Culture

Poesie, di René Char

di Alessandra Peluso

 

“Non c’è poesia o singola riga di René Char che non ci dia il senso dell’apertura. Uno spazio accresciuto, che illumina, è l’istante del nostro respiro presente, è un senso d’apertura, ma è anche l’abbraccio del silenzio”, scrive Jean Starobinski, su “Ritorno Sopramonte e altre poesie”, curate da Vittorio Sereni, poeta e amico di Char; un altro traduttore e profondo conoscitore dello stesso è Giorgio Caproni che ritroviamo nella nuova raccolta di poesie per Einaudi, “Poesie”, di René Char, con il medesimo arduo compito di Sereni di tra-durre, ossia condurre attraverso, portare la parola al lettore, e talvolta, tradire i versi. Tra i due si è intessuto come si capirà un rapporto fitto di carteggio.

Caproni scrive nella prefazione che “già alla prima pagina la Bellezza, cioè la vita nella sua vera essenza, è presente, e muove il lettore con la concretezza e il passo leggero di una ragazza, le cui braccia si sono adoperate, durante il giorno, tra i fragili rami delle mimose”.  Non si può dire di un grande poeta poche righe, ma spera Caproni, di averlo interpretato bene e addirittura di essere stato mosso dal tentarne appunto, la traduzione, una profonda gratitudine. Un sentimento di gratitudine, giustappunto, costituisce il fascino della conoscenza tra Char e quest’ultimo, poeti e soprattutto, uomini.  Mentre, la cura del libro “Poesie” è affidata a Elisa Donzelli, abile ad attrezzare il lettore di una nitida visione storica e storiografica, in modo da accedere ai versi di Char con maggiore consapevolezza oltre a un apparato critico per destreggiarsi soltanto dopo aver sognato, sudato, vissuto il poeta.

In punta di piedi e preso per mano da Giorgio Caproni si accede all’incontro con René Char animato da un amor dei che coinvolge ogni aspetto dell’umano, grazie al quale si abbattono gli ostacoli che lo stesso individuo pone in essere durante il percorso esistenziale. Si accede con una dichiarazione d’amore al “La Compagna del cestaio”: «T’amavo. Amavo il tuo volto di sorgiva scavato dal temporale e la sigla del tuo dominio stretta intorno al mio bacio. C’è chi fa assegnamento su un’immaginazione tutta tonda. A me basta andare. Ho riportato dalla disperazione un cestino così piccolo, amor mio, che lo si è potuto intrecciare di vimini» (p.13).  Da versi prosaici, liberi, a terzine, poemi, sino a giungere ad aforismi, e come un sassolino gettato in acqua crea un eco roboante in profondità così le parole di Char scavano la superficie cercando riparo nell’eternità; si legge: «Se abitiamo un lampo, esso è il cuore dell’eterno»; «Di tutte le acque chiare, la poesia è quella che meno indugia ai riflessi dei suoi ponti. Poesia, vita futura nell’intimo dell’uomo riqualificato» (p.75).         

Ed ecco, il ‘taumazein’ emanato dalle sue poesie non concede tregua al pensiero, si vola insieme al gabbiano e al contempo, si nuota con lo squalo, in natura lo sguardo è in armonia, mentre annaspa di dolore per la loro non comunicazione. Tra dolore e solitudine, la fedeltà alla donna amata. Ci si aggira nella silloge “Poesie” come in un labirinto, non si corre il rischio di restare soli tra un’allodola e un serpente, l’insonnia dell’amore: «Amore che chiami a gran voce, l’innamorata verrà, / Gloria dell’estate, oh frutti! / La freccia del sole le trapasserà le labbra, / il trifoglio nudo sulla sua carne arriccerà …» (p. 149). Non c’è spazio al respiro. Il dolore, la malattia sono vissuti dal poeta come elemento di crescita, un’opportunità condivisa con l’amico Albert Camus. Insieme scriveranno versi per raccontare la verità, senza paure.

Char il poeta della vita, del vero, dell’umano; non scende alle miserrime condizioni nel raccontarlo, decantandone limiti e contraddizioni, esalta la bellezza delle parole che ben tessute creano immagini estasianti. Al contempo, in un gioco colorato di natura, accede al nero delle calamità e come in un miracolo, la campana a martello rintocca “l’anima dicendole che non esiste un uomo migliore di quella”.

Gratitudine dunque, coscienziosa e totale a Caproni, traduttore e amico grato, a Char, alla doviziosa cura di Elisa Donzelli e alla possibilità offerta da Einaudi di avere tra le mani un tesoro di tale entità.