Economia

Confindustria, la crisi gela la produzione: gas su del 698% rispetto pre Covid

I costi elevati delle materie prime energetiche frena la crescita della produzione delle industrie che aveva chiuso in positivo l'ultimo trimestre del 2021

"L'indice delle attese sull'economia italiana ha registrato un crollo da +0,6 a inizio anno fino a -34,8 di aprile" 

Confindustria vede nero sulla ripresa economica: ad aprile il prezzo medio del gas naturale è stato il 698% più alto rispetto a prima dello scoppio della pandemia; quello del petrolio del mare del Nord il 56% in più. In questo scenario, sottolinea il Centro Studi, i prezzi, così elevati, frenano l'attività produttiva "lungo tutte le filiere". 

Secondo il centro il calo della produzione industriale italiana a marzo è stato del -2,0%, dopo il rimbalzo statistico di febbraio (+4,0%) legato alla caduta a dicembre e (-1%) e gennaio (-3,4%). Nel primo trimestre 2022, quindi, il Csc stima una diminuzione della produzione industriale di -1,6% rispetto al 4° trimestre del 2021. Ed inoltre, ad aprile prevede un ulteriore calo della produzione del 2,5% che porta la variazione acquisita per il secondo trimestre a -2,5%, pregiudicando la dinamica del Pil italiano nel secondo trimestre, dopo la flessione nel primo. 

Gli ordini in volume diminuiscono a marzo di -0,6% su febbraio, ad aprile di -0,4%, secondo quanto rileva il Csc nell'indagine rapida sulla produzione industriale. L'aumento dei prezzi delle commodity, in particolare quello del gas naturale (+698% in media ad aprile rispetto al pre-Covid) e del Brent (+56%), "sono ancora elevati, frenando l'attività produttiva lungo tutte le filiere". 

"Le indagini sul sentiment imprenditoriale e le ridimensionate dinamiche di ordini e attese delle imprese non lasciano intravedere miglioramenti significativi nel breve termine" stima il Csc. Dopo il dato positivo di febbraio, prevalentemente dovuto ad un effetto base statistico, continuano ad incidere i fattori che ostacolavano l'attività produttiva italiana già prima della guerra (rincari delle materie prime, scarsità di materiali), che nel 1° trimestre si sono confermati molto rilevanti. L'insufficienza percepita di impianti e materiali si è significativamente acuita.

A questi fenomeni si è aggiunta una sensibile diminuzione nei giudizi e nelle attese sugli ordini (sia interni che esteri, questi ultimi in area di contrazione dopo cinque mesi consecutivi di espansione) e nei giudizi e nelle attese sui livelli di produzione delle imprese manifatturiere, il cui valore non toccava livelli così bassi da marzo dello scorso anno.

In più, "l'indice delle attese sull'economia italiana ha registrato un crollo da +0,6 a inizio anno fino a -34,8 di aprile, valore comparabile a quello di dicembre 2020. Il peggioramento dell'indice di incertezza della politica economica, che per l'Italia è salito a 139,1 punti a marzo per poi attestarsi su un valore poco inferiore in aprile (129,2 punti, +28,5% rispetto al 4° trimestre del 2021), accresce i rischi di un ulteriore indebolimento", chiosa l'Istituto. 

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