Economia

Chi sono gli Agnelli, dal successo all'eredità: famiglia di ricchi e dannati

di Rosa Nasti

I successi e le tragedie di una delle famiglie imprenditoriali più famose del Paese. Dall'epoca dell'Avvocato, la scalata in Fiat, a John Elkann e l'eredità

Agnelli, una storia imprenditoriale di lutti e successi

"Si può far tutto, ma la famiglia non si può lasciare". Questa frase fu detta da Giovanni Agnelli a Enzo Biagi nel 1988, nel libro-intervista 'Dinastie'. Ma a 36 anni di distanza, e a 20 dalla morte dell'Avvocato, quanto ancora c'è di veritiero nelle sue parole? Soprattutto dopo le dichiarazioni "choc" rilasciate oggi dal ceo di Exor, John Elkann, che ha rivelato di aver subito (insieme a Lapo e Ginevra) violenze fisiche e psicologiche da parte della madre Margherita. L'unica cosa che conta- ancora oggi- è la famiglia? Certo. Ma non dimentichiamo gli affari, l'eredità, le imprese, il prestigio. Questo vale per tutti, e a maggior ragione per una delle più influenti dinastie imprenditoriali dell'ultimo secolo. Una famiglia che ha plasmato l'Italia, fulcro dell'industria nazionale – capace di cedere il controllo delle proprie aziende e di delocalizzare senza remore, ma che fatica a mantenere la pace tra le mura domestiche.

Una famiglia unita dal successo e dal lutto. Quello che accomuna i due eterni rivali l'Avvocato Gianni Agnelli e suo fratello Umberto, entrambi segnati dalla perdita di un figlio. Da un lato Giovannino (Giovanni Alberto), figlio di Umberto, erede designato al trono della Fiat, morto di tumore allo stomaco a poco più di 30 anni, e dall'altro Edoardo, ombra che aleggia sulla famiglia, morto suicida, schiacciato dal peso del cognome. Una tragedia che l'Avvocato aveva già provato sulla sua pelle con la morte violenta del padre Edoardo Agnelli, decapitato dall’elica di un aereo, e quella misteriosa del fratello Giorgio.

Eppure quando Emanuele Cacherano di Bricherasio, detto il "conte rosso", nel 1899, insieme ad altri illustri dell'aristocrazia piemontese, tra cui Giovanni Agnelli di Villar Perosa, diede vita alla Fiat, non poteva certo immaginare di aver dato il via a una saga destinata a dominare il panorama industriale italiano, e oltre, per più di un secolo. Tra intrighi, tragedie, tormentate successioni dinastiche, lussi e scandali, fino all'indagine sull'eredità di Gianni Agnelli, contesa tra la figlia dell'Avvocato e i suoi stessi figli, Lapo, Ginevra e John, così nasce la "Royal Family" nostrana. 

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Dalla Fiat a Stellantis

Siamo nel periodo della prima guerra mondiale, e Giovanni Agnelli, detto l'Avvocato, è il socio più influente della Fiat, spingendo l'azienda verso una produzione sempre più estera. Durante il ventennio fascista, i legami tra l'azienda torinese e il regime furono stretti. Se da un lato la politica autarchica di Mussolini favorì la Fiat nell'espansione sul mercato interno, dall'altro frenò quasi del tutto lo sviluppo internazionale. Nonostante ciò, prima della Seconda Guerra Mondiale, la Fiat si piazzava al trentesimo posto per capitalizzazione tra le industrie italiane, ma all'indomani dell'armistizio occupava stabilmente il terzo posto.

È l'inizio di un'ascesa inarrestabile: Agnelli assume il controllo de La Stampa e inaugura lo storico stabilimento del Lingotto. Nel 1966, l'azienda passa ufficialmente nelle mani dell'Avvocato, che cavalca il boom economico aprendo persino stabilimenti in Unione Sovietica. Tuttavia, nel 1976, un'intesa alquanto discutibile con il leader libico Mu'ammar Gheddafi, che porta nelle casse dell'azienda quattrocentocinquanta milioni di dollari in cambio del 10% di azioni, getta l'Avvocato in una tempesta di controversie legate ai suoi presunti finanziamenti al terrorismo. Nello stesso anno Carlo De Benedetti, viene allontanato dalla Fiat dopo soli 100 giorni passati a fare l'amministratore delegato. Un allontanamento che l'Ingegnere ancora oggi stenta a digerire.

