Economia

Fed, "Il taglio dei tassi fa tremare i mercati? Un pretesto degli investitori per incassare profitti dopo un anno positivo"

In soli tre mesi, la Fed ha ridotto i tassi con tre tagli consecutivi, ma il 2025 si profila diverso. L'analisi di Michele Sansone, country manager di IBanFirst Italia

di Rosa Nasti

La Fed taglia i tassi, ma i mercati crollano: che cosa c’è dietro? Analisi 

La banca centrale americana ha tagliato i tassi di interesse di 25 punti base, come da copione. Ma Wall Street non ha reagito con il solito entusiasmo. Perché? Il tono della riunione è apparso più “da falco” che accomodante, lasciando intendere che il ciclo di allentamento potrebbe essere quasi finito. In soli tre mesi, la Fed ha ridotto i tassi con tre tagli consecutivi, ma il 2025 si profila diverso: Powell sembra intenzionato a tirare il freno, limitando a due i tagli del prossimo anno. Per i mercati, che avevano scommesso su una maggiore flessibilità, è uno schiaffo. AffariItaliani.it ne ha parlato con Michele Sansone, country manager di IBanFirst Italia.

Wall Street reagisce male al taglio dei tassi della banca centrale americana. Quali fattori hanno scatenato il forte ribasso? Si tratta solo di una reazione emotiva o c’è una lettura più strutturale?

Non dovremmo dare troppa importanza a questi movimenti di breve termine, che di solito si verificano quando c’è uno scostamento tra le aspettative del mercato e la politica della Fed. È probabile che la Fed ridurrà i tassi meno di quanto previsto il prossimo anno, il che rappresenta effettivamente una sorpresa. Tuttavia, la direzione della politica monetaria rimane chiara: il costo del capitale continuerà a scendere.

Anche le Borse europee e Piazza Affari in calo. Come si spiega?

In parte, il meeting della Fed e l’aggiustamento al ritmo dei tagli dei tassi hanno fornito un pretesto agli investitori azionari per prendere profitto dopo un anno piuttosto positivo per i mercati azionari (a eccezione del CAC 40).

L’ipotesi di un rallentamento nel ritmo dei tagli dei tassi potrebbe indebolire la fiducia del mercato?

No, riteniamo che la Fed stia aspettando di valutare l’impatto macroeconomico esatto dei dazi imposti da Trump. Se implementati, potrebbero far aumentare l’inflazione importata.

Quali segnali concreti potrebbero portare la Fed a optare per una pausa anziché un nuovo taglio?

L’economia è solida e l’inflazione è in calo. Pertanto, al momento non vi sono motivi per una pausa. Ci aspettiamo che il tasso neutrale venga raggiunto entro la metà del 2025.

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In che modo verrebbe minata la credibilità della Fed laddove l’inflazione dovesse restare sopra il target?

Il mercato ha già compreso che l’inflazione negli Stati Uniti potrebbe rimanere leggermente sopra il target, ma ciò è un segnale di un’economia forte e sana. Non rappresenta quindi un problema.

Le politiche annunciate da Trump possono realmente condizionare le prossime mosse della Fed?  La Fed riuscirà a mantenere la sua indipendenza decisionale?

Il tempismo è fondamentale. Riteniamo che la Fed abbia ampio margine per raggiungere il tasso neutrale nei prossimi sei mesi, prima che le politiche di Trump possano avere un impatto negativo sull’inflazione. È inoltre ancora incerto se Trump attuerà effettivamente dazi massicci: consideriamo che siano prevalentemente una minaccia nell’ambito delle negoziazioni.