Cronache

Università: Harvard in cima al mondo, Sapienza star di studi classici

La Qs giudica La Sapienza di Roma la regina mondiale negli studi classici e la storia antica ed e' l'unica università italiana a vantare un primato assoluto

Migliora la performance delle universita' italiane nell'ultima edizione del 'Qs (Quacquarelli Symonds) World University Rankings by Subject', la classifica globale per facoltà e disciplina più consultata del pianeta. E se la statunitense Harvard guida la graduatoria globale, con il primo posto in 12 categorie, la Sapienza di Roma e' la regina mondiale negli studi classici e la storia antica ed e' l'unica università italiana a vantare un primato assoluto. L'area di scienze della vita e medicina è quella che vanta la più ampia rappresentanza universitaria italiana. Il Politecnico di Milano è l'unica università italiana che si classifica tra le prime dieci in tre discipline. Le università italiane compaiono in 44 delle 48 discipline coperte dal ranking 2019 (92%). L'Italia è al quarto posto in Europa (dopo Regno Unito, Germania, Francia) e al settimo posto nel mondo per numero totale di università incluse nella classifica 2019. L'Italia è al terzo posto in Europa (dopo Regno Unito e Germania) e al settimo posto nel mondo per numero totale di posizioni occupate nella classifica 2019.

L’Università Bocconi è ottava al mondo per 'business & management', guadagnando due posizioni rispetto allo scorso anno. Sale di undici posizioni anche in finanza - conquistando il 18esimo posto - e mantiene il 16esimo in economia. Il Politecnico di Torino entra per la prima volta nella classifica di ingegneria mineraria, posizionandosi al 24esimo posto. Tra gli alti debutti eccellenti, l’Università di Bologna in odontoiatria (44esimo posto) e l’Università di Pisa in scienze bibliotecarie (50esimo posto).

La Sapienza, L'Universita' di Bologna (Unibo) e l'Universita' degli Studi di Padova sono le piu' rappresentate in classifica. Le città italiane con più atenei classificati sono Milano (7), Roma (4) e Pisa (3). Le universita' italiane che hanno ottenuto il riconoscimento di essere classificate tra le prime 100 sono 18. Complessivamente, le università italiane occupano 521 posizioni nella classifica. Rispetto alla scorsa edizione, 192 posizioni sono invariate, 166 sono migliorate, 85 sono peggiorate, e 78 sono 'new entry'. L'Italia ha incrementato la propria presenza nelle bande 'top 50', 'top 100' e 'top 200' rispetto al 2018.

"Questo risultato incoraggiante, deve però tenere conto di una sfida: la fuga di cervelli. L'Ocse segnala come l'Italia sia tornata ai primi posti nel mondo per emigrati; per la precisione all' ottavo. Si stima che un terzo siano giovani laureati", ha avvertito Ben Sowter, responsabile Ricerca e Analisi di Qs. "I laureati italiani sono tenuti in alta considerazione dai recruiter internazionali e la loro propensione ad assumerli e' elevata. Questo dimostra che la preparazione dei laureati italiani e' competitiva. Il mio augurio - ha aggiunto - e' che il vostro Paese preservi il ritorno sull' investimento di risorse e talento, offrendo alle attuali e alle prossime generazioni di studenti le opportunità che meritano, affinche' emigrare sia una scelta elettiva e non una necessita'.

La classifica di Qs si basa sull'opinione di oltre 83.000 accademici, che hanno contribuito con oltre 1,25 milioni di osservazioni al sondaggio, e sull'opinione di oltre 42.000 datori di lavoro, che hanno fornito 199.123 pareri. I dati raccolti sono stati utilizzati per valutare oltre 1.200 università in 78 Paesi. Nella graduatoria mondiale di Qs, al secondo posto dopo Harvard si trova l'Mit del Massachusetts (con 11 prime posizioni), seguito da Oxford (con 6 prime posizioni) e dall'Ucl di Londra (primo classificato in due discipline)."Dal 2015 gli Stati Uniti hanno perso il 10% delle loro performance, in particolare negli studi umanistici. Assistiamo a una progressiva erosione della preminenza delle università americane sostituite, in alcune specializzazioni, da atenei dell'Australia, della Cina e del Regno Unito. A incidere - si legge nel rapporto - sono i tagli ai finanziamenti e le restrizioni alla mobilità degli studenti".