Economia
Enel, resa dei conti in assemblea. Ma il vero problema sono i capitali fuggiti
Amundi detiene, grazie all'acquisto di Pioneer Investments, lo 0,68% di Enel: e se votasse per la lista di Covalis? Un rischio che si poteva evitare
Il problema, dunque, non è tanto Paolo Scaroni, Flavio Cattaneo o chiunque altro venga o verrà indicato. Il tema è capire che una volta che i capitali abbandonano il nostro Paese, sotto forma di risparmio gestito, difficilmente torneranno indietro. E si depaupera la governance stessa dell’Italia. In Enel c'è un po' di confusione, questo è chiaro, tant'è che è stato imposto il silenzio stampa ai manager dopo l'intervista a Francesco Starace del primo maggio.
Tra l’altro, lo stesso Mef ha compiuto un’ingenuità perché dopo anni in cui il presidente era sempre stato un indipendente, con l’individuazione della figura di Scaroni ci si è esposti a possibili dubbi del mercato. Che puntualmente sono arrivati non per una sfiducia verso un manager di peso come l’ex amministratore delegato dell’Eni. Ma perché chi investe vuole poter contare. E se si cedono asset strategici si mollano anche voti in assemblea, pezzi di Paese che poi non tornano indietro e creano solo confusione.
Infine, una certezza: nell’ipotesi improbabile che Marco Mazzucchelli dovesse essere individuato come presidente al posto di Scaroni, è ovvio che non si comporterebbe da kamikaze, pronto ad andare allo scontro con il Mef, è più facile immaginare che si metterà a disposizione, magari chiedendo rassicurazioni precise su alcuni temi cruciali. Certo, molto dipenderà da quanta parte del capitale sarà rappresentata in assemblea: più alta la percentuale, maggiore la possibilità di qualche scossone. Un avvenimento che mostrerebbe come i voti contano e si pesano. Un’indicazione su cosa fare e, soprattutto, non fare in questi casi. Speriamo che la lezione sia stata mandata a memoria.