31 ottobre 2030. Partecipano 150 nazioni con circa 24 milioni di visitatori previsti. Dal punto di vista finanziario l’evento dovrebbe valere sui 50 miliardi di euro pari al 3% del Pil, quindi una importante occasione per creare occupazione. Il Campidoglio ha instaurato una Commissione Speciale Expo 2030 di cui è presidente l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi. Tuttavia la gestione vera è stata demandata tutta al sindaco Roberto Gualtieri con la partecipazione del governatore del Lazio Francesco Rocca e del governo centrale, con l’interessamento attivissimo di Giorgia Meloni, presidente del Consiglio che a suo tempo aveva dichiarato: “Credo che ci siano punti molto solidi nella candidatura di Roma, a partire dal tema del rapporto tra uomo e territorio, dimostrando che si possono costruire grandi opere senza per questo deturpare l'ambiente”.

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Virginia Raggi non ha toccato palla in questa vicenda e che il suo titolo è poco più che onorifico. Ad esempio, nel giugno 2023, c’è stata una importante riunione a Parigi, la sede del comitato organizzatore. Nella delegazione italiana c’erano Giorgia Meloni, Francesco Rocca e Roberto Gualtieri, punto. Virginia Raggi che pure è presidente della Commissione Speciale non è stata neppure invitata e neanche citata. Il suo è sempre stato un ruolo puramente formale, una casella da occupare solo per dare allora un contentino ai Cinque Stelle e a lei personalmente visto che a Roma è all’opposizione. 

Forse c’entrano qualcosa i continui attacchi che dal suo scranno di semplice consigliera al Campidoglio fa al sindaco Gualtieri, al Presidente della Regione Lazio Rocca e soprattutto al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al suo governo. Dunque la Raggi è stata debitamente tenuta fuori dai giochi che contano. Uno smacco che si aggiunge allo smacco di non contare ormai più nulla neppure nel Movimento Cinque Stelle, visti anche i suoi rapporti molto tesi con Giuseppe Conte che ne bloccò addirittura la candidatura in Parlamento. Del resto sarebbe stato inopportuno far giocare un ruolo ad una politica che è riuscita a classificarsi all’ultimo posto nell’ultima tornata delle amministrative romane, avendola i suoi cittadini duramente punita per la gestione della città durante il suo mandato. Infatti la Raggi si classificò, caso mai avvenuto nella storia della capitale, all’ultimo posto tra i candidati quando vinse Gualtieri. Sotto la sua gestione Roma, Capitale d’Italia, Città Eterna e al centro del turismo mondiale, è finita diverse volte sulle prime pagine dei giornali mondiali, tra cui il celebre New York Times, principalmente per cinghiali e immondizia. Dunque per il bene di Roma e dell’Italia è stata tenuta il più possibile lontana dai riflettori.

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