Economia
Dazn, il ceo: "Siamo pronti a guadagnare". Ma le voci di crisi rimangono
Azzi parla con Mf e spande ottimismo. Ma si rincorrono rumor di difficoltà crescenti dopo gli addii pesanti ad alcuni protagonisti
Dazn, il ceo: "Siamo pronti a guadagnare". Ma le voci di crisi rimangono
Voci contrastanti continuano a rincorrersi su Dazn. Da una parte, secondo quanto Affaritaliani.it ha saputo e come riportato anche dall’account X Pizzaliks, dal prossimo anno l’emittente tv che ha ottenuto la ritrasmissione dei diritti televisivi della Serie A fino al 2029, cambierà il format, abbandonando quasi integralmente gli studi durante le partite e avvalendosi di una soluzione di più moderna concezione durante la settimana, con realtà immersiva in tandem con Mvp, quotata alla Borsa di Milano. Sembra, quindi, che gli inviati di punta come Pierluigi Pardo o Diletta Leotta dovranno intrattenere gli ospiti dallo stadio. Giorgia Rossi, che sembrava in procinto di separarsi da Dazn, rimarrà invece al suo posto come “bordocampista”. E si dice che abbia accettato una pesante riduzione del suo emolumento (l'espertissimo Claudio Plazzotta parla di un rotondo "dimezzamento").
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Ma, dicevamo, ci sono voci contrastanti. Un’intervista uscita su Mf al ceo di Dazn italia Stefano Azzi sembra dipingere un quadro completamente diverso. L’aumento del costo dell’abbonamento? “Tra le leghe europee, - ha detto Azzi a Mf - la Serie A resta quella con il prezzo più basso. Il calcio e lo sport hanno un valore. I nostri pacchetti base equivalgono quasi a un caffè al giorno. Abbiamo già lavorato affinché l’utente possa avere un punto di ingresso in linea con il 2021. Manteniamo il prezzo d’ingresso con diverse forme che stiamo ampliando, sia come tipo di offerta sia come nuove modalità di accesso all’offerta”.
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E l’insinuazione dell’assenza di studi viene spiegata in modo totalmente diversa: “Abbiamo rinnovato il partner tecnologico – ha spiegato Azzi a Mf - per lanciare questi nuovi studi di realtà immersiva, con una componente totalmente digitale che ci consenta di portare le persone realmente in campo. Avremo dunque due luoghi: lo stadio, che è sempre più centrale, e lo studio immersivo”.
Il rosso cumulato si è dimezzato, passando da 2,2 miliardi a 1,14 miliardi. Ma da quest’anno non ci sarà più la munifica Tim a garantire un miliardo in tre anni: l’azienda guidata da Pietro Labriola ha rinegoziato l’accordo con Dazn per 50 milioni a stagione, cioè 250 milioni da qui al 2029. Ma l’emittente dovrà pagare nello stesso periodo 3,5 miliardi alla Serie A. Per carità, tutto fattibile se si dovesse confermare il fatturato globale di oltre 3 miliardi (in aumento del 40% rispetto all’anno precedente). La piattaforma ha messo sul piatto oltre sette miliardi per l’acquisto di diritti tv sportivi (non ultimo il campionato svizzero). Ma senza un’inversione di tendenza significativa sarà difficile cambiare le carte in tavola.
Dunque la domanda resta: dove sta la verità? Davvero Dazn è in crisi, come temono i sindacati che continuano a chiedere incontri urgenti per evitare un'ondata di licenziamenti. Azzi è stato molto chiaro in proposito, asserendo che "non prevediamo nessun licenziamento. La nostra riorganizzazione va letta come adeguamento all’attuale modello di business. Sicuramente non è un tema di contenimento costi o di crisi, ma solo un’evoluzione che porta a possibili riorganizzazioni".Ma la Serie A è ancora un prodotto interessante? Sky Italia, dopo un momento di iniziale “perplessità” sembra non abbia esattamente pianto per non godere più della possibilità di trasmettere le partite del massimo campionato. La Champions, infatti, così come Europei e Mondiali garantiscono ritorni interessanti. E il Mondiale per Club 2025, vera novità nel panorama del pallone, ha ceduto i diritti ad AppleTv – già titolare delle dirette televisive della Major League Soccer americana. Dazn smentisce ogni vento di tempesta e promette un futuro roseo. Chi avrà ragione?