Economia
Formaggio, vino e olio d’oliva: ecco la mazzata di Trump all'Italia con i dazi al 25%
Sono a rischio 7,8 miliardi di export, Coldiretti lancia l'allarme



Dazi al 25% imposti da Trump, a rischio per l'Italia 7,8 mld di export
Donald Trump ha ribadito davanti al Congresso degli Stati Uniti la sua intenzione di imporre dazi, non solo a Canada, Messico e Cina ma anche all'Europa e per l'Italia, in caso di tassa al 25%, sarebbe una vera e propria mazzata. A lanciare l'allarme è la Coldiretti. L’export agroalimentare italiano negli Stati Uniti lo scorso anno - riporta Il Corriere della Sera - ha toccato i 7,8 miliardi. Un dazio del 25% sulle esportazioni italiane potrebbe costare ai consumatori americani fino a 2 miliardi di euro in più. Il costo per le singole filiere sarebbe di quasi 500 milioni solo per il vino, circa 240 milioni per l’olio d’oliva, 170 milioni per la pasta, 120 milioni per i formaggi, secondo le stime di Coldiretti.
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"Oltre a compromettere la competitività delle nostre eccellenze, - spiega il presidente Ettore Prandini a Il Corriere - si rischierebbe di favorire ulteriormente la già dilagante diffusione delle imitazioni, arrecando un doppio danno sia alle imprese italiane sia ai consumatori". "Gli Stati Uniti sono il nostro secondo mercato di riferimento e i dazi sarebbero un danno enorme — aggiunge il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti — . Confido che la diplomazia italiana ed europea riescano a trovare una soluzione prima del 2 aprile". Data a partire dalla quale dovrebbero scattare i dazi sui prodotti agricoli, secondo quanto annunciato da Donald Trump.
Anche i formaggi rappresentano una quota importante della domanda di Made in Italy d’Oltreoceano. Per il Parmigiano Reggiano gli Stati Uniti - prosegue Il Corriere - sono il primo mercato estero. "La nostra quota export è del 22,5%. Il rischio è che vengano presi provvedimenti di tutela che colpiscono in maniera indiscriminata anche chi, come noi, copre circa il 7% del mercato dei formaggi duri a stelle e strisce e viene venduto a un prezzo doppio di quello dei parmesan locali. È assurdo colpire un prodotto di nicchia come il Parmigiano Reggiano per proteggere l’economia americana", dice Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano.