Economia

Decreto coronavirus, altolà delle banche: "Non scaricare i costi sul credito"

La moratoria per i debiti delle imprese

"Non c'è bisogno di essere preoccupati per apparire seri. Per aiutare le imprese in difficoltà e alleggerire le rate dei mutui ci siamo mossi prima che ce lo chiedessero". Ora però - dice il presidente dell'Associazione bancaria Antonio Patuelli in una intervista a La Stampa - se il governo vuole fare di più "occorrono garanzie pubbliche. Spero non si voglia scaricare la possibile crisi sudi noi". Nei giorni scorsi l'Abi ha firmato con le associazioni di categoria una moratoria per i debiti delle piccole e medie imprese. Ora il governo sembra pronto ad un intervento molto più esteso.

Che ne pensa? "Confido che la possibile crisi economica non venga scaricata sulle banche", "se il governo vuole allargare la moratoria occorrono garanzie aggiuntive dello Stato". "Ho apprezzato le dichiarazioni del ministro delle Finanze francese - aggiunge -. Bruno Le Maire auspica flessibilità da parte dei regolatori europei verso le imprese in ritardo sui pagamenti a causa del coronavirus. È quanto chiediamo da tempo: le norme in vigore sono rigidissime e introdotte in un contesto completamente diverso".

Siamo alla vigilia di un nuovo 2008? O è l'Italia che rischia di rivivere l'incubo del 2011? "Questa crisi non assomiglia per nulla alle due che lei cita. Allora le crisi partirono dalla finanza e arrivarono all'economia reale. Qui il percorso è inverso: c'è un'emergenza sanitaria che si sta scaricando sull'economia e infine sui mercati. Per questo è importante salvare le imprese e non appesantire i conti delle banche. Occorre un intervento rapido e concordato a livello europeo. È rallentata la circolazione delle persone, non quella delle cose o dei denari. Siccome il rischio è sanitario, bisogna affrontare con fermezza la situazione. Più saranno incisive le misure di contenimento della malattia, prima si ricostruirà il clima di fiducia".

E sulla Borsa di Milano dice: "Non penso debba essere chiusa. Non ci sono più gli agenti di cambio che gridano in sala. Semmai sono per correggere e regolare meglio il funzionamento degli scambi azionari".