Economia

Almaviva: 1.600 esuberi a Palermo. Paura e rabbia. "E' la fine"

ALMAVIVA: ANNUNCIATI 1.600 ESUBERI A PALERMO, LAVORATORI IN PIAZZA

Almaviva: 1.600 esuberi a Palermo. Paura e rabbia, "E' la fine"

È allarme rosso per i lavoratori Almaviva che tornano a protestare a Palermo contro i tagli prospettati dall'azienda. In concomitanza con il tavolo in corso al Mise, stamane si sono dati appuntamento davanti alla sede della prefettura del capoluogo per mantenere alta l'attenzione sui 1.600 esuberi su un totale di circa 2.800 unità della sede palermitana. Martedì scorso, infatti, l'azienda ha comunicato i dati economici del primo semestre con una perdita di 5,7 milioni e con un ulteriore calo dei volumi da settembre in poi. Una situazione di stallo che sembra preludere al peggio. "È vero che la Sicilia è rinomata come la terra degli agrumi, ma noi non siamo limoni da spremere, anche se è così che ci trattano", dice con amarezza Daniele, 35 anni, con un figlio piccolo e oltre 15 anni trascorsi come operatore a tempo pieno dietro le postazioni in via Cordova. "Sia per numero di familiari sia per anzianità - prosegue - non dovrei essere tra i lavoratori a rischio, ma tra me e o miei colleghi non c'è alcuna differenza e, dopo di loro, io sarei il prossimo. Ormai non ci sono più prospettive, ma se si rispettassero veramente le regole, queste aziende sarebbero floridissime".

Almaviva ha già fatto sapere che, tranne alcuni aumenti temporanei che riguarderanno esclusivamente i mesi di luglio e agosto, i committenti non hanno proposto nessun incremento dei volumi utili a consolidare l'occupazione sul sito palermitano, anzi in prospettiva hanno annunciato un ulteriore calo dei volumi da settembre in poi. Pertanto l'azienda ha confermato l'apertura della procedura di mobilità nella prima decade di settembre.      Tariffe certe e fuga all'estero dei committenti, i nodi sui cui da mesi i sindacati chiedono al governo di vigilare, come segnala un cartello che un lavoratore porta al collo: "Più vicini di certo non agli italiani: riportate il lavoro dei call center in Italia". "È una crisi interminabile giunta ormai alla fine", afferma sconsolato Massimiliano Fiduccia della Slc Cgil Palermo, per il quale "non c'è più tempo e occorre intervenire subito. Oggi a Roma è in corso un tavolo con il ministro Luigi Di Maio, ci auguriamo che da lì parta un percorso di riqualificazione del settore, ma non vorremmo che i tempi si dilatino a dismisura, perché intanto a settembre ci ritroveremo con i licenziamenti. Spiace che la Regione, ancora una volta, non sia al nostro fianco".     Presente, invece, il sindaco Leoluca Orlando, per il quale "la crisi complessiva del settore colpisce in primo luogo la città di Palermo. Per questo abbiamo chiesto e ottenuto che si facesse un tavolo nazionale al ministero dello Sviluppo economico, ma ora - conclude il primo cittadino - chiediamo che si faccia un tavolo nazionale specifico su Palermo".