Risolti i conflitti sindacali, Agnelli riprende la politica di espansione e riconquista la quota di Gheddafi con il sostegno di Deutsche Bank e Mediolanum. In questo periodo, la Fiat raggiunge il massimo successo, stringendo rapporti anche con gli Stati Uniti. Gianni Agnelli ricoprirà la carica di presidente della casa torinese dal 1966 al 1996, quando passa il testimone a Cesare Romiti, pur continuando ad essere coinvolto nell'azienda di famiglia fino alla sua morte, avvenuta nel gennaio del 2003. Anni di tute blu, lotte sindacali, incentivi statali e cassa integrazione. Ma il punto di svolta arriva con la marcia dei 40.000 del 1980, che segna una delle più dure sconfitte del sindacato italiano. Questa l'epoca dell'Avvocato alla guida della Fiat.

Nel 2000, la famiglia Agnelli subisce una tragedia personale con la morte di Edoardo Agnelli, figlio di Gianni, costringendo il patriarca a cercare un nuovo successore. La scelta cade su John Elkann, figlio di Margherita e fratello di Lapo e Ginevra, dando inizio a una nuova generazione imprenditoriale. Gli anni duemila segnano, grazie alla figura di Sergio Marchionne, l’ultima svolta in casa Fiat: l’acquisizione della Chrysler prima e la trasformazione in FCA segnano la nascita di una nuova storia, Stellantis. 

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Juventus, la "Vecchia Signora"

Anche la  "Vecchia Signora" è una grande protagonista della famiglia Agnelli. Se la Fiat è stata la creatura più promettente, la società calcistica gli ha regalato molte gioie, e dolori. La Juventus nasce a Torino nel 1897 grazie a un gruppo di studenti di liceo, diventando il secondo club più antico d'Italia dopo il Genoa e il più titolato nel paese e tra i migliori al mondo. Dal 2001, la società viene quotata in Borsa come società per azioni, e dal 2009 la maggioranza del capitale azionario della Juventus è nelle mani della finanziaria Exor, controllata dalla società Giovanni Agnelli e C., in mano agli eredi Agnelli e Nasi. La Juve è il decimo club al mondo per fatturato e undicesimo per valore di Borsa.

Ma anche qui non sono mancate le controversie. Così come l'Avvocato e Umberto furono sempre in rivalità, ma fianco a fianco negli anni in cui dirigevano l'impero Agnelli, oggi ripetono la storia i cugini John Elkann e Andrea Agnelli. Alla morte dell'Avvocato ai rampolli del filone svizzero della famiglia e ad Andrea, figlio di Umberto e nipote di Gianni, è affidata la continuazione del nome e delle iniziative imprenditoriali della famiglia. E così, Andrea è presidente di Juventus Football Club e di Exor e John Elkann è amministratore delegato della Exor e presidente di Stellantis, Ferrari, Giovanni Agnelli B.V. e GEDI Gruppo Editoriale. Il secondogenito di Margherita Agnelli, Lapo, è presidente, fondatore e maggior azionista di Italia Independent Group, presidente e fondatore di Garage Italia Customs, Independent Ideas, ed è stato membro del consiglio di amministrazione di Ferrari N.V. e responsabile della promozione del marchio di Fiat Group. Mentre Margherita Agnelli decide di tirarsi fuori dagli affari di famiglia, o quasi.

