Economia
Drs, Profumo arruola Goldman Sachs. Ecco perché Biden fa bene a Leonardo
Continua il rally del titolo in borsa: in due sedute +26%
Perché il titolo di Leonardo è in rally da due giorni dopo la notizia della vittoria di Joe Biden alle elezioni americane? Perché, nonostante gli annunci ripetuti di “Sleeping Joe” di non voler includere la difesa tra i settori che verranno coinvolti dal maxi-piano di aiuti che è già nella testa del presidente eletto, l’azienda guidata da Alessandro Profumo continua a correre? I motivi sono svariati.
In primo luogo, perché si sono fatte insistenti le voci che vorrebbero una quotazione della controllata americana Drs alla borsa di New York. Non semplici chiacchiere da bar, ma uno scenario plausibile, tanto che Equita Sim ha detto che "sebbene questa opzione non fosse stata esplicitata nel business plan di Leonardo presentato nel 2018, riteniamo sia uno scenario possibile dato che la cessione di una quota di Drs era già stata ipotizzata nel 2017 dall’allora Ceo Moretti prima che concludesse il suo mandato". E per il dossier, secondo i rumors, il colosso della difesa ha ingaggiato com advisor la blasonata Goldman Sachs.
Si iniziano a intravedere anche i contorni della possibile decisione dell’azienda: valutazione complessiva di Drs a circa tre miliardi (nel 2008 venne acquistata per 3,4…), un risultato commendevole se si pensa che solo l’ultimo triennio ha registrato risultati positivi dopo un lungo periodo di stanca. L’azienda di Viale Monte Grappa metterebbe a disposizione degli investitori una quota di circa il 40% per un valore intorno al miliardo. Una quotazione di questo tipo, inoltre, rappresenterebbe l’87% dell’intero market cap di Leonardo che, incassando la cifra preventivata, dissolverebbe in un lampo le perplessità sulla cassa. Ma sul tavolo ci sarebbero anche altre opzioni per valorizzare la quota.
Nel frattempo, il titolo continua a correre. Nella giornata di lunedì sono state scambiate oltre 31 milioni di azioni, con la seduta che si è chiusa a +16,27%. Oggi i volumi sono più contenuti ma l’incremento del valore del titolo è superiore al 7,4% a 5,42 euro (+26% in due sedute). Perché non è soltanto Drs il motivo della rapida ascesa. O meglio, non lo è l’Ipo. Joe Biden ha intenzione di segnare una certa discontinuità con il suo predecessore su tematiche come immigrazione, clima, forse perfino sanità.
Ma sa anche che Trump, piaccia o meno, ha saputo riportare al centro del discorso un tema fondamentale: la delocalizzazione delle industrie e il progressivo depauperamento di aree urbane cresciute intorno alla manifattura (Detroit su tutte, ma non solo) non sono trend sostenibili, soprattutto in un periodo di crisi drammatico come quello che stiamo già in parte vivendo.
E dunque, ancora una volta “America first”, cioè incentivare, attraverso il maxi-piano di aiuti che dovrà passare – auguri – dalle forche caudine del senato americano, la manifattura americana, che produce all’interno dei confini patri e che genera ricchezza negli Usa. E che c’entra Leonardo? C’entra eccome, perché avendo una controllata come Drs e una branch americana, può permettersi di guardare con ottimismo al futuro, perché non si tratta di un’azienda che opera negli Usa, ma di un’impresa a stelle e strisce a tutti gli effetti.
Calcolatrice alla mano sono 700 miliardi di dollari da impiegare in appalti pubblici e ricerca e sviluppo che andranno di pari passo con il nuovo mantra, cioè “Buy American”. Da qui l’intenzione di aggiornare le norme sull’interscambio e spingere sul reshoring (cioè il ritorno in patria) della produzione in cambio di incentivi fiscali. Si parla di un credito d’imposta al 10% per chi produrrà negli Usa dando lavoro agli americani e un’aggiunta del 10% per chi invece lo farà all’estero.
Semmai, ci sarà da capire meglio che cosa intenda fare Biden per quanto concerne l’industria della difesa nel suo complesso. Al momento, al di là degli slogan necessari per abbracciare l’intera ala riformista americana, da Bernie Sanders fino a posizioni più moderate, è stato importante dichiarare… guerra a chi produce armamenti.
Ma gli Stati Uniti, specialmente in un momento di tensione geopolitica – gli scontri con la Cina iniziati da Trump proseguiranno, c’è da scommetterci, visto che in ballo c’è la supremazia mondiale – non possono permettersi improvvisamente di smantellare arsenali, annullare ordini e mettere “fiori nei loro cannoni”. Dunque i mercati, che pure hanno applaudito alla svolta sul clima del futuro presidente, sanno bene che quando ci sarà da sedersi alla Casa Bianca, alcune affermazioni verranno bollate più che altro come giovanili incanti, per dirla con Carducci.
Nel frattempo, Leonardo può dormire tra due guanciali e dimenticare gli scivoloni della scorsa settimana dopo la presentazione dei bilanci – con il debito cresciuto del 36% a oltre 5,8 miliardi – e le tensioni intorno al suo amministratore delegato coinvolto nelle ben note vicende di Mps.