Cronache

Slot machine, la Caritas va alla guerra santa contro Zingaretti

Rinviata dalla giunta la norma anti-slot machine. Ed è rivolta: "Così ci si piega alla lobby dell'azzardo"

Sul rinvio deciso dalla giunta regionale della norma anti-slot machine la Caritas, e le associazioni che si occupano di ludopatia, vanno alla guerra santa contro il governatore del Lazio Nicola Zingaretti.

Le Caritas del Lazio, le Fondazioni antiusura del Lazio e l’Associazione Alea rendono infatti note i propri "sconcerto, preoccupazione e profonda delusione" per la decisione della Giunta di proporre al Consiglio regionale la proroga di 12 mesi per l’entrata in vigore del cosiddetto “distanziometro”, una norma che regolamenta e vieta il funzionamento delle slot machine negli esercizi pubblici se localizzati entro 500 metri da uno o più luoghi sensibili (scuole, ospedali, luoghi di culto, centri giovanili). La novità della modifica introdotta nel febbraio 2020, e che doveva entrare in vigore entro 18 mesi, era che queste limitazioni diventassero retroattive: non si applicano più, cioè, solo alle nuove aperture ,ma divengono operative anche nei confronti delle attività preesistenti. Ma cos'è successo sulla legge in questione?

In una conferenza pubblica online promossa lo scorso 10 maggio, l’assessore alle Politiche sociali Alessandra Troncarelli – intervenuta su indicazione del presidente Zingaretti -  aveva assicurato che nessun passo indietro sarebbe stato fatto rispetto alla Legge Regionale del Lazio 5 agosto 2013, n. 5, modificata il 21 febbraio 2020 e che dovrebbe entrare in vigore il prossimo primo settembre, per stringere le maglie sul funzionamento delle slot machine. E invece, fa sapere la Caritas di Roma, "'passata la crisi sanitaria, la peggiore reazione sarebbe quella di cadere ancora di più in un febbrile consumismo e in nuove forme di auto-protezione egoistica' è il monito di Papa Francesco che troviamo nella lettera enciclica Fratelli Tutti (numero 35). Purtroppo, in questo caso, la scelta fatta dalla Giunta regionale – e alla quale il Consiglio può porre rimedio – segna una profonda continuità con le logiche spietate e senza scrupoli fatte dalla lobby dell’azzardo e alla quale anche questa Giunta regionale diceva di voler porre freno. Una decisione che non tiene conto della sofferenza di migliaia di famiglie, - continua la Caritas - le più povere, che nell’azzardo trovano la rovina definitiva. Si continua a parlare di azzardo come di un’attività produttiva senza tener conto invece del suo potenziale distruttivo di valori, di lavoro, di relazioni. Il legittimo sostegno ai lavoratori del gioco legale può e deve essere attuato con i necessari ammortizzatori sociali, come accade per tutti gli altri lavoratori che attualmente soffrono per problematiche occupazionali, e non evitando l'applicazione di una legge che difende le persone, specialmente le più fragili, la loro salute e la stabilità personale e familiare". E insomma il problema è il solito: l'azzardo a volte è legale, quindi produce introiti per le casse pubbliche oltre che posti di lavoro leciti. E combatterlo da parte delle istituzioni costa.

Attualmente nel Lazio gli sportelli dell’azzardo sono 10.142, con oltre 50mila canali di gioco. Si tratta di 19.441 slot in 6.187 pubblici esercizi, 26 sale Bingo, 502 sale Vlt con 4.729 apparecchi, 1.702 centri scommesse. Nelle 5 province della Regione Lazio il volume di “gioco fisico” (quelle forme che prevedono una distribuzione sul territorio regolamentate dalla legge in oggetto) nel complesso ha registrato nel 2019, prima della pandemia, il picco di consumo e di spesa, rispettivamente pari a 11 miliardi e 371 milioni e 1 miliardo e 998 milioni. Un consumo per l’azzardo di 2.024 euro annui per ogni abitante, compresi i neonati.

Poi però è arrivata l'emergenza sanitaria, con le sue chiusure, che ha causato il dimezzamento del gioco con insediamento “fisico”. Ma ora ci sono le riaperture. I più recenti studi, dice ancora la Caritas, dimostrano che la ripresa del consumo con modalità capillari e in proporzioni massicce, come ai livelli pre-Covid, produrrebbe un effetto sugli ex giocatori patologici in terapia, in termini di ricadute, con forti danni alla salute; alimentando inoltre una notevole forza di attrazione per coloro che maggiormente soffrono la solitudine. Le Caritas del Lazio, le Fondazioni antiusura del Lazio e l’Associazione Alea ribadiscono quindi a Giunta e Consiglio regionale le quattro richieste contenute nel documento presentato il 10 maggio: mantenere integralmente la Legge Regionale del Lazio 5 agosto 2013, n. 5, come modificata il 27 febbraio 2020, per i benefici pur parziali che arrecherebbe e per evitare pericolose ricadute nella dipendenza da gioco d’azzardo e nei conseguenti disagi per le famiglie; prevedere degli idonei ammortizzatori sociali per gli stessi occupati nel settore distributivo del gioco d’azzardo, penalizzati economicamente dalle restrizioni, procedendo a una riconversione e al reperimento delle relative risorse, con costo parzialmente a carico dei grandi concessionari, che comunque si stanno riconvertendo concentrando l’offerta di gioco d’azzardo in “distretti” oppure online; istituire provvidenze specifiche per le famiglie con uno o più congiunti che versano in stato di dipendenza da gioco d’azzardo, sia per la prosecuzione delle terapie che del rientro dallo stato di dissesto finanziario della famiglia stessa; incrementare risorse e interventi di prevenzione generale e specifica dell’insolvenza, del sovraindebitamento e dell’usura sulle famiglie e sulle imprese.