Economia
D’Alessandro lascia Mustier per fondare la banca conversazionale di Fiorentino
La trasformazione della banca controllata dal fondo Oaktree. L'incarico di creare una struttura che farà concorrenza al servizio di UniCredit
di Andrea Deugeni
@andreadeugeni
Mettici un nuovo amministratore delegato, Jean Pierre Mustier che, dopo la presentazione al mercato nel 2016 di Buddybank come il “primo modello di banca digitale e conversazionale”, ritira alla Banca d’Italia la richiesta di licenza bancaria che avrebbe dato alla start-up sportello difitale di Piazza Gae Aulenti un futuro alla Fineco, licenza che il nuovo chief operating officer Ranieri de Marchis decide di non tirare più fuori dal cassetto. Ridimensionando quindi fortemente le possibilità di crescita di struttura (avrebbe dovuto operare su ambito europeo) e management in casa Buddybank.
Mettici un ex direttore operativo della più internazionale delle banche italiane, come Paolo Fiorentino, con cui come come chief innovation officer aveva lavorato a stretto contatto per traghettare UniCredit nell’era del web-banking e del fintech, arrivare alla guida di Banca Progetto come amministratore delegato (dopo l’avventura in Carige).
E mettici, ancora, la corte che gli ha fatto direttamente il fondo di private equity californiano Oaktree Capital, uno tra i maggiori investitori istituzionali al mondo con oltre 100 miliardi di dollari in gestione, che vuole creare in Banca Progetto (già dalla forte connotazione digital) una nuova banca conversazionale (con servizio di concierge virtuale h24 e per sette giorni su sette) per imprese e famiglie sul modello della sua Buddybank.
E così l’ambizioso ex capo di Buddybank Angelo D’Alessandro, dopo 10 anni, ha deciso a febbraio di fare le valigie da UniCredit per approdare a Banca Progetto, l’ex Popolare Lecchese (Banca Etruria), che fu rilevata dal fondo di investimento Usa e che Oaktree, dopo il piano industriale di fine 2016, sta trasformando da gruppo generalista a istituto specializzato a servizio prevalente delle Pmi e, in modo selettivo, della clientela privata.
D’Alessandro, che nel 2015 aveva convinto l’allora Ceo di UniCredit Federico Ghizzoni a inserire nel nuovo piano industriale triennale il progetto di un modello alternativo di banca digitale capace di unire su smartphone i servizi di una banca con quelli di una reception tuttofare, sarà chief transformation officer a diretto riporto di Fiorentino.
Le premesse paiono essere ottime perché nel curriculum, oltre a 19 anni di carriera nel business bancario, il manager può vantare numeri che incuriosirebbero ogni capo-azienda: pare infatti che l'85% dei profili (togliendo le carte ricaricabili) gestiti da Buddybank nel 2018 (anno di lancio) sia stato di nuovi clienti. Dunque, aria fresca per il gruppo, un formidabile strumento per consentire alla struttura tradizionale di allargare il parco dei correntisti.
Chissa se questa volta D'Alessandro riuscirà a coronare in futuro la sua ambizione di diventare amministratore delegato di una banca del terzo millennio e non soltato capo-struttura di un’app che, pur blasonata (per esser stata la prima a siglare un accordo strategico con Apple), è rimasta solo un canale, quasi una divisione piuttosto nascosta in UniCredit. Gli americani di Oaktree vogliono investire nel digitale e non soltanto in Italia. Quindi, le premesse ci sono tutte.
In UniCredit le redini di Buddybank saranno prese dal primo aprile da Claudia Vassena, ex Accenture con numeri alle spalle e una rapida carriera nel gruppo, in cui ha ricoperto anche il ruolo di responsabile retail digital channel.