Economia

Da Tim ad Alitalia e da Ilva a Fedex-Tnt: 162 tavoli di crisi per Di Maio

I dossier riguardano in tutto 180 mila lavoratori italiani. 74 tavoli di crisi aziendali sono ancora aperti.E dopo il piano di Marchionne gli stabilmenti Fca...

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Altrettanto sul piede di guerra sono i sindacati dei bancari, dopo la proposta dell’Abi di far slittare la scadenza del contratto nazionale (e quindi il relativo rinnovo) di un anno, a fine 2019, evitando di arrivare alla disdetta a fine giugno e di doverne ridiscutere i dettagli. Il segretario generale Fabi, Lando Maria Sileoni, in particolare, ha già fatto sapere che non intende “regalare un anno di aumenti economici alle banche”, da un lato perché le banche stanno nuovamente tornando agli utili dopo gli ultimi anni di crisi, dall’altro perché i sindacati vogliono avere voce in capitolo nella gestione dei prova cambiamenti organizzativi previsti nel settore entro fine anno.

Ultimo ma non meno delicato potrebbe essere un futuro “tavolo Fiat”: nel presentare il suo ultimo business plan Sergio Marchionne è stato chiaro, il gruppo italo-americano vuole uscire gradualmente dall’auto di massa (rimanendovi con il solo marchio Jeep) e concentrarsi sul segmento “premium”, quello di Alfa Romeo e Maserati per intenderci. Un segmento, tuttavia, che significa volumi inferiori in cambio di margini più elevati. Visto che i marchi “perdenti” sono in questa visione proprio Fiat e Lancia (oltre a Chrysler), che fine faranno gli stabilimenti italiani da cui nel 2017 sono uscite 750 mila vetture, per i due terzi peraltro già riferite al segmento medio-alto?

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In tutto lavorano presso tali impianti 29.600 dipendenti (23.500 di Fca Auto, 6.100 di Sevel Fiat Professional), ma la situzione in prospettiva è molto diversa da stabilimento a stabilimento. A Pomigliano, terra natale di Di Maio, 4.700 addetti hanno prodotto lo scorso anno 204 mila vetture (Panda) e serviranno almeno due nuovi modelli (non certo solo un Suv a marchio Jeep) a saturare l’impianto.

A Mirafiori (3.700 addetti, 48 mila vetture prodotte) dove già si producono la Mito (destinata a uscire di scena) accanto alle Maserati Quattroporte, Ghibli e Levante, potrebbe bastare un nuovo modello Maserati per far rientrare tutti al lavoro. A Melfi (7 .400 addetti, 330 mila modelli prodotti tra cui la Punto, destinata a uscire di scena e sulla cui linea già è in vigore la cassa integrazione ordinaria) la situazione potrebbe farsi difficile in assenza di un nuovo modello in grado di intercettare una buona domanda. Altre situazioni di crisi potrebbero poi emergere da parte dell’indotto del gruppo. Insomma: se Luigi Di Maio voleva mettersi alla prova, è stato accontentato.

Luca Spoldi