Cronache

Bologna ricorda la strage. Mattarella: l'Italia non dimentichi

Bologna in corteo. La città, guidata dai famigliari delle vittime del 2 agosto 1980, è nuovamente in piazza, per 35ma volta, per ricordare la strage. Il corteo ha percorso via Indipendenza ed è terminato come ogni anno nel piazzale della stazione, per i discorsi del sindaco Virginio Merola, di Paolo Bolognesi a nome dei parenti delle vittime, e del presidente del Senato Pietro Grasso. Alle 10,25, l'ora dello scoppio della bomba, l'ululato straziante di una sirena ha ricordato gli 85 morti e i 200 feriti di quell'attentato.
 
A Bologna è arrivato anche un telegramma del Capo dello Stato, Sergio Mattarella: "L'Italia - dice il Presidente - ha il dovere di non dimenticare quella strage e quelle vittime innocenti che fanno ormai parte della memoria nazionale" (leggi il testo completo).
 
“In un paese normale due stragisti non avrebbero già scontato la loro pena”. Parole, dure, pesantissime, all’indirizzo di Francesca Mambro e Giusva Fioravanti, condannati come esecutori della strage (oltre che per una lunga serie di fatti di sangue) ma ormai a piede libero. Le pronuncia con il consueto ardore Paolo Bolognesi, parlamentare del Pd e presidente dell’Associazione famigliari delle vittime, durante il suo discorso nel piazzale antistante la stazione di Bologna. Il riferimento di Bolognesi, in particolare, è al fatto che Mambro e Fioravanti – che hanno sempre negato il coinvolgimento nella strage – non abbiano contribuito a far luce sui mandanti, che restano nell’ombra: “L'impunità è una moneta preziosa e noi vogliamo capire chi è perché continua a pagare il prezzo del loro silenzio”. "In questi 35 anni - ha proseguito - spesso lo Stato che avrebbe dovuto proteggerci ha ostacolato la nostra azione. Ma al nostro fianco abbiamo avuto anche parte sana delle istituzioni, ringraziamo Bologna, i suoi cittadini, tutti voi che ci avete aiutato a portare il peso del lutto". Bolognesi conclude citando le parole di Giacomo Ulivi, condannato a morte della Resistenza: "Grazie a voi che siete in questa piazza nel posto giusto al momento giusto! "
 
Poi è stata la volta di Pietro Grasso: “Abbraccio idealmente la città di Bologna che con fierezza, dignità e compostezza ogni anno si riunisce come il 2 agosto della strage – ha detto dal palco il presidente del Senato -. Quanti miliardi di secondi sono passati da quel secondo fatale. Conosco il dolore di chi c'era, di chi è sopravvissuto. Ancora oggi mi interrogo con voi sulle domande che ancora ci sono, e lo faccio come uomo e come magistrato che ha interrogato Mambro e Fioravanti per l'omicidio Mattarella (Piersanti, fratello del Presidente della Repubblica Sergio, ucciso il 6 gennaio 1980, ndr), e mi interrogo come presidente del Senato. Aggiungo la mia voce per dire anche io che non ci stiamo. Non ci stiamo e vogliamo giustizia. Resta ancora molto da fare sia dal punto di vista processuale che storico, per fare luce su quella stagione”.
 
“Comprendo la sua rabbia, presidente Bolognesi, capisco il suo dolore – ha poi concluso Grasso -. La ricerca della verità è faticosa, ma questo non deve farci disperare. La verità non va mai in prescrizione. È fondamentale che tutte le istituzioni portino avanti la desecretazione dei documenti. La speranza oggi è che sia sempre, sempre fatta giustizia. Una democrazia prospera solo se la fiducia è più forte della rassegnazione. Ne va della dignità di chi innocente è stato ucciso e di chi oggi si batte per le ragioni dei giusti e per tenere viva la fiamma della memoria. Voi bolognesi non mollate”.

Era iniziata puntualmente, alle 8,30, la cerimonia nella sala del consiglio comunale di Bologna per il 35° anniversario della strage della stazione. Alla commemorazione in Comune erano presenti oltre 200 familiari delle vittime, ciascuna con una gerbera al petto. A loro si è rivolto il sindaco della città, Virginio Merola, che ha ribadito la richiesta di sempre: "Si raggiunga completa verità e giustizia".
 
A 35 anni dalla strage del due agosto, infatti, nonostante le condanne agli esecutori materiali del massacro, mancano ancora in mandanti. E i misteri su quella mattanza - 85 morti e 200 feriti - sono ancora moltissimi.
 
"E' una pena infinita aver subito un attentato come la strage - ha ricordato il presidente dell'Associazione famigliari delle vittime, Paolo Bolognesi, evidentemente rivolto al governo -. Una pena che ti porti dentro tutta la vita. Non possiamo permettere si possa sfruttare questa giornata per dire cose che non vengono mantenute. Alcuni problemi sono stati risolti. La legge che istituisce il reato di depistaggio, per esempio, sembra essere stata incardinata al Ssenato. Renzi ha fatto l'anno scorso una direttiva per la desecretazione degli atti agli archivi di stato, ma fatta così non funziona, perchè i documenti vengono pre-selezionati e filtrati dai ministeri. Non vorrei ritrovarmi il prossimo anno a dover fare una nuova petizione. Non faccio polemica per la polemica, chiedo solo che le promesse vengano mantenute. Sarebbe meglio per Bologna e anche per il governo".
 
Parole diverse, ma concetti simili, anche per il sindaco Merola: "Ci aspettiamo dal governo in carica che ci aiuti a fare passi avanti sulla ricerca della verità e mantenga gli impegni presi".
 
A nome dello stesso governo ha risposto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti, intervenuto alla cerimonia in veste ufficiale: "Per quanto riguarda i risarcimenti, si avvia concretamente la procedura per le pensioni ai familiari delle vittime. Ci sono state lentezze procedurali e ritardi burocratici - ha ammesso - ma la norma è complessa. Ora però va applicata. Mercoledì ci sarà una riunione con l'Inps e i ministeri competenti. Quanto all'introduzione del reato di depistaggio è stata avviata la discussione del disegno legge, ora è in commissione giustizia. Siamo in ritardo, non lo nascondo. Ma il governo ne sosterrà l'approvazione in Senato". Infine, sulla desecretazione: "E' di difficile effettiva fruibilità? Per questo ho convocato ministeri e dipartimenti. Dovremo chiarire alcuni punti". "Il percorso non è finito - ha concluso De Vincenti - ma è in atto e lo vogliamo portare fino in fondo. Il governo non è qui per fare promesse, ma qui si sente al posto giusto, per ricordare quel maledetto 2 agosto".
 
L’anniversario della strage è diventata anche occasione per un battibecco tra le forze politiche. Dopo aver annunciato la propria partecipazione alla celebrazione, il deputato del Movimento 5 Stelle Alessandro Di Battista, ha attaccato duramente l’esecutivo: "Il governo - dice - è piú intenzionato ad approvare leggi bavaglio che non reati importanti come quello di depistaggio. Sono due anni che sto in parlamento e vi assicuro che non si parla minimamente del reato di depistaggio, non è una priorità del governo". Parola dure a cui replica per il Pd il parlamentare Andrea De Maria: “Trovo sgradevole che si sia venuti qui per fare polemica conteo il governo. Come ho detto nei giorni scorsi è benvenuto chi viene a portare solidarietà e vicinanza ai familiari delle vittime, ma quello che non va fatto è usare questa giornata ai fini della polemica interna”.