Culture
Festival di Venezia: l’arte protagonista con Van Gogh e Bernini
Julian Schnabel in concorso con la vita di Vincent Van Gogh. Bernini protagonista del film girato alla Galleria Borghese
di Andrea Cianferoni
Alla Mostra del Cinema di Venezia è il giorno di At Ethernity’s Gate, film in concorso di Julian Schnabel che racconta la vita del grande pittore olandese Vincent Van Gogh (interpretato da Willem Dafoe), negli anni trascorsi nel sud della Francia prima di essere internato in manicomio. Non è una biografia ma è un insieme di scene ispirate a dipinti di Vincent Van Gogh, eventi della sua vita comunemente accettati come fatti realmente accaduti, dicerie e scene completamente inventate. Trenta anni fa, nel 1988, Willem Dafoe approdò al Lido di Venezia con l’interpretazione, molto discussa e contestata dalle associazioni di cristiani tradizionalisti, ne L’ultima tentazione di Cristo, diretta da Martin Scorzese, che fu accusato di blasfemia. Questa volta il ruolo è molto più pacato, un ruolo che - come afferma Schnabel - vuole far riflettere sul significato dell’essere artista. E’ finzione, e nell’atto di perseguire il nostro obiettivo, se tendiamo verso la luce divina, potremmo addirittura incappare nella verità. L’unico modo di descrivere un’opera d’arte è fare un’opera d’arte. Oltre a Dafoe nel cast anche Rupert Friend, Oscar Isaac, Mads Mikkelsen, Mathieu Amalric, Emmanuelle Seigner, Niels Arestrup.
Schnabel, laureato in arte all’università di Houston, ha allestito la sua prima mostra nel 1979 alla Mary Boone Gallery di New York. Le sue opere, dalla scultura alla pittura, sono esposte nei musei e nelle collezioni di tutto il mondo, dal Moma di New York al Guggenheim di Bilbao, diventando di fatto un esponente di spicco del neoespressionismo. E al Guggenheim Museum di Venezia si svolgerà mercoledi 5 settembre la Consegna del Premio Fondazione Mimmo Rotella 2018 a Willem Dafoe e Julian Schnabel nel centenario dell'artista calabrese (Catanzaro 1918 - Milano 2006). La Fondazione Mimmo Rotella, nella persona di Aghnessa Rotella, figlia di Rotella e Presidente della Fondazione a lui dedicata, insieme al Direttore Artistico del premio, Gianvito Casadonte, assegneranno come ogni anno il prestigioso riconoscimento che consiste in un’opera del Maestro del décollage, e che è inserito tra gli eventi collaterali della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, ad un personaggio che, nel corso della carriera, si è distinto come grande artista, lasciando un segno indelebile del proprio percorso, così come Rotella con la sua arte.
MOSTRA VENEZIA: OGGI AL LIDO NATALIE PORTMAN E L'AMERICA DI TRUMP Sarà Natalie Portman a catalizzare oggi l'attenzione del Lido. Atteso in concorso alla Mostra del Cinema c'è infatti 'Vox Lux', il film in concorso di Brady Corbet che vede l'attrice premio Oscar negli inediti panni di una superstar del pop che deve fronteggiare l'impatto che una grande tragedia ha avuto sugli Usa. Con lei nel cast anche Jude Law. Il concorso si tinge di giallo per gli altri due film in competizione oggi: 'Acusada' del regista argentino Gonzalo Tobal racconta la storia di una studentessa agiata che viene accusata di aver assassinato la sua migliore amica e indaga anche su dilagare della cronaca nera nei media e sugli effetti che questo produce in chi è coinvolto; è invece ispirato a fatti realmente accaduti, 'Werk ohne Autor' ('Never look away') del regista tedesco Florian Henckel von Donnersmarck, che attraversa tre epoche della storia tedesca narrando le vicende di una giovane coppia la cui relazione viene osteggiata per motivi indicibili, che affondano le radici in un crimine commesso molti anni prima. Atteso fuori concorso, infine, il nuovo documentario del maestro statunitense Frederick Wiseman, 'Monrovia, Indiana', che indaga l'America rurale, mostrando una piccola comunità dell'Indiana. Un doc che aiuta a comprendere l'affermazione politica di Donald Trump. |
Quest’anno il Premio sarà consegnato a Julian Schnabel con la seguente motivazione: Schnabel è un cineasta di fama internazionale che, con una visione innovativa e sensibilità unica, ha saputo raccontare il mondo contemporaneo e il rapporto tra cinema e arte. Alla Mostra del Cinema , l’arte è protagonista anche con la produzione Magnitudo Film, che ha presentato due dei suoi titoli più attesi del suo listino nello Spazio della Fondazione Ente dello Spettacolo. Il documentario su Bernini racconta il genio dell’artista attraverso la mostra che gli è stata dedicata alla Galleria Borghese, a Roma, dal 1° novembre 2017 al 4 febbraio 2018. Il film su Palladio visita alcuni dei luoghi più strettamente legati al famoso architetto che, nel 2010, è anche stato proclamato “padre dell’architettura americana” dal Congresso degli Stati Uniti. Alla conferenza stampa di presentazione del documentario erano presenti: Antonio Foscari, architetto e professore di storia dell’architettura; Anna Coliva, direttrice della Galleria Borghese di Roma; Luigi Ficacci, storico dell’arte e soprintendente Beni Culturali di Lucca e Massa Carrara e Francesco Invernizzi, AD Magnitudo Film.
