Culture
Nba, la mostra di Finazzer Flory fa canestro: boom di ingressi senza precedenti























Prorogata fino a domenica 11 ottobre, si è rivelata un successo “Immagini a canestro: ball don’t lie”, la mostra milanese sul basket americano curata da Massimiliano Finazzer Flory in collaborazione con l’NBA e La Gazzetta dello Sport. Dal 27 settembre a oggi ha superato i 5 mila visitatori, 1500 solo all'inaugurazione, posizionandosi ai livelli dei grandi eventi di Palazzo Reale. A conquistare un pubblico molto più filo-cestistico di quanto si possa immaginare in questa Italia calcio-centrica lavori multimediali e immagini dei momenti più emozionanti (dal 1990 al 2015), le azioni più belle, i tiri più sorprendenti degli ultimi venticinque anni, da Magic Johnson a Stephen Curry.
Sono intervenuti dal Texas Ettore Messina dei San Antonio Spurs e Gianluca Pascucci dei Houston Rockets. Presenti anche Dan Peterson, Sandro Gamba, Dino Meneghin e miss Italia. E in anteprima, ancora in fase di allestimento, la mostra è stata visitata da Danilo Gallinari.
A confronto protagonisti che hanno fatto la storia di questi ultimi venticinque anni da Michael Jordan a LeBron James. Alla mostra si accede da un tunnel in cui riecheggiano le voci dei tifosi. Al centro della mostra da un tabellone si possono seguire immagini e musica con i sounds of the game. Tra le sezioni dell’esposizione vi sono anche i buzzer beater ovvero i più spettacolari tiri all’ultimo secondo.
Massimiliano Finazzer Flory racconta ad Affaritaliani.it i particolari dell'evento.
Com'è nata l'idea di una mostra dedicata all'Nba?
"Su e giù per gli US, in tournée teatrale. Forse a New York in un dopo partita al Madison Square Garden, dopo un incontro con l'amico Spike Lee in cui capii che la sua passione per il basket era impegno artistico e al tempo stesso politico in favore dei diritti che questo nostro sport rappresenta. O forse, a pensarci bene, è nata ancora prima quando da bambino seguivo la voce di Dan Peterson e sognavo questa America che oggi, con questa mostra, rappresento. Sinceramente ancora non ci credo che il bambino e l'uomo siano ancora in partita".
Quali personaggi sono stati coinvolti nell'organizzazione della mostra?
"I massimi livelli dell'NBA senza i quali nulla è possibile. Ho lavorato con un'organizzazione seria, rigorosa, perfino dura. L'immagine per l'NBA è la cifra di un valore non solo economico. I miei rapporti sono stati con le direzioni degli archivi digitali in New Jersey dove in agosto abbiamo 'girato e montato' la storia e la struttura della mostra e con le direzioni della comunicazione dell'NBA a Londra perché questo evento a Milano, che è il primo al mondo in questi termini, ha una campagna di comunicazione anche europea. In effetti questo progetto rimette insieme vecchio e nuovo continente come in un unico campo da gioco.
Ci racconta qualche aneddoto sulla preparazione di questo evento tra Italia e Usa?
"Una notte mio figlio Francesco co-curatore della mostra mi mostrò un video di LeBron James il cui tema era il ritorno del campione a Cleveland. Piansi per la commozione sentendomi fisicamente uno di quei neri che accoglieva il proprio fratello. Trovai quel video un capolavoro emotivo. Un altro momento è stato quando sempre con Francesco in New Jersey ci siamo affacciati alla sala dell'instant replay. Le luci erano spente. In quella sala si decidono le sorti di una partita quando l'azione è dubbia. Io avvertivo dentro di me le grida i sospiri la gioia di milioni di tifosi di tante partite".
Il basket viene finalmente celebrato come arte dopo anni di ombra in questa Italia calciocentrica, come crede si possa portare più al centro questo meraviglioso sport?
"Da artista e da liberale non posso che essere contro i monopoli. Il calcio e i suoi interessi economici spesso poco chiari, i mass media asserviti dal populismo e la pubblicità hanno fatto molto contro il basket. E non solo dal punto di vista della comunicazione. Anche la classe dirigente del basket ovviamente ha responsabilità. Avremmo dovuto parlare, protestare e piantare come alberi campetti di basket in ogni quartiere di ogni città. È evidente comunque che dobbiamo ripensare alla comunicazione e legarci a modelli di successo e l'NBA per quanto mi riguarda è la leadership che insegna. Certo finché non avremo università che sostengono il basket con proprie squadre ci mancherà qualcosa che in America è fondamentale. Da questo punto di vista due esempi da seguire in Italia sono la Luiss di Roma e la Bocconi di Milano".
Installazioni, foto, multimedialità. Quali sono le caratteristiche principali di questa mostra?
"Questa mostra è montata da un lato come un film attraverso dieci storie dove le video istallazioni raccontano attraverso confronti, confessioni, episodi decisivi dei protagonisti. Dall'altro "Immagini a Canestro" è anche il titolo di una mostra che fa del basket arte contemporanea dai contenuti e colori futuristi. Credo tuttavia che la regia di questa esposizione abbia un ulteriore e per me importante obbiettivo: quello di far rivivere ad uno spettatore che entri avendo alla spalle Milano un'esperienza spaesante fisicamente americana facendolo vivere per un'ora altrove, per alcuni a difesa di un passato più felice, per altri in attacco verso un sogno".
Questa mostra ha un valore anche sociale quindi giusto?
"Certo. Il basket prima di altri sport ci ha insegnato quanto bello sia l'integrazione tra culture e razze diverse e che soprattutto questa missione è nel cuore di questo sport e proseguirà nei prossimi anni verosimilmente verso l'Africa. Se poi per valore sociale vogliamo anche fare i conti con il titolo "Ball Don't Lie" otterremo il canestro della vittoria. In Italia chi perde vuole avere sempre ragione. Patetico. Nel basket chi perde ha sempre torto".
Che cosa "insegna" la pallacanestro americana alla società e ai giovani di oggi?
"Che se sei povero in una città difficile dove sulle strade si ruba o ci si droga hai un'alternativa. Puoi giocare a basket, diventare un campione che con la sua ricchezza potrà aiutare i meno fortunati. Il basket americano insegna che la sconfitta a volte è più importante della vittoria. Solo il duro lavoro, la tenacia, la volontà, la disciplina, l'amore per quello che fai insieme ad un infinito esercizio danno risultati. Ed allora in quel momento se sei davvero concentrato 'in trance agonistica' nella tua testa il mondo diventa perfetto e il canestro largo come un oceano".
Tutti i materiali della mostra provengono dall’archivio ufficiale in New Jersey dell’NBA" anticipa il regista e attore Massimiliano Finazzer Flory, ideatore della mostra.
L’ingresso alla mostra è libero, aperto ogni giorno dalle ore 12:00 alle ore 21:00.
Sede dell’esposizione: l’arena del Samsung District in Viale della Liberazione, 9 a Milano.