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Economia
Banche, Commerzbank agita la Borsa. La vera sfida è la redditività

di Andrea Deugeni
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@andreadeugeni

Ci saranno pure i dubbi sulla riuscita senza intoppi del piano di salvataggio di Mps. Come anche i timori per un nuovo aumento di capitale per UniCredit (da 7-8 miliardi questa volta), per la massa di non performing loans che il mercato vuole al più presto venduti e neutralizzati nei bilanci delle banche italiane o, ancora e per un effetto shortfall di capitale potenziale per altri istituti tricolori dopo il varo dell'operazione Mps  (che può fare da best practice per il sistema) sulle sofferenze senesi. I fattori che continuano ad alimentare la speculazione finanziaria sui gruppi italiani non mancano. Come se gli stress-test dell'European Banking Authority, prima tanto attesi e che hanno certificato il buono stato di salute del comparto tricolore, non ci fossero stati.

Ma c'è ne uno su tutto di cui il mercato e gli investitori sono ben consapevoli ed è quello che il settore bancario, in tutta Europa, è alle prese con la mission quasi impossible della redditività. Una sfida che, nell'epoca prolungata dei tassi d'interesse a zero, della volatilità borsistica e dell'economa che rallenta nel post-Brexit, mentre il Fintech minaccia ed erode una delle principali fonti del ritorno ai profitti nel 2015 (le commissioni nette, come spiega bene l'ultimo report sul settore di Kpmg), difficilmente le banche del Vecchio Continente, ancora appesantite da elevati costi di gestione generati da strutture classiche di distribuzione, riusciranno a vincere. A meno di riuscire a mandare a casa un po' di dipendenti o accelerare il cambio di pelle epocale dell'operatività dai canali classici a quelli digitali.

Così, in un listino estivo dove il mercato è sempre a caccia di pretesti e all'orizzonte c'è la quasi certezza che i risultati del settore non saranno brillanti, una notizia come gli utili dimezzati della tedesca Commerzbank (372 milioni nel primo semestre rispetto ai 645 milioni dei primi sei mesi del 2015 e ai numeri in calo si è aggiunto il profit warning per gli anni a venire) è quell'informazione che puntella il pessimismo e la bontà delle convizioni sulle performance future del comparto bancario che hanno fatto scattare di nuovo le vendite anche su quel Montepaschi che ieri, al contrario, era stato l'unico gruppo tricolore a salvarsi a Piazza Affari.

Il Footsie Mib, la cui capitalizzazione dipende molto dal comparto bancario, è stato la maglia nera d'Europa. Montepaschi termina le contrattazioni con una flessione pesantissima del 16%. Seguono Bper (-12%), Banco (-10%), Bpm (-10%).

Mentre per UniCredit alcuni analisti sono convinti del fatto che l'esito degli stress test confermi la necessità per la banca di varare un maxi-aumento fino 8 miliardi di euro per rafforzare la dotazione di capitale del gruppo (ai livelli più bassi tra gli istituti europee con rilevanza sistemica), gli occhi degli operatori oggi sono tutti puntati su Intesa-Sanpaolo. La prima banca italiana per capitalizzazione oggi infatti alzerà il velo sulla propria semestrale. Fotografia importante sui conti perché il mercato è preoccupato per i margini che, come avvenuto per Commerzbank, tendono ad essere compressi dal contesto di business.

Per l'istituto guidato da Carlo Messina, Icbpi  (raccomandazione buy e target price di 3,3 euro confermati) stima un utile netto di 685 milioni. Margine d'interesse e commissioni nette previsti in lieve calo sequenziale, a 1,845 miliardi (-0,5% t/t) e a 1,657 miliardi (-1,1% t/t) rispettivamente. Quello che gli investitori sanno e su cui in maniera invana sperano di esser smentiti.

 

 

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