I fiori sono in arrivo, le star anche, l’Ariston è in pieno fermento. In attesa della 68° edizione del festival di Sanremo diretta da Claudio Baglioni la piattaforma di moda Syilight voluto ripercorrere la storia di Sanremo con un filo di nostalgia, creando illustrazioni minimaliste di alcune delle più iconiche canzoni vincitrici di queste sette decadi di Festival.
Eccole qui, una per decade, insieme a numeri e curiosità sul perchè siano diventate simboli del Festival e della musica del Belpaese.
ANNI '50
Cominciamo da una pietra miliare della storia della musica italiana, divenuta famosa in tutto il mondo. Non tutti sanno che Nel blu dipinto di blu (Volare) è stata anche la canzone vincitrice del “Song of the Year” della prima edizione degli americanissimi Grammy Awards nel 1959 (l’anno dopo aver vinto a Sanremo). Non a caso in giro per il mondo sono in molti a saperne il ritornello e “Volare” è stato addirittura depositato alla SIAE come titolo alternativo della canzone. Domenico Modugno la presenta a Sanremo insieme a Johnny Dorelli, indossando un’iconica giacca azzurra (giustamente) con reverse in raso: da lì, la scalata verso il successo, con oltre 25 milioni di copie vendute al mondo, 1.500.000 solo in Italia.
ANNI '60
A 16 anni Gigliola Cinquetti conquista con Non ho l’età il palco del Festival e il cuore del pubblico, mantenendo tuttora il primato di vincitore più giovane. E pensare che non voleva nemmeno cantarla (confessione fatta recentemente)! È il 1964 e Gigliola vola anche a Copenaghen per l’Eurovision Song Contest, vincendolo (prima vittoria per l’Italia, seguita solo da Toto Cotugno nel 1990). Di questa canzone vengono realizzate cover in diverse lingue: Luna nel blu in Germania, No tengo edad in Spagna, Je suis à toi in francese, This is my prayer per i mercati anglofoni e Yumemiru per quello giapponese.
Non è il disco di quell’edizione di Sanremo che ha venduto di più (viene superato da Una lacrima sul viso del diciannovenne Bobby Solo) ma vende oltre 2,5 milioni di copie in tutto il mondo (1,2 solo in Italia).
ANNI '70
Adriano Celentano, che ha festeggiato qualche settimana fa i suoi 80 anni, presenta Chi non lavora non fa l’amore sul palco della 20° edizione di Sanremo in doppia esecuzione con la moglie Claudia Mori. Il Molleggiato dimentica le parole e interrompe l’orchestra all’inizio dell’esibizione (si dice l’abbia fatto per stare più tempo sul palco e colpire l’audience). La canzone parla del grande tema delle rivendicazioni dei lavoratori a fine anni ’60, e viene infatti ribattezzata – non senza polemiche -“canzone antisciopero”.
Vende in sei mesi più di 750.000 copie ed è l’unica canzone con la quale Celentano vince Sanremo (nel ’61 arriva secondo con 24 mila baci mentre nel ’66 con Il ragazzo della Via Gluck raggiunge i gradini più bassi della classifica, vendendo poi però 1 milione di copie solo in Italia).
ANNI '80
Quando Massimo Ranieri si presenta sul palco dell’Ariston con Perdere l’amore è il 1988 e l’artista napoletano viene da dieci anni in cui si è concentrato prevalentemente al teatro. In pochi sanno che la canzone, divenuta poi una delle perle della musica italiana, era stata presentata da Gianni Nazzaro l’anno precedente ma era stata scartata dalla commissione. Immaginate le polemiche.
Ranieri stravince anche grazie ad esibizioni magistralmente teatrali e resta in vetta alle classifiche in Italia per cinque settimane. Grazie anche a questa canzone il cantante è uno degli artisti italiani che ha venduto più dischi al mondo (14 milioni), nonostante abbia vinto una sola volta il Festival (partecipando a sei edizioni).
ANNI '90
Alzate la mano se non vi ricordate questa canzone. I Jalisse la dedicano ai discografici che li riempivano di frasi fatte per poi dire che non erano interessati a loro, ma il testo si trasforma poi in un pezzo sul tema della comunicazione di coppia. Fiumi di parole vince sul palco dell’Ariston ma non scala le classifiche (circa 50.000 copie vendute). C’è stata anche qualche polemica attorno al brano, che molti ritenevano simile a Listen to your heart dei Roxette (che però non hanno mai agito legalmente).
Dopo quella vittoria a Sanremo 1997, i Jalisse non hanno mai più passato le selezioni della commissione del Festival (“sono 21 anni che ci escludono” hanno dichiarato negli scorsi giorni). In inglese verrebbero definiti “one hit wonder”, coloro che interpretano un solo grande successo. C’è da dire che almeno con Fiumi di Parole hanno lasciato il segno: bene o male, purchè se ne parli, giusto?
ANNI 2000
Un sondaggio di Rockol l’ha decretata “migliore canzone del decennio 2001-2010”: Luce (Tramonti a Nord Est) nasce in inglese con il titolo Come speak to me e per poter partecipare a Sanremo viene tradotta in italiano da Elisa con l’aiuto di Zucchero (in particolare per il ritornello e l’inciso “siamo nella stessa lacrima”). È la prima canzone in italiano pubblicata da Elisa e il riscontro è incredibile: dopo solo un mese il singolo si aggiudica il disco d’oro (30.000 copie vendute).
Eletta tra i migliori brani vincitori di tutta la storia di Sanremo da un sondaggio del Secolo XIX, Luce resta ai vertici della classifica dei singoli per quattro settimane. Quell’anno a Sanremo Elisa vince non solo il primo posto nella categoria Big, ma anche altri due premi (Premio Mia Martini della critica e Premio Volare migliori interpretazione).
ANNI 2010
In un decennio Sanremese caratterizzato dalle vittorie di cantanti provenienti dai talent show (5 su 7 vincitori – dal 2009 al 2015), Arisa sale sul podio più alto della kermesse nel 2014 contro i pronostici che davano per favorito Francesco Renga (quarto classificato).
Controvento è il brano più passato nelle radio il giorno successivo la sua presentazione e ottiene due dischi di platino. Arisa ha nel suo repertorio risultati molto buoni al Festival: su cinque partecipazioni ottiene due primi posti (nel 2009 all’esordio nella sezione Nuove Proposte con Sincerità e nel 2014) e un secondo posto (La Notte).