Economia
Mediaset, accordo Berlusconi-Bollorè dopo il voto. Rumors

Intanto, Silvio fa cassa per approntare ulteriori difese se Vivendi invece andrà alla guerra. Rumors, non confermati, su closing vicino Sky-Mediaset Premium
Che una pace convenga, come si vocifera negli ambienti finanziari, sia a Mediaset sia Vivendi è evidente dalla reazione dei due titoli alla notizia dell'iscrizione da parte della Procura di Milano di Vincent Bolloré (presidente del gruppo francese) e Arnaud De Puyfontaine (Ceo di Vivendi) nel registro degli indagati per le ipotesi di aggiotaggio e manipolazione del mercato nell'ambito della scalata che ha portato il gruppo controllato dal finanziere bretone a salire al 28,8% di Mediaset: Vivendi cede infatti il 3,65%, mentre Mediaset chiude poco sopra i 3,83 euro in calo dell'1,6% e sempre più distante dai 4,56 euro toccati lo scorso 21 dicembre, quando Vivendi annunciò di essere salita sopra il 25% di Mediaset.

Quello dell'aggiottaggio è una ipotesi di reato molto difficile da provare, come sarà difficile dimostrare che Vivendi abbia violato i limiti del Sic (Sistema integrato di comunicazione) previsti dalla legge Gasparri, visto che non ha mai pensato di lanciare un'Opa su Mediaset e per ora continua a negare di volerla eventualmente integrare con Telecom Italia, ma intanto la famiglia Berlusconi segna un punto a favore e si prepara a contrattaccare.
Un ulteriore "assist" all'ex premier potrebbe arrivare sempre dalla Procura il prossimo 21 marzo, data della prima udienza del procedimento aperto in seguito alla richiesta di risarcimento danni (1,5 miliardi di euro in tutto) avanzata dal gruppo italiano dopo il mancato rispetto dell'accordo vincolante siglato l'8 aprile dello scorso anno con Vivendi riguardo la cessione di Mediaset Premium. Controllata ora sempre più vicina, secondo le indiscrezioni, a Sky (rumors su incontri oggi fra il management dei due gruppi a Londra).
I tempi lunghi e gli esiti incerti di un confronto giudiziale suggeriscono tuttavia un accordo "amichevole", che però resta difficile al momento. Così Berlusconi potrebbe approfittare dello stallo per approntare ulteriori difese. Fininvest ha da tempo aperto il dossier delle cessioni di asset non strategici. Ai primi di marzo dovrebbe avvenire il più volte annunciato (e sinora rinviato) closing per il passaggio di proprietà del Milan alla cordata cinese guidata da Sino-Europe Sports per 740 milioni (520 milioni in contanti, 200 dei quali già versati come caparra l'anno scorso, più l'accollo di 220 milioni di debiti pregressi).
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