Economia
Bce, falchi all'attacco: ma quale inflazione temporanea, preparare fine Pepp
Lo scontro nell'Eurotower sul programma pandemico da 1.850 miliardi di titoli (finora utilizzati 1.325 miliardi) che deve terminare il 31 marzo 2022
Per la Bundesbank Tapering da iniziare anche in Europa prima di marzo 2022. Dopo l’assist da Jackson Hole del presidente della Federal Reserve Jerome Powell alle colombe degli Stati del Sud Europa capitanati dal presidente della Bce Christine Lagarde, il capo del falchi del Nord Jens Weidmann porta ancora alla luce lo scontro interno all’Eurotower sulla durata del Pandemic emergency purchase programme (Pepp), programma di acquisto di titoli da 1850 miliardi a disposizione varato all'inizio della diffusione del Covid-19 in Eurolandia che per il momento la banca centrale europea ha utilizzato per 1.325 miliardi.
Weidmann non usa giri di parole: bisogna preparare la fine del Pepp, prima della scadenza naturale del 31 marzo 2022. L'inflazione della zona euro, ha spiegato il presidente della Bundesbank in un discorso pronunciato oggi presso la banca centrale tedesca, rischia di superare le proiezioni della Bce poiché i fattori temporanei alla base del suo recente picco potrebbero infiltrarsi nella crescita dei prezzi sottostante.
L'inflazione della zona euro ha toccato il 3% il mese scorso e il consiglio direttivo Bce si attende che aumenti nei prossimi mesi prima di tornare al di sotto dell'obiettivo del 2% all'inizio del prossimo anno. Fiammate inflattive dunque temporanee che terranno il trend dei prezzi ancora lontani dal centrare l’obiettivo statutario dell’Eurotower.
"Nella mia opinione i rischi al rialzo attualmente sono predominanti - ha spiegato Weidmann - e se questi fattori temporanei dovessero portare a aspettative di inflazione più elevate e a un'accelerazione della crescita dei salari, il tasso di inflazione potrebbe aumentare notevolmente nel lungo termine". Dunque, nessuna temporaneità dell’incremento dei prezzi che resterebbero sopra il 2%, costringendo Francoforte poi a un brusco cambio di rotta.
Weidmann ha aggiunto che una politica monetaria espansiva è ancora appropriata, ma la Bce dovrebbe anche prepararsi alla fine del suo programma di acquisti di emergenza pandemica (Pepp) poiché l'economia è ora in piena espansione e l'inflazione è in aumento.
"La prima P in Pepp sta per pandemia, non permanente, e questo per una buona ragione", ha aggiunto a proposito del programma di acquisti che ora dovrebbe concludersi a marzo del prossimo anno e tirando una stoccata alle colombe dell'Eurotower. Poiché gli acquisti non dovrebbero essere terminati bruscamente - ha aggiunto Weidmann - la Bce dovrebbe gradualmente ridurli anche prima di segnalarne la fine.
Stamane, le parole del banchiere centrale tedesco sono state precedute da quelle del vicepresidente della Bce, lo spagnolo Luis de Guindos, che in un'intervista concessa il 26 agosto e pubblicata oggi sul sito dell’Eurotower, ha ricordato come la principale fonte di incertezza fosse “l'impatto che avrebbe avuto la variante Delta. Quello che stiamo vedendo è che non sta avendo un impatto così grande come avevamo previsto quattro mesi fa. Ciò è dovuto principalmente al fatto che i governi hanno risposto con meno restrizioni all'attività economica di quanto avessimo previsto". Fino ad ora, però, la Bce aveva indicato di attendersi un ritorno ai livelli pre-covid soltanto nel primo trimestre del 2022.
Le prossime riunioni del 9 settembre e del 28 ottobre del Consiglio direttivo della Bce potrebbero essere foriere di qualche novità sull'orientamento generale dell'Eurotower. Temi da maneggiare con cura visto che alcuni operatori stanno già scommettendo su un selloff dei titoli di Stato italiani e francesi in previsione del ridimensionamento degli acquisti di asset da parte della Bce.