Culture

Fenomenologia di Corona. La psicologa Martello ad Affari

di Maria Carla Rota e Virginia Perini

L'ex fotografo dei vip si è costituito. "In carcere rischio di morire". LA CRONACA

TORNA IN ITALIA - E' stata confermata l'estradizione di Fabrizio Corona. Venerdì pomeriggio sarà a Milano. E' stato deciso a conclusione dell'udienza tenutasi nella capitale portoghese dopo il suo arresto.

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L'INTERVISTA DI AFFARI ALLA PSICOLOGA MARIA MARTELLO

Corpo bello e attraente, ricchezza abbondante e tutta da spendere per godersi la vita, senso di sicurezza ostentata, offerta di protezione alla donna che sarà disposta a seguirlo: è questo il mix "magico" che rende Fabrizio Corona una sorta di eroe agli occhi di tante donne. E il suo ultimo colpo di teatro, la fuga di fronte alla sentenza e poi la decisione di costituirsi, aggiunge un ulteriore tassello all'immagine che l'ex fotografo dei vip ha sempre dato di sè. Ad analizzare il "personaggio Corona" per Affaritaliani.it è la psicologa e mediatrice Maria Martello (www.istitutodeva.it).

"Partiamo dal suo aspetto fisico: Corona ha un corpo bello e statuario, che attrae di per sé il desiderio femminile. A questo si aggiunge il suo modo di essere. E' un uomo che nella vita di denaro ne ha fatto tanto e nella nostra società 'avere' è un elemento che affascina. Non solo. Corona non accumula soldi per metterli da parte o per re-investirli, per esempio in attività imprenditoriali. Lui "ha" per spendere. Ama esibire il frutto del suo lavoro trasformandolo in qualità della vita: belle macchine, abbigliamento griffato, palestra, viaggi e vita mondana. Tutti elementi che oggi associamo all'idea di felicità". E poi c'è quel senso di sicurezza che il bello e dannato ostenta in ogni suo gesto. "Alle donne dice: 'Vieni con me, sarai al sicuro, ti condurrò io' - continua la Martello -. E le donne, a torto o a ragione, da sempre cercano un uomo che dia loro sicurezza. Ma certamente siamo lontani da un rapporto d'amore basato su affettività e responsabilità". Anche nel caso di relazioni lunghe, come quelle con Nina Moric o Belen Rodriguez. "Le donne sono un contorno nella sua vita, non persone con cui costruire un rapporto vero e profondo. Lui ti fa entrare nella sua realtà fatta di lustrini, ma resti una parte dell'arredo, perché il suo progetto e il suo stile di vita vanno avanti autonomamente".

Un eroe che non ama le regole e fa della trasgressione la sua cifra stilistica. "Si è costruito dei parametri di comportamento tutti suoi, non legati ai valori della società civile. Riconosce solo il suo modo di stare al mondo e non si confronta realmente con le regole dello stato italiano". Il fatto che si sia costituito? "C'è stato un grande impegno delle forze dell'ordine per non subire questo smacco. Lui si sarà sentito braccato e ha deciso di consegnarsi alla polizia. Mi sembra il gesto di un eroe sfinito che però, a suo modo, ribadisce ancora una volta: le regole le decido io, sono io che mi consegno. E' l'ennesimo show, l'ennesimo gesto teatrale. Un cittadino qualsiasi avrebbe preso atto della sentenza e  avrebbe dato il primo segno di rispetto della legalità magari riservandosi di richiedere a tempo debito le opportunità a suo favore contemplate dal sistema giudiziario, quali per esempio l’affidamento ai servizi sociali. Corona, invece, riesce ancora una volta a dare l'idea di essere lui il padrone della situazione. E' lui che dice: diamo un taglio a questa situazione non chiara. Ma di fatto quella situazione non gliel'ha imposta nessuno, ha deciso lui di scappare. E la sua è un po' la vittoria di Pirro". Infine, un 'consiglio' alle donne: "Meglio sfatare il mito dell'uomo-bambino che mette solo se stesso al centro del mondo, annientando chi gli sta intorno, compresa la sua compagna. Il vero maschio si mette sì al centro, ma sa interagire con gli altri maschi e con le donne che lo circondano".

Le donne che lo hanno visto dal vivo, anche le più scettiche, quelle che non lo amano, sono cadute ai suoi piedi. Non si parla di vip, ma di ragazze a cui è capitato di incontrarlo in Corso Venezia a Milano o nei locali che lui era solito frequentare. Il fascino di Fabrizio Corona sembra essere inequivocabile e ora, forse, aumenterà. Il coup de theatre del fascinoso carcerato che scrive le proprie memorie dalla sua angusta cella a San Vittore (strabiliando tutti quelli che non avrebbero scommesso un centesimo sulle sue qualità di autore) non è stata l'ultima mossa ad effetto del re dei paparazzi. Ora, come il protagonista di un film americano, ci sono state in sequenza la fine della love story con la nina mala Belen Rodriguez, una condanna per estorsione, una poesia misteriosa lasciata su Facebook e la fuga.

 

Poi come se non bastasse la scelta di consegnarsi alle autorità ("non sopporto il peso della finzione"). Un delinquente qualunque? Niente affatto, pare evidente. Più un personaggio dei fumetti, soprattutto se lo si paragona agli aguzzini o ai politici corrotti vecchi e brutti di cui si legge nelle cronache dei giornali. Se avesse fatto tutto apposta (come sostiene qualcuno)? Geniale, un vero attore. Il risultato? E' quello di un eroe contemporaneo, cinico nel perseguire le sue frodi, ma quasi romantico nel gestirne i contesti, perfetto per un film di Tarantino, con la bellezza e la verve dei protagonisti delle serie tv.

 

Siciliano, catanese per la precisione, focoso e possessivo come tutti gli uomini del segno dell'ariete e con la grande passione per le auto. Chi conosce davvero Fabrizio Corona? Forse nemmeno le sue donne. Nel 2007, in Vita pericolosa di un fotoreporter randagio (la sua prima pubblicazione), amava dipingersi come il bello e dannato che forse è davvero, disposto a tutto pur di provare emozioni. In qualche intervista non ha fatto fatica ad ammettere che la sua professione l'aveva scelta per due motivi: "I soldi e il rischio". Poi il giallo del 2010, volutamente ispirato a Camilleri, ha confermato la sua passione per il mistero e la sua voglia entusiasta e spregiudicata di buttarsi anche in situazioni "nuove" come il mondo della letteratura, non proprio nelle sue corde "per natura". Ma a lui non frega niente di fare brutta figura. Lui si butta. Non possiede infatti altri riferimenti letterari degni di nota visto che Corona non leggeva da bambino, non sa chi sia Jack Kerouak e conosce Bukowski solo di nome (ha raccontato lui stesso). Chi ha ucciso Norma Jean?? prende spunto dalle vicissitudini personali dell'autore e dall'ambiente che quotidianamente frequenta, fatto di gente dello spettacolo, paparazzi, spogliarelliste ed escort ed è scritto con quella schiettezza sfrontata che esiste solo nei fumetti. E ora? Prigione, un'altra fuga? La salvezza? Show must go on...