Cavina-Ervas, dialogo (tra scrittori) su scuola, professori (non sempre perfetti) e studenti (a volte difficili)... - Affaritaliani.it

Suo padre, Creonti Vecchio, “si è giocato la bottega a scala quaranta”. Ora, sfinito dagli errori della vita, resta a letto tutto il giorno. Sua madre, invece, porta avanti la famiglia facendo le pulizie nella grande casa del conte Ferniani. Lui, Creonti, il simpatico protagonista del nuovo romanzo di Cristiano Cavina, “Inutile Tentare Imprigionare Sogni”, per ora studia (in realtà molto poco). E il libro, pubblicato da Marcos y Marcos (come tutti i testi di Cavina, nato a Casola Valsenio nel 1974), racconta proprio i complicati e interminabili cinque anni trascorsi alle scuole superiori da quest’adolescente irrequieto, circondato da una fauna di compagni non meno tranquilla. Siamo in Romagna, terra che Cavina conosce bene, e al centro della narrazione, che l’autore porta avanti con ritmo e abilità, c’è il piccolo universo degli istituti professionali di provincia, pieno di problemi e situazioni difficili. Nel corso degli anni il nostro Creonti di guai ne combinerà non pochi. In fondo, però, resta un bravo ragazzo. E’ solo che la scuola non fa per lui (non che a casa si stia meglio…). Eppure, in un modo o nell’altro, tra una sospensione e una rissa, un innamoramento platonico e l’ennesima spedizione dal preside, riesce a portare a termine, o quasi, il suo percorso scolastico. Che è poi il sogno di sua madre, che non ha studiato e che, attraverso un figlio che non la fa star mai serena, immagina di vivere quell’esperienza che da ragazza non ha potuto fare.

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Suo padre, Creonti Vecchio, “si è giocato la bottega a scala quaranta”. Ora, sfinito dagli errori della vita, resta a letto tutto il giorno. Sua madre, invece, porta avanti la famiglia facendo le pulizie nella grande casa del conte Ferniani. Lui, Creonti, il simpatico protagonista del nuovo romanzo di Cristiano Cavina, “Inutile Tentare Imprigionare Sogni”, per ora studia (in realtà molto poco). E il libro, pubblicato da Marcos y Marcos (come tutti i testi di Cavina, nato a Casola Valsenio nel 1974), racconta proprio i complicati e interminabili cinque anni trascorsi alle scuole superiori da quest’adolescente irrequieto, circondato da una fauna di compagni non meno tranquilla. Siamo in Romagna, terra che Cavina conosce bene, e al centro della narrazione, che l’autore porta avanti con ritmo e abilità, c’è il piccolo universo degli istituti professionali di provincia, pieno di problemi e situazioni difficili. Nel corso degli anni il nostro Creonti di guai ne combinerà non pochi. In fondo, però, resta un bravo ragazzo. E’ solo che la scuola non fa per lui (non che a casa si stia meglio…). Eppure, in un modo o nell’altro, tra una sospensione e una rissa, un innamoramento platonico e l’ennesima spedizione dal preside, riesce a portare a termine, o quasi, il suo percorso scolastico. Che è poi il sogno di sua madre, che non ha studiato e che, attraverso un figlio che non la fa star mai serena, immagina di vivere quell’esperienza che da ragazza non ha potuto fare.

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Suo padre, Creonti Vecchio, “si è giocato la bottega a scala quaranta”. Ora, sfinito dagli errori della vita, resta a letto tutto il giorno. Sua madre, invece, porta avanti la famiglia facendo le pulizie nella grande casa del conte Ferniani. Lui, Creonti, il simpatico protagonista del nuovo romanzo di Cristiano Cavina, “Inutile Tentare Imprigionare Sogni”, per ora studia (in realtà molto poco). E il libro, pubblicato da Marcos y Marcos (come tutti i testi di Cavina, nato a Casola Valsenio nel 1974), racconta proprio i complicati e interminabili cinque anni trascorsi alle scuole superiori da quest’adolescente irrequieto, circondato da una fauna di compagni non meno tranquilla. Siamo in Romagna, terra che Cavina conosce bene, e al centro della narrazione, che l’autore porta avanti con ritmo e abilità, c’è il piccolo universo degli istituti professionali di provincia, pieno di problemi e situazioni difficili. Nel corso degli anni il nostro Creonti di guai ne combinerà non pochi. In fondo, però, resta un bravo ragazzo. E’ solo che la scuola non fa per lui (non che a casa si stia meglio…). Eppure, in un modo o nell’altro, tra una sospensione e una rissa, un innamoramento platonico e l’ennesima spedizione dal preside, riesce a portare a termine, o quasi, il suo percorso scolastico. Che è poi il sogno di sua madre, che non ha studiato e che, attraverso un figlio che non la fa star mai serena, immagina di vivere quell’esperienza che da ragazza non ha potuto fare.

