Cronache
Violenza sulle donne, onda fucsia in piazza. Polemica: "Simboli pro Palestina"
La filosofa femminista Caravero: "Imbarazzante condannare Israele e non citare Hamas". Tensioni anche davanti alla sede di Pro vita e famiglia
Piazze italiane invase dall'onda fucsia contro la violenza sulle donne
Una marea 'fucsia' a Roma, a Messina e in tante città italiane da Nord a Sud per dire basta alla violenza di genere nel nome di Giulia Cecchettin, la 22enne assassinata due settimane fa in Veneto. Grande partecipazione, con oltre mezzo milione nella Città Eterna secondo gli organizzatori, alle iniziative promosse sabato da 'Non una di meno' per l'ottavo anno consecutivo e "con più rabbia che mai". A dominare era quel colore, il 'fucsia', che rappresenta la volontà di costruire sempre più un mondo rosa intenso e non intriso di rosso.
A Roma la marcia è partita dal Circo Massimo e si è conclusa a piazza San Giovanni, aperta dalle donne dei centri anti-violenza e con la partecipazione della segretaria del Pd, Elly Schlein, del segretario della Cgil, Maurizio Landini, e del sindaco di Roma Gualtieri. "L'indignazione e la rabbia non bastano", ha detto la leader dem, "vogliamo fermare questa mattanza. È il momento di dire basta e fare un salto in avanti, perché non se ne può più". Ma, come riporta il Corriere della Sera, ci sono anche polemiche per la presenza di simboli pro palestinesi dopo che già il giorno prima Calenda aveva polemizzato sulla questione.
"Provo imbarazzo per quei passaggi contro Israele contenuti nel messaggio sulla piattaforma di Non una di meno. Il testo che annunciava la manifestazione di ieri andava focalizzato sulla violenza contro le donne e basta. Perché questo è il tema sul quale bisogna raccogliere sempre più consensi. Invece è stato scelto di coinvolgere tematiche non coerenti, tra cui la condanna di Israele senza citare la violenza di Hamas". È netta la filosofa Adriana Cavarero, studiosa di filosofia politica, appassionata del pensiero femminista e autrice di saggi come Le politiche femministe e Donne che allattano cuccioli di lupo, che parla in un'intervista al Corriere della Sera.
Chi c'era alle manifestazioni
"Ci vogliamo vive e libere" e "Stop al patriarcato", hanno scandito le manifestanti. A sfilare anche una delegazione di palestinesi e tanti volti noti mischiati tra la folla, da Paola Cortellesi a Ferzan OzpeteK, da Fiorella Mannoia a Noemi. "Ci vogliamo vive. Contro il patriarcato", uno degli slogan. Attimi di tensione quando alcune attiviste hanno sostato davanti alla sede di 'Pro vita e famiglia' in viale Manzoni srotolando lo striscione "Voi pro vita, noi pro vibra", accusando l'associazione di "incarnare il patriarcato più becero".
A Messina al corteo nazionale hanno partecipato 500 persone che hanno sfidato la pioggia battente. La marcia si è aperta con un flash mob ispirato al flamenco, tanti i cartelli e gli striscioni per dire no alla violenza di genere.
In più di 30 mila a Milano hanno manifestato con fischietti, applausi e rumore di mazzi di chiavi all'appuntamento in Piazza Castello contro il patriarcato. Tra i presenti il sindaco Beppe Sala, Chiara Ferragni, la rettrice Donatella Sciuto, Susanna Camusso, Ivan Scalfarotto, Pierfrancesco Majorino ed Elena Carta della consulta delle donne democratiche.
Il presidente del M5s Giuseppe Conte e il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni con Ilaria Cucchi hanno preso parte a Perugia alla manifestazione 'Libere di Volare' organizzata da 40 associazioni per la giornata contro la violenza sulle donne.
"Quando ci troviamo di fronte a una donna uccisa", ha affermato in un messaggio il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, "alla vita spezzata di una giovane, a una persona umiliata verbalmente o nei gesti della vita di ogni giorno, in famiglia, nei luoghi di lavoro, a scuola, avvertiamo che dietro queste violenze c'è il fallimento di una società che non riesce a promuovere reali rapporti paritari tra donne e uomini". Per Papa Francesco "la violenza sulle donne è una velenosa gramigna che affligge la nostra società e che va eliminata dalle radici. Queste radici crescono nel terreno del pregiudizio e dell'ingiustizia; vanno contrastate con un'azione educativa che ponga al centro la persona con la sua dignità". Il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha sottolineato l'importanza di "denunciare subito le violenzea tutti i livelli, non solo alle forze di polizia, ma bisogna agire subito. Nessuno più del diretto interessato può avere i sensori per capire quando qualcosa si sta per rompere e sta per creare i presupposti di una tragedia".
Sui social si è fatta sentire anche la sorella di Giulia Cecchettin, Elena: "Ci deve essere un cambiamento, una rivoluzione culturale, che insegni il rispetto, l'educazione, l'affettività", ha chiesto, "reagiamo, affinché nessuno senta più il dolore che sento io".
Purtroppo le violenze sulle donne non si sono fermate nemmeno in questo sabato di manifestazioni: i carabinieri di Aosta hanno arrestato un 18enne che avrebbe minacciato di morte la sua ex fidanzata (minorenne) con un chiaro riferimento a Giulia Cecchettin: "Ti faccio fare la fine di quella là", avrebbe detto.