Quando il figlio di Umberto ha richiesto e ottenuto la presidenza della Juventus, Elkann ha dovuto subito mollare la presa, non potendo essere al comando di tutto l'impero agnelli. Una scelta che sembrava azzeccata, considerando che dal 2012 la Vecchia Signora ha vinto nove scudetti consecutivi, tutti sotto la presidenza di Andrea. Tuttavia, nel frattempo sono accaduti molti eventi: prima la relazione del il figlio di Umberto con Deniz Akalin, moglie di un dirigente di alto livello come Francesco Calvo, e poi la questione delle plusvalenze. Errori che il cugino Elkann fa pagare caro ad Andrea, decidendo di tagliargli il cordone. Via Maurizio Arrivabene come amministratore delegato, via Andrea Agnelli come presidente, inizia una nuova era, quella con Maurizio Scanavino, fedele amministratore delegato di Gedi che presta la sua esperienza alla Juventus, e del commercialista Gianluca Ferrero come nuovo presidente.

John Elkann esclude il cugino da qualsiasi attività, anche nella cassaforte di famiglia. Un'Opa lampo da 750 milioni di euro complessivi porta i diritti di voto della cassaforte Dicembre, appartenente ai figli di Alain e Margherita, fino all'80%, con Andrea che vede ridotta la sua partecipazione al 9%. È la fine, o quasi, della famiglia Agnelli come l'abbiamo conosciuta. Sono gli Elkann a regnare, con John che si presenta come l'erede dell'Avvocato. Tuttavia, poiché la storia tende a ripetersi, c'è un fratello più fragile, Lapo, che cerca disperatamente la sua strada nel mondo, tra scandali di droga e donne, e un'Andrea che oggi si dedica al green, ma che rivede nella sua carriera e storia quella del padre.

L'intricato nodo dell'eredità

Il caso dell'eredità degli Agnelli ha scatenato dispute legali all'interno della famiglia, una ferita mai sanata, che parte dal patrimonio di Giovanni Agnelli e Marella Caracciolo, fino alla guerra tra John e sua madre Margherita Agnelli: una battaglia legale legata all'eredità che dura da diversi anni. L'epicentro del conflitto è proprio la figlia dell'Avvocato e madre di John, Lapo e Ginevra Elkann, oltre che di altri cinque figli dal secondo matrimonio con il nobile russo Serge de Pahlen.

A dicembre 2023, il caso è stato riaperto dopo una segnalazione di Margherita Agnelli, che sospettava che il figlio avesse nascosto oltre mezzo milione di euro riconducibili all'eredità dei nonni. Nel febbraio 2024, le autorità finanziarie hanno trovato una somma di denaro che potrebbe essere quella denunciata da Margherita, depositata in alcuni conti offshore.

Margherita, dopo aver condotto una prima battaglia vincente sull'effettivo ammontare della successione paterna, accusa i tre figli Elkann di avere escluso i fratellastri de Pahlen dal controllo di un gruppo che vale intorno ai 30 miliardi di euro di patrimonio netto. Questo patrimonio include Stellantis, Ferrari, Iveco, CNH, Juventus, Gedi (ex editore de l'Espresso), The Economist e Royal Philips. In cima alla piramide c'è Dicembre, la società di cui John ha il 60 per cento con Lapo e Ginevra al 20 per cento, e che controlla a scendere la Giovanni Agnelli BV, l'ex accomandita, e la holding Exor NV, trasferita anch'essa in Olanda nel 2016.

La questione legale è ancora oggi un nodo familiare da risolvere. Ma cosa direbbe oggi l'Avvocato di questa annosa questione? Quell'uomo dalla erre moscia, con la passione per le donne e dall'inconfondibile orologio, che amava sfoggiare sempre sopra il polsino. Sicuro quando passò il timone del suo impero al nipote, lo fece con fiducia, quasi da genitore. Accogliendo tra le sue braccia quel John, che oggi rivela addirittura di aver subito maltrattamenti dalla madre Margherita. Una madre forse troppo presa dal suo secondo matrimonio, per capire, ai tempi, che rinunciare all'eredità in quel famoso patto di Ginevra l'avrebbe allontanata per sempre dai suoi tre figli.