Economia
"Bce, tagliare 25 punti base non basta. L'Europa ha bisogno di un intervento più deciso"
Cosa aspettarsi dalla riunione della Bce di domani? Le previsioni di Luca Dondi, direttore generale di Nomisma
"Bce verso il taglio di 25 punti base, ma ci sono tutte le premesse per un taglio più incisivo"
Domani la Bce si prepara a un altro taglio dei tassi d'interesse, l'ultimo dell'anno. Probabilmente si tratterà di una riduzione di 25 punti base, ma con l'Europa in stagnazione e paesi come Germania e Francia che faticano a riprendersi, non è da escludere un intervento più pesante, magari di 50 punti. Intanto, mentre si aspetta la riunione, affaritaliani.it ha interpellato Luca Dondi, direttore generale di Nomisma, per fare il punto sulle previsioni.
Quali fattori crede siano determinanti nel decidere se il taglio dei tassi sarà di 25 o 50 punti base?
La previsione è per un taglio di 25 punti base, visto il contesto macroeconomico, le prospettive di inflazione e una situazione che sembra più stabile, senza segnali di una nuova fiammata inflattiva. Penso che questo rischio non ci sia, quindi capisco le voci di alcuni banchieri centrali, come Panetta (Bankitalia), che spingono per un taglio più forte. Tuttavia, resto convinto che la Bce opterà per una riduzione più moderata.
Un taglio più aggressivo non sarebbe più efficace per stimolare la crescita?
Sì, è un aspetto da tenere in conto. Un taglio più deciso potrebbe certamente dare più fiato all’economia, non solo a quella italiana, ma soprattutto a quella tedesca e francese. Ci sono tutte le condizioni per un intervento più incisivo, ma penso che la Bce preferisca non accelerare troppo i tempi, puntando prima al consolidamento della situazione inflattiva. È probabile che un ulteriore taglio venga rinviato all'inizio del nuovo anno.
Quanti tagli dobbiamo attenderci da parte della Bce nel 2025?
È difficile fare previsioni, ma se dovessimo vedere un taglio di un quarto di punto domani, credo che ci potrebbero essere almeno tre, se non quattro, riduzioni dei tassi nel 2025, sempre da un quarto di punto, a meno che non si decida di essere più aggressivi all'inizio dell'anno. La mia sensazione è che si arrivi a un tasso intorno al 2% entro la fine dell'anno, Bisognerà capire quanto ci sarà bisogno di un altro intervento e quanto l'inflazione resterà sotto controllo, come sembra oggi.
LEGGI ANCHE: Borse positive in attesa della Bce. Milano maglia rosa in Europa: brillano Leonardo, Tim e Saipem
Come valuta il posizionamento della Bce rispetto ad altre banche centrali, come la Fed, anche in termini di politica monetaria espansiva?
La situazione in Europa è oggettivamente diversa rispetto agli Stati Uniti, sia per quanto riguarda il rischio inflattivo, che in Europa è più legato ai costi delle materie prime e dei beni energetici, sia per la solidità economica. Negli Stati Uniti, infatti, l’economia è più robusta, con una pressione sui consumi più alta, quindi il rischio di inflazione è probabilmente maggiore rispetto all'Europa.
In Europa, invece, ci sono economie chiave come quella tedesca e francese che stanno affrontando difficoltà già da tempo, con alcuni settori, come quello automotive, che necessiterebbero di maggiore supporto. Per questo, la prudenza della Bce appare un po' più difficile da giustificare rispetto a quella della Fed.