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Culture

Cavina-Ervas, dialogo (tra scrittori) su scuola, professori (non sempre perfetti) e studenti (a volte difficili)...

 

Libri (in uscita) sulla scuola/ Dai ripetenti di Affinati alle "nuove" classi di Corlazzoli... E alla Mostra di Venezia...

 

L'anno scolastico è al via. E in libreria non mancano le nuove uscite dedicate alla scuola. Tra queste segnaliamo "Elogio del ripetente" (Mondadori) di Eraldo Affinati (che sarà protagonista anche a Mantova), una riflessione autobiografica sulla scuola e le sue difficoltà raccontate dalla parte dei più deboli e "Tutti in classe" (Einaudi) di Alex Corlazzoli, che racconta come sono cambiati gli studenti
DAI LIBRI AI FILM/ Quest’anno la scuola è molto presente anche alla Mostra di Venezia: si va da "La mia classe" di Daniele Gaglianone con Valerio Mastandrea, presentato alle Giornate degli Autori, a "Kill your darlings" di John Krokidas, oltre agli esordi alla regia della svedese Anne Odell con "La riunione", e dello sloveno Rob Bicek con "Nemico di classe"

 

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di Antonio Prudenzano
su Twitter: @PrudenzanoAnton

Cavina

Suo padre, Creonti Vecchio, “si è giocato la bottega a scala quaranta”. Ora, sfinito dagli errori della vita, resta a letto tutto il giorno. Sua madre, invece, porta avanti la famiglia facendo le pulizie nella grande casa del conte Ferniani. Lui, Creonti, il simpatico protagonista del nuovo romanzo di Cristiano Cavina, “Inutile Tentare Imprigionare Sogni”, per ora studia (in realtà molto poco). E il libro, pubblicato da Marcos y Marcos (come tutti i testi di Cavina, nato a Casola Valsenio nel 1974), racconta proprio i complicati e interminabili cinque anni trascorsi alle scuole superiori da quest’adolescente irrequieto, circondato da una fauna di compagni non meno tranquilla. Siamo in Romagna, terra che Cavina conosce bene, e al centro della narrazione, che l’autore porta avanti con ritmo e abilità, c’è il piccolo universo degli istituti professionali di provincia, pieno di problemi e situazioni difficili. Nel corso degli anni il nostro Creonti di guai ne combinerà non pochi. In fondo, però, resta un bravo ragazzo. E’ solo che la scuola non fa per lui (non che a casa si stia meglio…). Eppure, in un modo o nell’altro, tra una sospensione e una rissa, un innamoramento platonico e l’ennesima spedizione dal preside, riesce a portare a termine, o quasi, il suo percorso scolastico. Che è poi il sogno di sua madre, che non ha studiato e che, attraverso un figlio che non la fa star mai serena, immagina di vivere quell’esperienza che da ragazza non ha potuto fare.

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L’uscita di questo romanzo pieno di momenti (e personaggi) esilaranti, è l’occasione per un confronto sul mondo della scuola tra lo stesso Cristiano Cavina e il collega scrittore Fulvio Ervas, del quale sempre Marcos y Marcos non solo ha proposto il recente bestseller “Se ti abbraccio non aver paura”, ma soprattutto l’imperdibile serie di gialli con protagonista l’ispettore (mezzo persiano e mezzo veneziano) Stucky (a proposito, aspettiamo la prossima puntata, che dovrebbe vedere la luce a novembre…), ma anche un libro come “Follia docente”, nel quale Ervas racconta un mondo che conosce bene, quello dei professori, visto che insegna Scienze Naturali “nell'Impero della pubblica istruzione”.

 

Cavina, anche la sua esperienza scolastica è stata accidentata come quella di Creonti?
“Beh, considerando che all’esame di terza media sono riuscito a farmi promuovere con un ‘quasi sufficiente’, direi di sì. Io volevo andare a lavorare, era anche il consiglio che avevano dato a mia mamma i professori. E invece mi ritrovai alle superiori, all’istituto tecnico. Non ho ancora capito come sia riuscito per cinque anni a non farmi bocciare. Puntualmente però dovevo recuperare matematica a settembre. Nelle altre materie riuscivo in un modo o nell’altro a racimolare all’ultimo momento delle sufficienze striminzite”.

