Economia
La Bce insegue la Fed e taglia i tassi di 25 punti base, ma la sforbiciata arriva troppo tardi. Ecco perchè
Dalla Germania in recessione all'inflazione da contenere: le nuove sfide di Lagarde. Il commento di Michele Sansone Sansone, country manager di iBanFirst Italia
La Bce è in ritardo: Lagarde taglia i tassi di 25 punti base per mettersi in pari con gli Usa
La Banca Centrale Europea ha effettuato il terzo taglio consecutivo dei tassi d'interesse, riducendoli di 0,25 punti base. Di conseguenza, i tassi di interesse sui depositi presso la banca centrale, sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale scenderanno rispettivamente al 3,25%, al 3,40% e al 3,65%, con effetto dal 23 ottobre 2024. Affaritaliani.it ha interpellato Michele Sansone, country manager di iBanFirst Italia, per comprendere meglio le possibili conseguenze di questa ulteriore riduzione.
"In un mondo ideale, il dibattito si dovrebbe orientare verso l'opportunità di tagliare i tassi di 25 o 50 punti base, per sostenere la crescita. L'inflazione nell'area euro è scesa al di sotto dell'obiettivo della Bce, creando teoricamente spazio per una politica monetaria più accomodante. Nonostante ciò, l'istituto di Francoforte sembra focalizzarsi eccessivamente sul rischio di una spirale salari-prezzi nel settore dei servizi, un fenomeno che gli indicatori economici più recenti non supportano," afferma Sansone.
"I bassi livelli di inflazione riflettono una debolezza della domanda e una fragilità strutturale dell'economia dell'Eurozona. Il deficit fiscale in Francia è al limite, il settore manifatturiero mostra livelli di contrazione, avvicinandosi ai livelli osservati durante la pandemia da Covid-19, le tensioni commerciali con la Cina persistono e i costi energetici nell'Ue superano di quattro volte quelli degli Stati Uniti, accelerando il processo di deindustrializzazione e minando la competitività nel settore dell'Intelligenza Artificiale," aggiunge. "Eppure, nonostante queste prospettive poco rosee, la Bce sceglie di concentrarsi su un'improbabile spirale prezzi-salari, il che potrebbe suggerire, come già accaduto durante la crisi finanziaria del 2007-2008, che la BCE è in ritardo rispetto al ciclo economico."
Ma quali saranno i possibili effetti di questo ulteriore taglio? Secondo l'esperto potrebbero essere i seguenti:
- La Germania è in recessione, mentre il resto dell'Eurozona, con poche eccezioni come la penisola iberica, sperimenta una stagnazione economica. È difficile immaginare cosa potrebbe cambiare questa situazione. Il differenziale di crescita tra Stati Uniti ed Eurozona si sta ampliando, riflettendosi in un significativo divario di potere d'acquisto.
- In secondo luogo, il persistente divario di crescita tra le due sponde dell'Atlantico suggerisce una pressione ribassista strutturale sul tasso di cambio EUR/USD. Le previsioni di mercato per un apprezzamento dell'euro verso 1,15 appaiono ora improbabili nel breve termine. Una correzione verso l'intervallo 1,08-1,05 sembra più plausibile, riflettendo le fondamentali divergenze di performance economica.
- Infine, il settore immobiliare commerciale, particolarmente sensibile alle variazioni dei tassi di interesse, presenta vulnerabilità significative. La BCE ha recentemente condotto una revisione dell'esposizione bancaria al settore immobiliare per valutare la qualità degli attivi nei bilanci degli istituti di credito. Un taglio dei tassi più aggressivo (50 bps), sulla scia di quando annunciato dalla Fed a settembre, avrebbe potuto fornire un supporto significativo al mercato immobiliare, mitigando i rischi di contagio al settore finanziario.
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Sansone conclude: "Esiste un'ultima conseguenza, meno immediata. Storicamente, i Paesi allineati all'ideologia tedesca hanno sempre avuto un peso significativo nel Consiglio direttivo della BCE. Questo probabilmente sarà meno vero in futuro. I Paesi dell'Europa meridionale sono diventati il motore economico dell'Eurozona.
Il tentativo di acquisizione di una banca tedesca da parte di un istituto italiano segnala un cambiamento nelle dinamiche di potere finanziario. Il Portogallo emette debito sovrano a tassi inferiori a quelli francesi. La Grecia registra un surplus di bilancio e una robusta produzione industriale. La Spagna mostra un PMI in territorio espansivo a 56. Si tratta di una completa inversione di tendenza rispetto alla crisi del 2012. Con il potere economico arriva anche il potere politico. Si spera che in futuro l'Europa meridionale possa avere una maggiore influenza sulle decisioni della BCE e che ci si concentri meno sui rischi di inflazione quando l'economia è vicina alla recessione. Non succederà oggi, ma è un barlume di speranza per il futuro."