Culture
Fernando Botero, Pietrasanta lo celebra con la proiezione del docufilm
Un ritratto d'artista di grande fascino, una carriera strepitosa tra determinazione, passione e talento, raccontata in prima persona dall'artista e dai figli
Il legame tra il maestro Botero e Pietrasanta emerge forte dal docu-film del regista canadese Don Millar "Botero, una ricerca senza fine", distribuito da Wanted e nelle sale da alcune settimane. La prima delle due proiezioni evento speciali, promosse al Cinema Comunale con il patrocinio del Comune di Pietrasanta, che si è tenuta martedì 28 gennaio, ha riavvolto il nastro dei ricordi attorno alla figura straordinaria di uno degli artisti contemporanei più grandi che ha contribuito all’internazionalizzazione dell’artigianato artistico della Piccola Atene. Un ritratto d'artista di grande fascino, una carriera strepitosa tra determinazione, passione e talento, raccontata in prima persona dall'artista e dai suoi figli. Dalla Colombia passando per New York, Parigi, sino ad arrivare a Pietrasanta di cui il Maestro decanta gli artigiani, definiti i migliori del mondo, un luogo d'elezione che per lui e la sua famiglia, inclusi figli e nipoti, rappresenta "casa". Il film è stato introdotto dal sindaco, Alberto Giovannetti e dall'Assessore al Turismo e Cultura, senatore Massimo Mallegni, che nel 2001 conferì, quando era sindaco la cittadinanza onoraria a Botero, con la testimonianza della storica dell'arte e gallerista Barbara Paci, della direttrice dei musei civici Chiara Celli e dell'artigiano Adolgo Agolini. Nelle parole di tutti loro, l'affetto e la riconoscenza per quanto Fernando Botero ha contribuito a far conoscere il nostro territorio. Così, mentre sullo schermo si stagliava la dimensione internazionale di Botero, considerato l'artista vivente più famoso al mondo, in sala artisti e artigiani, semplici appassionati, i tanti amici di Pietrasanta, si godevano con un filo di emozione l'orgoglio di ammirare Piazza Duomo tra le tappe più importati di una vita eccezionale. Fernando Botero è, senza alcun dubbio, l'artista colombiano più famoso nel mondo. Nato a Medellin nel 1932, ha vissuto a Firenze negli anni '50, a New York nei '60 e nei '70 a Parigi. Le sue sculture giganti e le sue forme naif, sensuali e sinuose sono riconoscibili a prima vista e ben note ai pubblici d'Europa e degli Stati Uniti. Nel 2015 ha esposto per la prima volta in Cina e di recente ha donato la sua collezione alla città di Bogotà, nel Museo che porta il suo nome e nel Museo de Antioquia. Ma di come si sia avvicinato all'arte da autodidatta e dei principi che animano il suo fare artistico, si sa molto poco. Attraverso un dialogo continuo tra l'artista e i suoi tre figli, Lina, Fernando e Juan-Carlos e gli interventi di critici d'arte e galleristi, il regista canadese Don Millar scopre i temi e i traumi ricorrenti nell'opera di un creativo instancabile e controverso per la sua popolarità e accessibilità. Innamorato dell'Italia, di Piero della Francesca e della pittura rinascimentale, l'artista dal 1983 soggiorna a Pietrasanta, dove lavora presso le fonderie Mariani, Versiliese, Del Chiaro, L'Arte, Da Prato, Tesconi, Navari e presso i laboratori Cervietti, Giuseppe Giannoni, Roberta Giovannini, Scultori Associati. Nel 1991 riceve il Premio "Pietrasanta e la Versilia nel mondo", mentre nel 2001 gli viene conferita la "cittadinanza onoraria". Alla città dona la scultura "Il Guerriero" in Piazza del Municipio (1992) ed esegue gli "affreschi" nella Chiesa della Misericordia (1993). Oltre alla sua personale in Piazza del Duomo e Chiesa di S. Agostino a Pietrasanta (2000 e 2012), prende parte a molte collettive nell'area, tra cui la "X Biennale di Scultura" di Carrara (2000). Quello con Pietrasanta è dunque un legame straordinario, città che l'artista da sempre considera il suo buen retiro.