Economia
Cina, il crac di Evergrande non travolgerà il mondo come fece Lehman Brothers
Nonostante sia indubbio che il Real Estate cinese pesi per il 20-25% del Pil, non è stato cartolarizzato e venduto a leva in tutto il mondo...
L’effetto della deflazione in Cina sui mercati finanziari non mi preoccupa. E nemmeno il fallimento di Evergrande
I motivi (sintetizzabili in sottovalutazione della Borsa cinese e correlazione negativa con l’andamento dei mercati occidentali) per cui riteniamo che accumulare Cina a questi prezzi non sia una cattiva idea vengono oltremodo confermati dal fatto che, nonostante possa essere necessario po’ di pazienza, riteniamo giustificato credere che le valutazioni molto basse e i flussi degli investitori stranieri ai minimi non possano che far aumentare i livelli degli indici.
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Oltre a ciò, l’effetto decorrelazione con gli Usa è al suo apice e non dimentichiamo che la Cina negli ultimi due-tre anni è scesa più per motivi esogeni che economici-strutturali. Parimenti errato sarebbe considerare la crisi cinese attuale come il prodromo di una nuova crisi globale stile Lehman Brothers. Perché? Innanzitutto, non bisogna farsi ingannare ritenendo che la crisi immobiliare di Evergrande possa contagiare il resto del mondo come fecero nel 2008 i mutui subprime.
Infatti, analizzando con lucidità e freddezza le due realtà, possiamo notare come, sebbene anche la crisi del 2008 fosse originata dal settore immobiliare, la magnitudo che diventò in un colpo solo sistemica e devastante fu imputabile in realtà alle distorsioni create dal sistema finanziario in quanto furono gli strumenti utilizzati per collocare il debito immobiliare (ovvero cartolarizzazione dei mutui ad alto rischio e i CDO a leva) a far vacillare il sistema bancario.