Culture
C'era una volta l'anarchia: a Mendrisio una mostra per ricordare
di Raffaello Carabini
Ecco una mostra intelligente, documentata, dall'allestimento elegante e rispettoso dell'ambiente in cui è inserita, con un percorso facilmente comprensibile e soprattutto che fa aumentare progressivamente l'interesse dello spettatore dalla prima sala all'ultima. Una mostra che, senza richiedere un budget da Paperoni, illustra in maniera pressoché esaustiva una realtà culturale e sociale importante per il continente europeo e insieme fortemente legata al territorio - il Canton Ticino - dove è proposta.
Una mostra insomma a cui dovrebbero essere portati per mano i costosissimi (loro, non solo le opere che propongono) super-curatori, per fare due nomi il Goldin degli astrusi quanto logorroici "Notturni" vicentini e il Celant della pantagruelica e muta "Arts & Foods" milanese, delle pubblicizzatissime "top exibition" di casa nostra, sempre più spesso difficilmente condivisibili nella loro ipertrofia autoreferenziale e disattenta alla linearità comunicativa. Il che, in un periodo di declinante cultura diffusa con i metodi non digitali, è un peccato mortale.
Complimenti totali quindi a Simone Soldini e ai suoi collaboratori per "Addio Lugano Bella - Anarchia tra storia e arte", puntuale e assai interessante esposizione allestita fino al prossimo 5 luglio nelle sale del Museo d'Arte di Mendrisio, cittadina svizzera a pochi chilometri dal confine comasco, nota per i megacentri commerciali.
Territorio di tolleranza e di accoglienza, il Canton Ticino tra il 1869, quando vi arrivò Michail Bakunin, massimo teorico dell'anarchia, e il 1920, con la fine del primo, utopico periodo della comunità naturista del Monte Verità, ospitò le maggiori figure del movimento, compresi i transfughi dalla Comune parigina e i più in vista tra gli italiani, da Carlo Cafiero a Errico Malatesta.
"Dal privilegiato osservatorio ticinese", scrive Soldini sul catalogo, "si getta uno sguardo che si apre a largo raggio verso l'Europa, su quei tumultuosi decenni di rivolgimenti sociali che inaugurarono l'epoca moderna." In un intreccio non mediato di arte e storia, di libri e fotografie, di documenti e quadri, di lettere, litografie, disegni, giornali, il racconto del pensiero e del movimento libertario per eccellenza si svolge per grandi temi, che riescono a portare dal particolare all'universale, dalle innumeri frammentazioni allo specchio di un'epoca, dall'episodio alla visione.
Si parte con l'anarchia come simbolo cui si rivolgono con attenzione gli esponenti di tutto il magma di correnti artistiche di fine 800, gli aristocratici preraffaellismo e neogotico compresi. E si continua per altre 12 sezioni: dalla Comune parigina (il primo esempio di autogoverno nella storia: durò 70 giorni) al nuovo urbanesimo come contrasto tra il boom edilizio e la miseria che produsse nelle miniere, nelle campagne e negli stessi conglomerati cittadini, dagli esuli politici e i vagabondi senza soldi al lavoro come base della società (articolo uno della Costituzione italiana), dalla rivolta contro lo stato e la "triade del male" - giustizia, chiesa, esercito - alla conseguente e drammatica repressione, dalla satira (sezione approfondita a Lecco dalla bella mostra-corollario "Disegno e dinamite", dedicata alle riviste che utilizzavano la forza comunicativa delle immagini per condannare il potere costituito in tutte le sue forme, antesignane di "Charlie Hebdo") alla "utopia e armonia", fondamenta della nuova società, di cui si sperimentò un tentativo nella colonia salutista Monte Verità, in una collina sopra Ascona, durante i primi due decenni del 900.
Tra il centinaio di opere esposte, che attraversano le mille correnti artistiche del tempo, dal verismo al dada, spiccano il rivoluzionario gatto nero del "Gaudeamus" di Steinlen, l'intenso ritratto di Proudhon di Courbet, l'insondabile "Construction quai de Passy" di Luce, la fanciulla "Venduta" e le mondine "Per ottanta centesimi!" di Morbelli, "L'oratore dello sciopero" di Longoni. E ancora il magnifico "Lagrime" di Mentessi, il "Bagno penale a Portoferraio" di Signorini, le xilografie ironiche di Vallotton, l'incisione cristica, drammatica e irridente, del "Martedì Grasso 1889" di Ensor, la contadina di Pissarro e il giardiniere di Seurat.
Artisti tutti, per dirla con Paul Signac (autore di due manifesti dell'anarchismo come "Au temps d'harmonie" e "Le Démolisseur", di cui è in mostra la versione litografica), "rivoluzionari per temperamento, che allontanandosi dai sentieri battuti dipingono quello che vedono" fra ricerca formale e impegno sociale, spesso nonostante la consapevolezza che, come scrisse Andres Schwab, "le utopie falliscono sempre: altrimenti non ne nascerebbero delle nuove".
Addio Lugano bella!, Anarchia fra arte e storia. Da Bakunin al Monte Verità, da Courbet al Dada
Museo d'Arte, Piazza San Giovanni, Mendrisio (CH)
fino al 5 luglio
Orari: martedì-venerdì ore 10-12 e 14-17, sabato e domenica 10-18; chiuso lunedì
Info tel 0041 (0)586883350 www.museo.mendrisio.ch
Ingresso: 10 franchi (ridotto 8)
Catalogo: edizioni Museo d'Arte Mendrisio