Economia
Byd sotto accusa: 160 lavoratori trovati in "schiavitù" in Brasile. Barcolla il colosso cinese dell'auto elettrica
Byd, leader mondiale nella produzione di auto elettriche, è finita nell'occhio del ciclone per la costruzione di una fabbrica in Brasile. Il rischio di un effetto contagio
I problemi di Byd in Brasile e le nuove crepe sulle auto elettriche cinesi
Byd, leader mondiale nella produzione di auto elettriche, è finita nell'occhio del ciclone. Questa volta non per colpa di sanzioni, dazi o guerre commerciali, bensì per la costruzione di una fabbrica in Brasile. La Procura del lavoro brasiliana ha effettuato un sopralluogo nei cantieri dello stabilimento dell'azienda, in fase di costruzione nello stato di Bahia, scoprendo che 163 addetti al sito operavano in "condizioni simili alla schiavitù". Quelle persone, tutte cinesi, sarebbero state inoltre vittime di una tratta di esseri umani. In un primo momento, e secondo la ricostruzione di alcune testate, sembrava che Byd avesse subito interrotto i rapporti con la società che si occupava del cantiere, la Jinjiang Construction Brazil, e che avesse accettato di ospitare i lavoratori in un hotel fino a quando non fosse raggiunta un'intesa per porre fine ai loro contratti. In realtà non sarebbe affatto andata così. Jinjiang ha infatti affermato, in un post sui social media ripubblicato da un portavoce della Byd, che la rappresentazione dei lavoratori come "schiavi" era imprecisa e che c'erano stati malintesi nella traduzione. Byd, invece, ha rispedito ai mittenti ogni singola accusa e puntato il dito contro "forze straniere" e alcuni media rei di "aver deliberatamente diffamato i marchi cinesi e la Cina, e di aver minato le relazioni tra Cina e Brasile". In attesa di capire come si risolverà la controversia, l'intera vicenda ha generato polemiche e critiche, oltre ad aver intaccato i piani del colosso cinese, desideroso di esportare nel mondo – Europa compresa - i suoi veicoli elettrici (Ev).
La vicenda che inguaia Byd
La fabbrica in questione avrebbe dovuto aprire i battenti nel marzo del 2025, e si trova a Camacari, vicino a Salvador, capitale dello Stato di Bahia. Il sito rispecchia la crescente influenza della Cina in Brasile, nonché il sempre più stretto legame tra i due Paesi. Proprio qui, del resto, Byd intende realizzare almeno 150mila auto elettriche in una prima fase, per poi avviare in loco una produzione ancora più massiccia. Per la cronaca, nei primi 11 mesi del 2024, come ha fatto notare Reuters, quasi un veicolo su cinque venduto dal colosso di Shenzhen al di fuori della Cina proveniva dal Brasile. L'indagine in corso porterà adesso un'attenzione sgradita su Byd in un momento nel quale il colosso di Shenzhen sta cercando di espandersi a livello globale dopo aver conquistato il mercato nazionale. Il player asiatico ha avviato una straordinaria espansione in patria e all'estero, aumentando la capacità produttiva e intraprendendo una massiccia serie di assunzioni (lo scorso settembre l'azienda contava quasi 1 milione di dipendenti). Sebbene continui a realizzare oltre il 90% delle sue vendite in Cina, Byd ha costruito fabbriche di veicoli passeggeri in Ungheria, Messico, Thailandia, Uzbekistan e, appunto, Brasile per servire i suoi principali mercati esteri. Allo stesso tempo ha aumentato i suoi investimenti nel marketing all'estero nonché nella sua immagine. Messa adesso a repentaglio da un presunto scandalo che potrebbe rallentarne la corsa elettrica...
Il rischio dell'effetto contagio
Nel rapporto stilato dalla Procura del Lavoro brasiliana si legge che i lavoratori cinesi incaricati di costruire la fabbrica di Byd dovevano lavorare in turni di 10 ore, senza fare pause né godere di giornate di riposo, con misure di sicurezza scadenti e con l'obbligo di consegnare, oltre al passaporto, il 60% del salario alla società che gestiva il cantiere, la richiamata Jinjiang Construction. Byd si è quindi ritrovata tra le mani una patata bollente. È finita sulla stampa di mezzo mondo per un episodio controverso, caratterizzato da accuse reciproche e possibili misunderstanding. L'effetto contagio potrebbe tuttavia iniziare molto presto ed estendersi ad ogni singolo sito, costruito o in fase di costruzione, di Byd. Che, ricordiamolo, ha venduto poco meno di 2,2 milioni di ibridi plug-in nei primi 11 mesi del 2024, con un aumento del 70% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Nel suo momento di massima espansione, dunque, il principale produttore di Ev made in China rischia di fronteggiare una doppia crociata: quella economica, aggravata da un ritorno di fiamma inaspettato sul fronte dell'etica e dell'immagine. Una combo potenzialmente mortale che il gigante asiatico dovrà disinnescare al più presto.
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