Economia
BancoBpm, fronte Tononi-Leone-fondazioni. Gli ostacoli sul risiko per Castagna
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Giuseppe Castagna è al lavoro sul cantiere della fusione BancoBpm-Bper. Potendo contare, come ha scritto La Stampa, su un canale diretto nelle proprie interlocuzioni con Carlo Cimbri di Unipol, il primo azionista a Modena con il 18,9% del capitale, il banchiere, in tandem con l’assicuratore che ha contribuito alla riuscita della mega operazione Intesa-Ubi, sta definendo la governance del nuovo gruppo che dovrebbe vedere la luce nel secondo semestre. Una volta che l'ex Popolare emiliana avrà completato l’integrazione delle filiali ex Ubi.
Il presidente di BancoBpm Massimo Tononi
La strada di Castagna però non è in discesa. In Piazza Meda, infatti, nella complessa rete di stakeholder che fanno capo al Banco si registrano, fra top manager e soprattutto azionisti, orientamenti diversi sull’opzione strategica da intraprendere per il consolidamento, dossier che si trascina dalla fine del 2019.
Bper o UniCredit? Secondo quanto riferiscono ad Affaritaliani.it alcune fonti interne al gruppo guidato da Castagna, il fronte è variegato in primis a livello di prima linea dirigenziale. E' quasi il segreto di Pulcinella che il Ceo di BancoBpm punti a una fusione con Bper anche per restare sulla tolda di comando (ai danni di Alessandro Vandelli) del nuovo istituto che post-merger, come ha ricordato Equita, darebbe vita al secondo player bancario per dimensione sul mercato domestico con una quota del 13,6% negli sportelli (quindi davanti a UniCredit), il 62% dei quali nel ricco Nord del Paese, dove la quota salirebbe al 15% (il 19% in Lombardia).
In casa propria, però, pare che Castagna debba vedersela con il presidente Massimo Tononi che, sempre come ha rivelato La Stampa, sarebbe più propenso per una fusione con UniCredit, dando vita a un campione nazionale in grado di dare filo da torcere al colosso Intesa, ribilanciandone il peso specifico.
Le fonti riferiscono anche che i rapporti fra l’ex Mps, Cdp e Borsa Italiana, banchiere dall’alto standing arrivato ad aprile in Piazza Meda, non sono proprio idilliaci. Non solo per le diverse visioni strategiche sul futuro della banca. Da presidente di una public company com’è BancoBpm, che solo negli ultimi mesi con il risiko bancario arrivato alle scelte decisive ha visto la creazione di due patti di consultazione nel capitale che vogliono pesare nell’M&A, Tononi cerca di guardare all’interesse di tutti gli azionisti, senza considerazioni personalistiche di ruoli post-fusione.
Attorno al progetto UniCredit (al netto delle scelte del Ceo entrante Andrea Orcel), si starebbe coagulando un fronte inedito costituito dall’ex presidente Carlo Fratta Pasini, titolare di rapporti fra i soci oltre che di piccoli pacchetti azionari, dall’azionista Davide Leone, finanziere italiano attivo a Londra e ideatore del Davide Leone&Partners con in pancia il 4,7% del capitale e da sempre molto critico nei confronti della gestione Castagna e alcune fondazioni come CariTorino e CariVerona.
Questi due enti presenti nel capitale di entrambi gli istituti di credito (In Piazza Gae Aulenti possono contare ambedue su un 1,8% circa). Il merger tutto all'ombra della Madonnina riscuoterebbe successo anche fra le altre fondazioni componenti del patto parasociale che in Piazza Meda ha blindato il 5,5% dell’istituto (oltre a Crt, anche CariLucca, Cassa di Risparmio di Alessandria, Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto ed Enpam).
Il Ceo di Bper Alessandro Vandelli
Dopo il blitz dell'autunno scorso, il patron della U Filters (leader nel mondo dei sistemi di filtrazione) Giorgio Girondi si è portato in ottica speculativa al 4,98%, diventando il primo azionista del Banco. Con il fondatore di Calzedonia Sandro Veronesi (circa 1,5%) e l'imprenditore vitivinicolo veronese Dario Tommasi (1% circa), Girondi ha dato vita a sua volta un altro patto di consultazione che controlla circa il 7,5% del capitale: la formazione non ha ancora scoperto le carte, ma si mormora che guardi favorevolmente all’opzione favorita da Castagna.
@andreadeugeni