Economia
Auto elettriche, Xpeng dribbla i dazi di Bruxelles: l'apertura di una fabbrica in Ue per aggirare le tariffe
Non solo BYD, Chery e Zeekr: anche la cinese Xpeng vuole aprire uno stabilimento in Europa per aggirare l’impatto dei dazi
Auto elettriche, la mossa di Xpeng per aggirare i dazi Ue
Non solo BYD, Chery e Zeekr (che fa parte del gruppo Geely), ora anche il produttore di auto cinese Xpeng punta a costruire in Europa per aggirare i dazi di Bruxelles sui veicoli elettrici. Il colosso, che è partner del gruppo Volkswagen, con cui lavora su alcune piattaforme, è ancora nelle prime fasi di selezione di un sito all’interno dell’Unione europea e a riferirlo a Bloomberg è stato direttamente il ceo He Xiaopeng parlando nella sede centrale dell’azienda a Guangzhou, in Cina.
La società prevede di sviluppare capacità produttiva in aree dove i rischi legati al lavoro sono relativamente bassi, ha spiegato He. Ma non solo. Oltre alla costruzione dell'impianto produttivo, Xpeng punta a rafforzare la sua presenza in Europa con l'apertura di un grande centro dati. L'importanza della raccolta e gestione efficiente dei dati emerge come cruciale nell'era dell'automobile connessa e intelligente. La strategia di Xpeng di affiancare la produzione alla gestione dati sottolinea l'importanza delle funzionalità avanzate di guida autonoma e dei servizi connessi, che richiedono grandi volumi di dati per il loro perfezionamento e personalizzazione.
Una competizione globale che si intensifica
L'ingresso di Xpeng nel mercato europeo si inserisce in un contesto più ampio di intensificazione della competizione tra i produttori di auto elettriche, in particolare quelli provenienti dalla Cina. Altri nomi noti nell'industria, come BYD, Chery e Zeekr (quest'ultimo parte del gruppo Geely), hanno già mostrato interesse o preso iniziative simili, spinti dalla volontà di aggirare i dazi europei, che possono variare dal 17,4 al 38,1%. Questo fenomeno non si limita all'Europa ma è parte di un trend globale, come dimostrano le politiche restrittive anche da parte di Stati Uniti e Canada nei confronti dei prodotti cinesi, inclusi i veicoli elettrici, su cui sono state imposte tariffe fino al 100%.
Ostacoli tariffari e politiche protezionistiche
Il panorama internazionale è segnato da un incremento delle barriere doganali, che va interpretato come una reazione alle politiche di sostegno all'industria automobilistica adottate da Pechino. L'amministrazione Biden negli Usa, così come il governo canadese, hanno adottato misure restrittive severe, che comprendono dazi punitivi estesi a una vasta gamma di prodotti cinesi, dai veicoli elettrici ai pannelli solari. Questo scenario pone le basi per una rinegoziazione della geografia produttiva mondiale, dove l'Europa emerge come un teatro strategico di espansione per i produttori cinesi, nonostante o forse proprio a causa degli ostacoli tariffari e delle politiche protezionistiche in vigore.