Economia
Baban (Azione): "Siamo la stampella dell'Italia, non della Meloni"
Il responsabile imprese del partito di Calenda: "Mi aspetto un quinquennio di forte instabilità economica"
La frattura col Pd è insanabile?
Siamo molto distanti dai 5 Stelle, una distanza incolmabile. Con il Pd invece c’è un dialogo aperto, seppur con delle necessarie differenziazioni. Nel Lazio vedremo che cosa fare, stiamo lavorando per cercare di capire se vi sono punti di convergenza.
Lei in Azione si occupa di imprese: come stanno allora le aziende italiane?
Hanno dimostrato una forte capacità e resilienza, perfino inattesa, nel 2022. Ma i fattori esogeni che hanno dovuto arginare ci saranno anche nel 2023, con la madre di tutte le incognite che è l’inflazione. La riapertura della Cina può rappresentare, per assurdo, un problema: riprenderà a crescere rapidamente e questo porterà a un incremento anomalo della richiesta di energia. Questo significa petrolio più caro e container di nuovo alle stelle. Prima del Covid costavano circa 1.500 dollari, poi il costo è schizzato vertiginosamente fino a 18mila dollari. Se dovesse tornare la scarsità di questi strumenti, ci sarebbero ripercussioni anche sulla supply chain globale e quindi italiana.
Dunque non se ne esce, dovremo abituarci a una crisi permanente?
La mia lettura è che la tarda primavera ci porterà una crescita più forte del previsto. Aspettiamo una stabilizzazione del conflitto tra Russia e Ucraina, ma intanto dobbiamo iniziare a pensare al futuro, per non farci trovare di nuovo impreparato. Nel 2021 l’impennata dei costi è stata del tutto inattesa, così come lo sono stati scarsità di materie prime e di manodopera. Se ci dovesse essere una ripresa globale, che cosa dobbiamo aspettarci? Un nuovo shortage delle materie prime e un effetto elastico? Mi aspetto cicli economici brevi almeno per il prossimo quinquennio. E stavolta non potremo neanche contare sulla garanzia statale, che ammontava a circa 200 miliardi. C’è da essere pronti e lungimiranti.