Economia

Coronavirus, RINA: investiamo sul digitale per affrontare l’emergenza

di Valentina Gamna

Ugo Salerno, RINA: “Rallentare al massimo le produzioni per uscire più velocemente dalla crisi”

Emergenza Coronavirus, RINA: smart working e digitalizzazione per garantire i servizi offerti. “Continuiamo a investire soprattutto sul digitale. Usciti dalla crisi, vogliamo farci trovare pronti con servizi all’avanguardia”, ha detto ad Affaritaliani.it Ugo Salerno, amministratore delegato di RINA. 

L’amministratore delegato di RINA, Ugo Salerno, lavora da casa da tre settimane. È uscito solamente per presenziare all’inaugurazione della “nave ospedale” GNV al cui progetto RINA ha preso parte. Noi lo abbiamo raggiunto telefonicamente per fare il punto su come l’azienda stia affrontando questo momento di emergenza legata alla diffusione del Coronavirus e su quali siano i possibili scenari futuri per il Paese. 

Emergenza Covid-19: come si è organizzata l’azienda per garantire operatività e continuità del servizio offerto?

Riusciamo a essere molto operativi senza grandi difficoltà, sempre nel rispetto della salute dei colleghi che è la nostra priorità. Siamo stati tra i primi, il 22 gennaio, a mettere in piedi una task force con un responsabile che ha tenuto informati i colleghi su quello che stava succedendo in assoluta trasparenza. Due settimane e mezzo fa abbiamo deciso di svuotare gli uffici in Italia e di chiedere ai nostri colleghi degli uffici esteri di usare il più possibile la modalità smart working o comunque di rispettare le normative di ciascun Paese. In Italia, su 2.100 persone, a recarsi in ufficio attualmente sono tra le 50 e le 70 persone, per poche ore al giorno, su turni, e in ambienti pressoché vuoti. Grazie agli strumenti tecnologici a nostra disposizione, le attività continuano. Nonostante le difficoltà abbiamo avviato iniziative nuove che sono state portata a termine in questi giorni senza ritardo e con un coinvolgimento fisico minimo. Penso ad esempio all’inaugurazione della “nave ospedale” GNV o all’iniziativa con il Registro Navale della Liberia - secondo al mondo per grandezza - che ha adottato i nostri strumenti per effettuare controlli e ispezioni da remoto sulle navi battenti bandiera liberiana. Queste ispezioni, grazie a strumenti all’avanguardia come i droni, hanno un’efficacia anche maggiore rispetto alle ispezioni effettuate fisicamente. 

L’attivazione della modalità di lavoro da remoto mi sembra essere la prima misura messa in campo per scongiurare il rischio di diffusione del virus. Avete introdotto o aumentato, se già istituita in precedenza, questa politica? 

Il Coronavirus è un acceleratore delle buone pratiche già messe in atto. Prima dell’emergenza, la politica di smart working era prevista per otto giorni al mese. Eravamo quindi pronti, una volta scattata l’emergenza, ad adottare questa pratica.

Una volta rientrata l'emergenza Covid-19, lo smart working verrà mantenuto o incrementato?

Verrà mantenuto e incrementato. Anche prima dell’emergenza, la nostra filosofia era quella di pensare agli uffici come a luoghi di incontro per scambiare idee in un ambiente rilassato, condividere iniziative in modo creativo e incontrare clienti. All’uscita da questa emergenza il ricorso allo smart working sarà più forte di prima perché abbiamo potuto constatare che la produttività non viene intaccata ma, al contrario, in alcuni casi aumenta. Era soprattutto l’azienda a spingere su questo tema; basti pensare agli ultimi uffici aperti a Genova, nati seguendo la filosofia del lavoro agile, con scrivanie non assegnate, aree relax, bar e aree verdi. Ora anche i colleghi si sono resi conto di come sia più importante scambiare idee e costruire progetti comuni piuttosto che avere una scrivania assegnata.

Avete istituito una persona di riferimento che coordini le questioni relative alla sicurezza?

Abbiamo istituito una task force solo per l’emergenza Coronavirus che si occupa di informare i colleghi sulle norme in corso non solo in Italia (essendo RINA presente in 70 paesi) e sulle iniziative prese. 

Come ad esempio l’accordo preso con i sindacati per contenere gli impatti della situazione attuale sui dipendenti con contratto a tempo determinato. Di cosa si tratta?

Apprezzo molto il rapporto che abbiamo con i sindacati e in questo momento vedo tanta lucidità da parte del momento sindacale. L’accordo è in deroga rispetto alla norma; le persone con contratto in scadenza dovrebbero essere assunte a tempo indeterminato oppure lasciate a casa. L’accordo permette di prolungare i contratti a tempo determinato, proteggendo così le persone su cui abbiamo investito e valorizzando quello che per l’azienda è un patrimonio. 


Ad oggi, avete riscontrato un impatto economico del virus sul business dell’azienda?

Quest’anno, non tanto per nostra incapacità di fornire il servizio ma per impossibilità dei clienti di riceverlo, l’attività sarà sicuramente impattata. La nostra è un’azienda molto solida e stiamo portando avanti investimenti per essere ancora più efficaci all’uscita di questa crisi. Non stiamo lesinando sugli investimenti in particolare nel mondo della digitalizzazione, dove non solo offriamo servizi all’esterno (siamo ormai leader nella nostra industria per i servizi digitali) ma anche servizi per rendere più efficace il lavoro dei colleghi al nostro interno, sia in ufficio sia in remoto.

Investimenti, quindi, sul digitale. È su questo che state puntando?

Sì, moltissimo. In questo momento, il lavoro sul digitale si è fatto ancora più frenetico che in precedenza. Ci vogliamo far trovare pronti all’uscita dall’emergenza. Come si accelerano i processi per RINA, si accelereranno anche per i nostri clienti. Noi dobbiamo essere pronti a rispondere alle loro necessità e per fare questo dobbiamo avere sistemi all’avanguardia. 

Quali sono le Sue previsioni per il futuro del sistema Paese e quali le misure, a suo avviso, che dovrebbero mettere in campo le istituzioni e le aziende?

Le istituzioni stanno gestendo l’emergenza e la direzione mi sembra quella giusta, mentre il resto dell’Europa e gli Stati Uniti non stanno dando una bella prova. In Italia ci sono state difficoltà di tipo istituzionale che non hanno consentito la rapidità assoluta che sarebbe stata necessaria. Penso che si potrebbe essere ancora più stretti per certe produzioni che non sono necessarie: fermare il maggior numero di produzioni per un periodo  limitato consentirebbe di accelerare i tempi di soluzione della crisi. Dal punto di vista della competitività del sistema e della ripresa è più importante risolvere l’emergenza in tempi rapidi che la capacità di produrre a scartamento ridotto. La strada è ridurre al massimo il contatto tra le persone. Più ridurremo il contatto tra le persone, più velocemente riusciremo a risolvere la crisi e, soprattutto, meno saranno i morti.