Bernini racconta il percorso di un grande artista poliedrico e multiforme, considerato il massimo protagonista della cultura figurativa barocca. La sua opera conobbe un clamoroso successo e dominò la scena europea per più di un secolo dopo la morte. Gian Lorenzo Bernini arriva giovanissimo a Roma da Napoli con il padre Pietro, chiamato dal cardinale Scipione Borghese, e questo fanciullo di 11 anni si trova avvolto in quella che lui stesso definita una foresta di statue. La più grande, e più bella, collezione al mondi di scultura antica. Purtroppo così bella che quando Napoleone diventa imperatore e decide di crearsi il museo Napoléon (che poi diventerà il Louvre) e vuole la più bella collezione al mondo, che era proprio la collezione Borghese.
Non fa molta fatica perché deve solo rivolgersi a suo cognato Camillo Borghese che aveva sposato Paolina Bonaparte, di cui ancora oggi rimane la impareggiabile statua, la quale però ci è costata qualcosa come 495 pezzi di scultura antica. La prima opera che Bernini realizza a 18 anni è monumentale, una sorta di sfida che fosse in grado di competere con l’antico, non solo nella meraviglia della tecnica e illusorietà della scultura, ma anche nelle dimensioni. I Borghese, per loro cultura, sono dei collezionisti di opere da collezione da casa anche nella città. Ogni papa lascia a Roma una testimonianza imperitura, i Borghese lasciano le fontane. Bernini stesso si impone la sfida di realizzare delle fontane ancora oggi memorabili. Ne ha realizzate molte, avendo nella sua carriera lavorato per ben 9 papi.
Dottoressa Anna Coliva, cosa ha caratterizzato l’arte di Bernini rispetto a quella di altri artisti?
Bernini aveva un grande prodigio tecnico, addirittura superiore a quello di Michelangelo. Tuttora, se si vede la scultura di Apollo e Dafne, anche attraverso le immagini del film, ci si accorge della grande capacità di Bernini di lavorare il marmo senza eguali al mondo, usando però delle procedure e tecniche assolutamente tradizionali. L’unica innovazione, se così si può dire, è stata quella di assemblare più blocchi insieme. Nel Ratto di Proserpina, a Bernini manca un pezzo per fare l’acconciatura e senza farsi dei problemi lo aggiunge a quello già realizzato. Michelangelo non lo avrebbe mai fatto. Avrebbe buttato via il blocco, preso uno più grande ancora, e ricominciato da capo. Questo non è estraneo alla costante polemica anti-michelangiolesca di Bernini, il quale ha sempre riconosciuto un unico vero grande maestro, cioè Michelangelo. Usa tutte le icone michelangiolesche, dal David alla Pietà, per contraddire in termini quella che è stata l’opera di Michelangelo.
Dottor Luigi Ficacci, che tecniche sono state utilizzate nel film per esaltare l’opera artistica di Bernini?
Bernini voleva trasmettere il movimento e l’immediatezza. Lo fa in termini così nuovi e straordinari che creano una grande esperienza visiva. Nel film abbiamo utilizzato riprese lente, per alimentare la percezione attraverso il linguaggio cinematografico. Abbiamo girato in una foresta di statue. Il cinema restituisce la concretezza dell’immagine attraverso l’artificio dell’obiettivo, che si allontana e si avvicina alle statue. Non è un film informativo, ma porta una grande capacità di immaginazione, che ricalca l’esperienza della visita”.