Ervas, i professori che descrive Cavina nel suo nuovo libro non sono certo il meglio in circolazione. Conosce il mondo degli istituti professionali? E’ più difficile insegnare in certi contesti, rispetto ai licei?
“Non ho esperienza diretta di insegnamento negli istituti tecnici e professionali. Conosco  insegnanti che vi lavorano da anni e raccontano di un mondo spesso di difficile uso, ormoni innestati e pronti ad esplodere. Sono convinto che ovunque l’insegnamento presenti gradi di complessità. Bisogna esserne coscienti e preparati alla bisogna. Non puoi pensare di andare in missione in Afghanistan avendo come competenza la coltivazione delle margherite.  In certe scuole l’addestramento per i militi del’Impero della Pubblica Istruzione deve essere più massiccio. Lo devi chiedere alle istituzioni, ma devi  attrezzarti anche da solo. E’ il tuo mestiere, fallo bene”.

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Cavina, l’immagine della scuola che viene fuori da “Inutile Tentare Imprigionare Sogni” non è certo esaltante…
“Non credo sia proprio così. La scuola ha i suoi difetti, ogni scuola ne ha, però poi alla fine contano le persone, e i professori del libro sono tutti ottimi professori; solo che alcuni sono simpatici e altri no. In generale, la scuola sarebbe un posto bellissimo in cui passare le mattine, se non ci fosse di mezzo lo studio. E poi credo che sia sano che un ragazzo normale trovi a volte la scuola odiosa. Insomma, alzarsi presto tutti i santi giorni non è un granché come attività. Una maratona ti sfiancherebbe di meno. Però è anche il luogo in cui incontri i tuoi amici, in cui succedono un sacco di cose strambe che ricorderai per sempre. E a volte può capitare di inciampare in una passione. Io credo che a questo debba servire la scuola, non a farti andare bene in tutte le materie, ma a darti più possibilità di inciampare in qualcosa che ti piace davvero”.

In Italia non mancano scrittori (spesso anche insegnanti) che nei loro libri parlano di studenti e professori. Quali sono i libri sulla scuola più riusciti?
Cavina: "Per me, uno di sicuro è il Giovane Holden, anche se è ambientato quasi tutto lontano dalla scuola. E poi alcune pagine de L’altrieri di Dossi. Fenomenali".
Ervas: “Ho letto Starnone, Picca, Lodoli, Visitilli. Tutti raccontano una loro scuola e tutte sono riflessioni, che nascono da uno sguardo condizionato  dall’età, dal tipo di scuola, dalla fase storica, dal concetto di scuola e di ruolo dell’insegnante che può avere lo scrittore. Non credo si possa raccontare 'la scuola', le scuole sì. Contenitori di moltissime, diverse, esperienze umane, sulle quali riflettere. Ci sarà sempre una nuova narrazione sulla vita scolastica e sulle sue conseguenze, perché è una faglia sempre in movimento”.

Perché quella scolastica per molti scrittori è un ambientazione così ricca di spunti?
Cavina: "Immagino abbia il fascino di un racconto di viaggi. Stai a scuola - se tutto va bene - dodici anni. Incontri persone nuove, devi cercare di sopravvivere alle interrogazioni e ai compiti in classe: e nel frattempo cresci, cambi tu e cambia il mondo, non sai ancora di preciso chi sei e non hai nessuna idea di cosa vorresti essere (e se anche lo sai, non capisci come puoi fare per diventarlo). C’è anche il mistero di scoprire che ne sarà di te a fine anno, almeno per quelli come me che non avevano la più pallida idea di cosa avrebbero scritto nel tabellone degli scrutini di fianco al mio nome. Impari un sacco di cose del mondo, anche se non è detto che le capisci tutte. Io almeno ne ho imparate tante, tranne una. Come funzionava con le ragazze. Del resto, nel mio istituto tecnico eravamo seicento studenti. Tutti rigorosamente maschi...".
Ervas: “Ci sono dei luoghi 'pubblici' in cui si incrociano moltissimi fili dell’umana esistenza. Personalmente credo che l’incrocio di tutti gli incroci siano gli ospedali, ma anche la scuola è una potente intersezione di vite, punti di vista, sogni, aspettative.  Il luogo dove le  correnti dell’adolescenza, della famiglia e dell’educazione, dell’istruzione e della formazione, della società e dei suoi investimenti, della curiosità e della stronzaggine, s’incontrano e mescolano. Può non affascinare un posto sifatto?”.

Ervas, qual è la figura di insegnante di “Inutile Tentare Imprigionare Sogni” che l’ha colpita di più?
“Naturalmente il conte Vlad. Cristiano ne rende tutta l’umanità, che è la qualità che fa di un laureato un buon insegnante. L’abbandono dell’insegnamento, da parte  del conte Vlad, equivale all’onesto riconoscimento di non essere attrezzato per svolgere una funzione così complessa.  Eppure l’affetto che Cristiano gli concede, al momento dell’addio, è la prova che il conte Vlad, magari in un altro momento della sua vita, sarebbe potuto essere un ottimo 'accalappia-studenti'”.